Leonardo Regano, Ph. Alessandro Fiamingo. Alle spalle: Franco Guerzoni, "Di giorno e di notte in soffitta", 1991, Courtesy Galleria Studio G7, Bologna

‘Verde Brillante. O delle possibilità interpretative del divenire forma’. Intervista a Leonardo Regano

Nell’intervista al curatore Leonardo Regano, gli elementi chiave della mostra ‘Verde Brillante. O delle possibilità interpretative del divenire forma’ in corso a Modena fino al 9 aprile, alla Galleria Antonio Verolino.

La Galleria Antonio Verolino di Modena ospita, sino al 9 aprile prossimo, un progetto corale e multidisciplinare che, curato da Leonardo Regano, porta nello spazio espositivo la visione di più artisti, Zeno Bertozzi, Nicolò Cecchella, Andrea Chiesi, Giulia Dall’Olio, Paola De Pietri, Arthur Duff, Cesare Leonardi & Franca Stagi, Jacopo Valentini, Paolo Ventura, ‘aggregati per differenza’ per dirla con Roberto Daolio. Nelle pieghe delle contraddizioni e delle simiglianze, tuttavia, si celano – e svelano – sorprendenti interpretazioni, inattese narrazioni, in una sorta di passaggio che non è solo generazionale, bensì di dialogo filosofico.

Jacopo Valentini – ciao.vado..Ettore #1#2#3, 2018, trittico Pioppeto Artificiale stampa a getto d’inchiostro cm.110×76

Affidando la parola al curatore, Leonardo Regano, è offerto ai lettori un varco privilegiato per scoprire la forma della mostra e delle intrinseche dinamiche che oggi, più che mai, afferiscono ai temi che rimandano e al legame, spesso torbido, tra l’uomo e la natura, l’uomo e l’ambiente di cui è ospite, pur sentendosene padrone.

Azzurra Immediato: ‘Verde Brillante. O delle possibilità interpretative del divenire forma’. Un titolo che apre a plurimi livelli di lettura e si snoda attraverso una molteplicità di prospettive. Come è nato il progetto e in cosa saranno da riconoscere le differenti interpretazioni di un ‘verde brillante’?

Leonardo Regano: Il titolo che ho scelto, Verde Brillante, è una citazione tratta da un saggio di Stefano Mancuso e Alessandra Viola. L’ambiguità del termine ‘brillante’ nella sua doppia accezione di tonalità cromatica e di ‘intelligente’, ‘pensante’, è usata dai due autori per indicare come il regno botanico si sia rivelato come una realtà molto più complessa di quello che si credeva un tempo. E se la scienza incalza, oggi anche le arti visive – e la pittura in particolare – registrano un rinnovato interesse per il soggetto vegetale. Da una parte c’è senza dubbio la volontà di molti artisti di prendere posizione nei confronti delle tematiche ambientali; ma dall’altra c’è anche un utilizzo nuovo del soggetto vegetale che è sempre più inteso come metafora di un sentire articolato e intimo, di una rappresentazionedi vita.  Nelle sale della Galleria Antonio Verolino, a Modena, ho messo a confronto nove artisti, diversi per generazioni e media espressivi,che lavorano proprio su queste tematiche e che hanno dato vita a uno straordinario racconto corale, armonico e omogeno nonostante i loro stili e le loro ricerche siano perfette distinguibili e riconoscibili nelle loro differenze.

Andrea Chiesi, Il respiro della terra, 2021, inchiostro su carta, cm 50×70

A.I.: Tanti artisti, tante grammatiche più che in confronto, in dialogo. Quale è il quid della conversazione che hai immaginato di innervare in tale ricerca curatoriale?

L. R.: Il quid di questo dialogo è proprio l’osservare che, dopo una tradizione lunga secoli, oggi il dato vegetale non è più un semplice complemento alla rappresentazione o un pretesto per un esercizio di stilema è trattato come soggetto in sé e per sé definito e indipendente. La natura diviene urgenza espressiva e comunicativa. Già lo è stata, di certo, anche per alcuni grandi autori del passato ma oggi è un sentire diffuso e non isolato come era allora.

