Si avvicina la 60ᵃ Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia che darà al pubblico la possibilità di vedere in laguna, non solo le proposte presenti nei Padiglioni Nazionali presenti all’Arsenale e ai Giardini, ma anche moltissime mostre dislocate in ogni angolo del territorio veneziano. Tra quest’ultime merita particolare attenzione TRAVELLERS MIRROR CITIES><SRELLEVART RORRIM SEITIC: un progetto a cura di Miriam Sun – direttrice esecutiva del MoCA di Shanghai, Presidente di Arts Momentum e Direttore della Rete Globale di Musei Privati (Cina) – e da Giuliana Benassi – curatrice indipendente e storica dell’arte italiana – ideato e promosso dal MoCA – Museum of Contemporary Art di Shanghai.
L’esposizione, realizzata in collaborazione Venice International University in Italia, sarà visibile dal 17 Aprile al 18 Maggio 2024 presso le sale de La Venice International University, centro internazionale di formazione avanzata e ricerca nonchè luogo dedicato agli scambi internazionali di saperi presso l’isola di San Servolo a Venezia. Il titolo richiama immediatamente le molteplici tematiche sollevate dal provocatorio “Stranieri ovunque” di Adriano Pedrosa. Con TRAVELLERS MIRROR CITIES le curatrici hanno accettato la sfida mossa dal curatore della 60ᵃ Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia invitando i visitatori ad osservare i molteplici punti di vicinanza esistenti tra le prospettive cinese e quelle internazionali.
Per sapere cosa potremmo vedere nella mostra in occasione della prossima Biennale Arte ho avuto il piacere di intervistare le curatrici: Miriam Sun e Giuliana Benassi.
Maila Buglioni: «La mostra “TRAVELLERS MIRROR CITIES” contiene in sé i temi su cui indagheranno tutti gli artisti in occasione della 60ᵃ Biennale di Venezia. Obiettivo ultimo dell’esposizione è creare un percorso artistico concettuale su “La città del viaggiatore – un’immagine spirituale speculare di sé e dello straniero”, tessendo una narrazione dinamica su due piani, uno evidente e l’altro nascosto. Potete spiegarci le finalità sono del progetto?»
Miriam Sun e Giuliana Benassi: «Le città, in quanto spazi geografici, sociali e culturali, contengono numerosi livelli di significato che non sono immediatamente visibili. Questa mostra, incentrata sul tema TRAVELLERS MIRROR CITIES, si colloca nel contesto della Venice International University, uno spazio dedicato agli interscambi culturali internazionali. La mostra si propone di costruire in modo innovativo un percorso artistico concettuale su “La città del viaggiatore – un’immagine spirituale speculare di sé e dello straniero”, tessendo una narrazione dinamica a due fili, uno apparente e l’altro nascosto. Utilizzando la presentazione non lineare di opere d’arte di artisti cinesi e italiani e in diversi linguaggi artistici (cioè il filo apparente), la mostra intende spingere i viaggiatori a continuare a porre domande alla città, facendoli risvegliare nei momenti dedicati all’arte e guidandoli a cercare il riflesso di se stessi nello specchio in cui sono contenute le risposte della città (cioè il filo nascosto). In questo modo, lo scopo della mostra non è solo quello di far trovare ai viaggiatori le risposte agli enigmi visivi della città, ma anche di delineare la loro auto-riflessione e incoraggiare la loro ulteriore contemplazione delle relazioni interpersonali. Come scrive Calvino in un dialogo tra il Kublai Khan e Marco Polo nel suo romanzo Le città invisibili, “Per quanto riguarda la città dell’Utopia, anche se non l’abbiamo scoperta, non possiamo abbandonare i nostri sforzi per cercarla”»
M. B.: «Dodici sono gli artisti che avete coinvolto – Qiu Anxiong, Josè Angelino, Rä di Martino, Guo Fei, H.H. Lim, Matteo Nasini, Oliviero Rainaldi, Gabriele Silli, Fu Tong, Jin Wang, Yang Yongliang, Shi Chengdong – rappresentanti non solo del panorama dell’arte contemporanea cinese e italiana ma anche di molteplici linguaggi artistici. Quali sono i criteri che avete utilizzato per selezionarli?»
