Ezio Pagano e Renato Guttuso

Leggere Guttuso senza pregiudizi

A quasi quarant’anni dalla morte del grande Maestro di Bagheria, alcune anticipazioni per un’analisi sulla tormentata vicenda umana, artistica e culturale di uno dei più grandi e discussi pittori del XX secolo.

Leggere Guttuso senza pregiudizi, che sia un dipinto o uno scritto, vuol dire non tener conto del suo essere comunista, ateo o amante fedele della moglie; perché Guttuso forse è stato tutto questo e forse no. Chi vuol capire Guttuso deve farsene una ragione e sapere che quello che si sa del Maestro va rimesso in discussione in quanto può essere falso e quello che non sappiamo spesso è fondamentale, sicché la verità potrebbe sorprenderci. 

Insistere sul perpetrare storie sociali destituite da ogni fondamento, come l’estraneità di Marta Marzotto nella vita di Renato Guttuso, censurando persino le sue immagini da una mostra di ritratti, è un enorme sciocchezza che i protagonisti di siffatte biografie dovrebbero rivedere, penso agli Archivi Guttuso di Roma e al Museo Guttuso di Bagheria. 

In effetti, la lettura delle opere pittoriche di Guttuso deve essere semplice e diretta, come è la sua pittura. 

Ovviamente questa regola vale solo per la pittura e non per tutto quanto riguarda Guttuso, perche la sua complessità è nota e si manifesta in tutte le sue azioni, come quando scriveva o nelle conversazioni impegnate con i suoi amici intellettuali (Vittorini, Moravia, Pasolini, Sciascia, eccetera); utili al Maestro per  rilanciare la sua immagine intellettuale. Dunque, una sorte di bilanciamento  col famigerato periodo roderighiano.

Immaginiamo ora di poter fare un ragionamento pacato tra intellettuali dotati di autonomia. 

Nel 1940, Guttuso s’iscrive al partito comunista, quando aveva in corpo un’overdose di adrenalina da utilizzare per conquistare a tutti i costi il successo: è proprio per questo accettò ogni tipo di compromesso. 

Pochi sanno che Guttuso aveva un motivo forte per raggiungere il successo e la ricchezza, doveva pareggiare i conti con Enrico Alliata Duca di Salaparuta. Aveva subìto il distacco dalla sua amata duchessina Topazia Alliata a causa del divario sociale ed economico non accettato dai genitori di lei. E per questo lascerà la Sicilia in cerca di affermazione. Anche se lo spirito libero di Topazia non acconsentì mai di andare in sposa al ricco conte inglese a cui era stata promessa in sposa, convolando a nozze con l’antropologo fiorentino Fosco Maraini. 

Dunque, Guttuso ammantato nel dolore, saluterà la “fine” della storia d’amore con Topazia scrivendo questi versi: 

Viaggio di nozze
Così lasciasti cadere svagata in due mari
Scilla e Cariddi pronube
scintillante un anello.
Amaro era il sorriso della città tutto sole.

Marcello Sorgi scriverà: “Non si può capire Guttuso senza considerare il suo grande amore per le donne. Due in particolare, tra le tante che affollarono la sua esistenza: Mimise Dotti e Marta Marzotto”. Condivido il pensiero di Sorgi, tranne quando dice “due in particolare”, perché in questo caso sono almeno tre con Topazia Alliata, senza considerare la relazione con quella che si dice la madre dell’unico figlio naturale di Guttuso.

Ovviamente Guttuso non va capito solo dal punto di vista delle donne, ma in generale come uomo: era ateo oppure no? era comunista oppure no? era grande artista oppure no? 

A questo proposito io non ho dubbi nel dire che Guttuso era donnaiolo, non era miscredente e nemmeno comunista ed era un grande artista, tranne quando dipingeva al solo scopo di battere moneta.Pertanto leggere Guttuso scevri da pregiudizi si può e si dovrà fare, anche se quelli che maggiormente dovrebbero farlo non avvertono questa necessità.