Arthur Duff Endings 2022 tubo al neon, corda in poliestere d.mm.40

A.I.: Differenze e Affinità: cosa lega e cosa differisce nelle poetiche e nelle grammatiche di ogni artista? Zeno Bertozzi, Nicolò Cecchella, Andrea Chiesi, Giulia Dall’Olio, Paola De Pietri, Arthur Duff, Cesare Leonardi & Franca Stagi, Jacopo Valentini, Paolo Ventura. Chi conosce il loro lavoro o chi avrà la possibilità di scoprirlo, cosa deve aspettarsi da questa mostra?

L. R.: L’accostamento di espressività e di linguaggi differenti è una scelta curatoriale che mi permette di tracciare una linea chiara del sentire comune di cui ti parlo. Nello specifico degli autori in mostra, ci sono delle tematiche condivise precise come quella del dato vegetale inteso come innesco per il ricordo, metafora di un tempoche è storico maanche intimo e privato. C’è poi l’indagine sul senso sociologico e collettivo delle piante e degli alberi in particolar modo; c’è il ritrovare in essil’espressione del rapporto con il territorio di appartenenza. E poi ancora, inevitabile, c’è il mettere in evidenza il ruolo nefasto dell’azione antropica sulla natura.

A.I.: La Natura è per la mostra ‘Verde Brillante. O delle possibilità interpretative del divenire forma’ lo specchio di una riflessione più ampia e profonda, che scende nelle viscere più oscure del nostro tempo, ponendoci di fronte all’irreparabile. Mediante la visione dei nove artistiquale labirinto si attraverserà?

L. R.: Il punto di partenza di questo labirinto sono le otto serigrafie di Cesare Leonardi, selezionate tra le 500 originali pubblicate nel trattato “Sull’Architettura degli Alberi” del 1982. L’architetto modenese ha reso la “forma albero” paradigma della sua indagine e sperimentazione urbanistica in tempi non sospetti, divenendo quasi pioniere di una linea di ricerca oggi molto diffusa in architettura. Direttamente ispirate a questi loro lavori, sono le opere di Giulia Dall’Olio, pittrice bolognese, la cui ricerca è da sempre contraddistinta dalla “forma albero” come elemento che diventa simbolo del continuo equilibrio – o disequilibrio – nel rapporto tra uomo e natura. Le fronde floride e rigogliose degli arbusti che dipinge o disegna sono soggette a una serie di interventi di disturbo alla visione, di deformazione – cancellature, colature di colore, tagli e incisioni del supporto – che testimoniano questa difficoltà di relazione tra i due soggetti.  In stretto dialogo con i disegni di Dall’Olio e le serigrafie di Leonardi, le opere fotografiche di Paola De Pietri tratte dalla serie “Questa Pianura”, attraverso lo stesso riferimento alla “forma albero” ci raccontano il paesaggio emiliano, quella sua peculiare natura di territorio fortemente antropizzato, in cui il confine tra naturale e artificiale è labile e confuso. L’albero che immortale De Pietri è un elemento alloctono, non originario del territorio, che gli aspetti sociali, economici e produttivi della zona emiliana. In questo essere elemento “artificiale”, in fondo, l’albero ‘rurale’ di De Pietri non differisce da quello ‘urbano’ che è presentato da Paolo Ventura nell’opera Milano (2022). Schiacciato tra due architetture prominenti, questo albero spoglio e in attesa di rinascita è un prodotto dell’attività umana così come lo sono i palazzi che lo circondano.

Paolo Ventura Milano 2022 – collage fotografico e pittura – cm. 100 x 70

Jacopo Valentini, nel trittico Ciao. vado Ettore#1#2#3 (2019) ricalca questo senso di artificialità nell’immagine di un fitto pioppeto, una coltivazione che altro non è che una nostra creazione che non esiste in natura e che ci mette davanti alla realtà di un paesaggio rurale che si confronta con la produzione industriale. L’albero de “Il respiro della terra” di Andrea Chiesi, è invece un segno di forza e di rivalsa, di una natura che prende coscienza di sé e vince sul dominio antropico. Ma è anche un albero contraddistinto da una linearità tormentata, che riporta la sua forma a un confronto con un sentimento intimo e spirituale. C’è poi una linea di lavori che declina questo rapporto con il dato vegetale mettendo in relazione uomo e natura sul concetto di tempo e di ricordo, come ti dicevo.