M. S.e G. B. : «Abbiamo condiviso le nostre ricerche. Il progetto della mostra arriva dalla Cina, per iniziativa del MOCA di Shanghai, e si sviluppa con una collaborazione voluta dal museo attraverso una curatela condivisa. Il progetto parte dalla figura di Marco Polo (quest’anno ricorre tra l’altro il 700° anniversario dalla morte del famoso viaggiatore medievale) per attivare, attraverso le opere degli artisti coinvolti, un discorso sul viaggio e sulla relazione che si instaura tra le città e l’essere umano che le attraversa, e viceversa. Siamo partite dall’indagine degli artisti che nella loro poetica hanno introdotto riflessioni e pensieri legati all’immaginario del viaggio e del suo riflesso nell’essere umano, con uno sguardo universale. Abbiamo sviluppato un pensiero teso tra l’invisibile e il visibile: accogliendo vari linguaggi includendo sia l’utilizzo dell’AI e delle nuove tecnologie, che l’indagine sulla materia, la fisica e la superficie pittorica. Tutte le opere esposte, in qualche modo, suggeriscono una dimensione temporale sospesa, dove il passato, il presente ed il futuro sono mescolati, se non azzerati o ambigui. La parola specchio e del rispecchiare, inclusa nel titolo come suggestione, inoltre ci ha suggerito un modus operandi di rispecchiamento dei linguaggi degli artisti cinesi e italiani, giocando sui contrasti: dunque non uno specchio individuale, ma corale e nel quale guardare le trasformazioni, come uno specchio magico.»
M. B.: «Far dialogare opere di artisti diversissimi soprattutto perché appartenenti a continenti, tradizioni, cultura differenti credo sia una sfida…»
M. S.e G. B.: «Progettare una mostra collettiva pensata per attivare un dialogo tra artisti cinesi e italiani a Venezia, durante la Biennale, è davvero un percorso pieno di sfide, come un viaggio verso Itaca, puntellato da difficoltà e sorprese. Sono onorata di aver invitato la curatrice italiana Giuliana Benassi a co-curare con me la mostra. Il lavoro ha incluso viaggi tra Shanghai, Roma e Venezia, innumerevoli conferenze online e offline, diverse visite agli studi degli artisti, ma anche una serie di imprevisti che si incontrano lungo il percorso: proprio come accade in un lungo viaggio. Guardando indietro a tutto questo, vorremmo solo dire grazie per tutti gli incontri. Una delle sfide principali, che però si è subito trasformata in una spinta, è stata quella di creare un percorso espositivo incentrato sul dialogo nato dai contrasti, andando dunque a coinvolgere le ricerche degli artisti più radicali e ancorati al territorio di provenienza. Questo per intessere una narrazione ed un percorso espositivo che rispecchiasse realtà e punti di vista diversi. In questa complessità e divergenza, infine, abbiamo anche rintracciato corrispondenze in qualche modo assonanti.»
M. B.: «Inoltre, in mostra saranno visibili opere realizzate con AI, molto in voga tra gli artisti orientali. Ma quali saranno i temi principalmente investigati? E secondo quali pratiche artistiche sono prodotte?»
M. S.: «In mostra sono presenti alcune opere che coinvolgono l’IA come parte integrante dei progetti. In particolare, l’opera monumentale, la serie “DNA”, è stata diretta da me e ha visto la collaborazione di un team di esperti composto da Michael Levitt, vincitore del Premio Nobel per la Chimica 2013, e con un gruppo di scienziati cinesi guidati dai professori Luo Zhen e Yin Tengfei. Il compositore Jin Wang e gli artisti visivi e del suono Guo Fei hanno partecipato alla parte artistica. La serie si propone di esplorare l’estetica, i pensieri e la logica dell’intelligenza artificiale (IA) come entità indipendente, nonché il dialogo, l’intersezione, il conflitto e la fusione tra IA e artisti umani. La performance dal vivo fonde l’improvvisazione di Jin Wang all’organo e quella di Guo Fei ai sintetizzatori modulari hardware, intrecciando i suoni della musica elettronica e di vari strumenti per esplorare nuove possibilità all’interno della determinatezza e dell’indeterminazione, esprimendo riverenza per il passato e il futuro.
In contemporanea a questo dialogo improntato sull’improvvisazione, sarà presentata L’opera A/V dal vivo “endlessREDDAL”, basata sulla struttura a doppia elica del DNA.
L’opera si concentra sulle variazioni fenotipiche del colore dell’iride tra individui asiatici ed europei, influenzate da 18 geni e 41 loci specifici. Trascrivendo le quattro basi del DNA umano (A/C/G/T) in frequenze sonore e sequenze ritmiche, il lavoro mostra la sequenza delle variazioni fenotipiche, combinata con immagini visive dinamiche, per esplorare il rapporto tra realtà e illusione, esistenza e significato. Questo ciclo infinito di esperienze artistiche presenta una relazione multidimensionale, simbiotica e speculare, che spinge alla contemplazione su un piano filosofico dell’evoluzione genetica.»
M.B.: «Potete darci qualche piccola anticipazione? Ossia, in linea generale, cosa potrà vedere il pubblico?»
M. S. e G. B. : «Approdato presso l’Isola di San Servolo, il pubblico potrà muoversi all’interno di vari spazi dello VIU – Venice International University, dalla chiesa, alle corti, alle stanze interne seguendo il percorso espositivo nel quale opere, per la maggior parte installative, hanno a loro volta attivato una relazione con lo spazio espositivo.
Queste opere, simili a una “rete simbiotica”, sono “intrecciate” nello spazio architettonico esistente, con un tocco di intrusione ma senza dissonanza. Esprimono una trasformazione dall’alienazione all’integrazione, dal visibile all’intangibile, dal tangibile al transitorio e viceversa. L’arte funge da specchio, attirando lo spettatore in un viaggio al suo interno, riflettendo la città, incoraggiando l’introspezione, la comprensione dello “straniero” e stabilendo contemporaneamente una connessione con il proprio io.
I lavori esposti esplorano diversi concetti legati alla cultura Cinese e a quella Italiana usando media più disparati: se la simbiosi e le nuove tecnologie sono al centro dell’opera “Flowing Bodies” di Fu Tong, new media artist che indaga il contrasto e la coesistenza tra forme fisiche e coscienza fluida, combinando la tecnologia moderna con elementi artistici primordiali; concetti come fluidità e empatia emergono dalle opere in vetro di Josè Angelino: attraverso l’uso di gas, elettricità e magneti rende visibili delle forze fisiche solitamente invisibili. Questa mostra rappresenta una confluenza di prospettive cinesi e internazionali. Yang Yongliang, artista multimediale cinese, presenta il suo “Landscape After the Old Master”, un’accattivante serie di dipinti ispirati ai maestri paesaggisti della dinastia Song cinese, come Guo Ci, Fan Kuan e Li Tang, che riflettono la venerazione per la natura nell’arte dell’Asia orientale. La sua opera trasforma il paesaggio urbano attraverso l’obiettivo della fotografia documentaria, offrendo un affascinante contrasto tra il postmoderno e il paese delle meraviglie artificiali. Sempre seguendo la scia di richiami ad antichi saperi e nuove consapevolezze: l’opera “Dianzi Xiuyue”, dell’artista Qiu Anxiong, pioniere dell’animazione a inchiostro colorato, crea un tono di paesaggi blu-verdi e intreccia storie della dinastia Tang “Youyang Zazà”. L’artista fonde l’esperimento di pensiero di Einstein del “paradosso dei gemelli”, costruisce un racconto fantastico in cui gli astronauti attraversano tunnel spazio-temporali per incontrare una figura dalla veste bianca proveniente dalla luna in un ambiente montano della dinastia Tang, giustapponendo miti soprannaturali e moderne narrazioni tecnologiche, presentando una prospettiva aperta e offrendo un altro angolo di comprensione del mondo.
Una riflessione sulla dimensione temporale ricorre anche nelle opere di Shi Chengdong. Nella serie “Dialogue with Time”, ad esempio, l’artista incorpora la costruzione spaziale dei giardini cinesi nei suoi dipinti, fondendoli con lo scorrere del tempo in modo quasi ilare, interrogando il suo inesorabile scorrere. Infatti, l’elemento della fontana, ispirazione per l’opera “Summer Fireworks”, ben rappresenta questa fluidità e il passaggio del tempo che coinvolge tutti gli elementi naturali.
Presso la Chiesa, l’opera dello scultore italiano Oliviero Rainaldi “Calma tu alma” conduce lo sguardo verso l’alto: verso una dimensione trascendente, quasi ad indicare il viaggio nell’al di là. Due mani giunte in preghiera accentuano l’indicazione silenziosa di distacco dall’immanenza.
In dialogo sono le opere di H.H. Lim e Ra di Martino. Il gruppo scultoreo di H.H. Lim richiama il viaggio e il relativo fardello da portare con sé: pesanti (apparentemente) elementi si configurano come valigie metaforiche del destino. Mentre l’opera video “L’Eccezione” di Ra di Martino evoca il senso del rudere e del suo tentativo di rinascita, ancorandosi fortemente ad un’idea di passato e di sua possibile vita nel futuro. Così le opere di Matteo Nasini offrono uno scorcio su paesaggi immaginifici, fantastici e distopici allo stesso tempo. L’opera site-specific di Gabriele Silli invece si connette direttamente all’immaginario marittimo, del naufragio o dell’approdo, proiettando lo spettatore in relazione con il contesto circostante dell’isola.»
M. B.: «Cosa vi aspettate che rimanga al pubblico dopo aver visto questa collettiva?»
M. S.: «Cento persone che guardano l’Amleto hanno cento idee diverse, voglio che il pubblico riesca a vivere la mostra in autonomia. Inoltre, questa domanda racchiude l’obiettivo del progetto, ovvero far incontrare le opere e l’immaginario degli artisti con il pubblico. Con ogni probabilità le persone scopriranno qualcosa di nuovo e forse qualcosa in cui potrà rispecchiarsi.»
ATRAVELLERS MIRROR CITIES><SRELLEVART RORRIM SEITIC
A cura di Miriam Sun e Giuliana Benassi
Venice International University (VIU)
Isola di San Servolo – 30100 – Venezia
Tel: +39 041 271 9511
e-mail: viu@univiu.org
website: www.univiu.org