Zeno Bertozzi Ritmo 2021 gesso diam. cm. 54

Penso al gesto continuo e reiterato di Zeno Bertozzi, che lavora il blocco di gesso con un sistema di punzonature per renderlo nella forma simile a quella di un tronco d’albero, con i suoi tipici anelli di accrescimento. Il tempo del vegetale e quello umano si confrontano in un’opera di grande raffinatezza, nonostante la giovane età di Zeno. Arthur Duff invece sposta il paragone con un tempo incommensurabile, l’età geologica di un fossile che si contrappone alla durata effimera di un neon, metafora della labilità della vita umana.  Anche “(Endings)” (2022) è però una riflessione sul senso del tempo e del ricordo: la pietra scelta è simile a quelle che l’artista raccoglieva nei suoi giochi infanzia, trascorsa nello Utah. La scritta a neon, in fondo, volutamente lasciata tra parentesi, sembra porci davanti all’interrogativo di un tempo che non si conclude mai realmente ma che tornare ciclicamente, seppur sotto forme sempre nuove. Con “Phosphoros”, infine, Nicolò Cecchella ci rileva come la “forma albero” possa essere letta anche nella sua evidenza fisica e scultorea, intesa come rappresentazione della materialità della luce e dei suoi movimenti: le garze che fasciano i rami, imbevute della sostanza chimica, con il loro verde brillante mostrano il percorso di accrescimento del vegetale e il suo continuo seguire il percorso verso la luce diurna, la sua ricerca di nutrimento e di vita. 

A.I.: Le possibilità del divenire forma paiono interrogare un tempo futuro, del quale, noialtri, probabilmente non abbiamo ben chiare le coordinate. In che maniera il lavoro degli artisti che hai chiamato a ragionare sul tema del progetto hanno teso il proprio sguardo verso il tempo che verrà?

L. R.: Il tempo su cui si ragiona in mostra, in effetti, è proprio quello dell’oggi, dell’attimo che stiamo vivendo, o quello del passato, in cui abbiamo definito le nostre certezze e a cui guardiamo con una sorta di nostalgia. Il futuro non è contemplato se non come un senso di inquietudine e che è poi in linea con il nostro sentire collettivo. Possiamo essere davvero positivi nei confronti del domani con le evidenze dei danni che continuiamo a infliggere all’ambiente?

A.I.: Del ‘Verde Brillante’ cosa resterà negli occhi e nell’animo del pubblico?

L. R.: Spero che negli occhi e nell’animo del pubblico, oltre che l’interesse per approfondire le singole ricerche degli artisti in mostra resti anche la suggestione della bellezza che abbiamo condiviso. Le opere in galleria declinano il concetto di ‘verde brillante’ in un percorso raffinato di rimandi formali. Ogni lavoro ha in sé un’eleganza che dimostra come ci si possa accostare a tematiche, anche così forti e urgenti come quella ambientale, mantenendo però un rigore estetico chiaro. 

Nessuno è in grado di dire quale sia la ‘forma giusta’ poiché alcuna forma si assoggetta privandosi della propria molteplice identità; è in tale caleidoscopica intrinsecità che si intravvedono i segnali di una necessaria riformulazione che riguarda il futuro, a partire dalle azioni presenti, dalla presa di coscienza odierna. La nostalgia del futuro è il sentimento che può guidarci osservando ciò che ancora non è grazie alla mirabilia negli occhi degli artisti.

Verde Brillante. O delle possibilità interpretative del divenire forma
Zeno Bertozzi, Nicolò Cecchella, Andrea Chiesi, Giulia Dall’Olio, Paola De Pietri, Arthur Duff, Cesare Leonardi & Franca Stagi, Jacopo Valentini, Paolo Ventura

Galleria Antonio Verolino
via Carlo Luigi Farini 70, Modena

11 marzo – 9 aprile 2022

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.