La rubrica ‘Artisti italiani all’estero’, nasce dall’urgenza di segnalare un fenomeno sempre più in voga tra i giovani e cercare di comprenderne le motivazioni per riuscire attivamente a contenerlo.

Negli ultimi dieci anni oltre 250mila giovani artisti hanno lasciato l’Italia in cerca di fortuna all’estero. Secondo i dati Istat ed Eurostat, la situazione pre-covid ha visto molti giovani under 35 lasciare l’Italia per motivi di lavoro. La meta più ambita è l’Inghilterra, pre-brexit, seguita dalla Germania e poi da Svizzera, Francia e Olanda.

Tra quelli che lasciano il loro paese di origine, numerosi sono gli artisti. Tutti coloro che, non avendo grandi possibilità di esprimersi o di sostentarsi in Italia solo attraverso la propria arte, sono costretti ad una scelta: accettare altri lavori full-time, e quindi rinunciare a questo tipo di carriera, o partire verso paesi in cui di arte e cultura si può vivere senza grosse difficoltà?

Un problema ampiamente diffuso in Italia è, come tutti sappiamo, la considerazione dell’arte come passatempo, impegno secondario, non come un vero e proprio lavoro. Siamo abituati ad un pubblico poco informato che non comprende il valore di studio e di ricerca che porta con sé un’opera d’arte e, di conseguenza, non riesce a considerare l’enorme quantità di tempo che richiede la realizzazione di un progetto artistico.

Ulteriore problematica è quella del volontariato, il quale si è sostituito al lavoro retribuito anche per ruoli importanti e dirigenziali. Ciò comporta la svalutazione delle competenze, un calo del potere d’acquisto e una perdita negli incassi dello stato, ma soprattutto viola la Costituzione, il cui articolo 36 cita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Rivolgendomi a chi ha deciso di partire, non per sua volontà ma quasi costretto dalle condizioni esterne, cerco di comprenderne le motivazioni oggettive e soggettive, con l’intento di divulgare una problematica di cui non si parla quasi mai, sottolineando un provincialismo tutto italiano per il quale nascere o vivere all’estero renderebbe un artista più capace di chi invece si forma nel Bel Paese e qui decide di restare.

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Elisa Strinna e la scelta dell’Olanda

I paesi nordici sono climaticamente inospitali ma culturalmente aperti e virtuosi. Senza andare troppo lontano, l’Olanda accoglie gli artisti supportandoli nella loro ricerca, anche una volta conclusa la formazione. Molte sono le città culturalmente attive, come Maastricht e Rotterdam, che fanno concorrenza alla vicina Amsterdam.

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Cianotipia e ghiacciai. Il progetto di Roberto Ghezzi in Groenlandia

È rientrato in Italia da pochi giorni l’artista Roberto Ghezzi dopo una residenza di circa un mese in Groenlandia. Il progetto tra arte, scienza e sostenibilità ha permesso all’artista di indagare il fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai. Gli appunti personali che riportiamo raccontano questo viaggio di ricerca che ha condotto a interessanti scoperte rilevate attraverso la cianotipia, antico metodo di stampa fotografica.

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Focus su Diana Pacelli

Ogni artista ha una valida ragione per lasciare l’Italia, paese in cui è nato, che può derivare o prescindere dalle motivazioni finora elencate. Lasciare il proprio paese per seguire le proprie aspirazioni non è mai semplice, ragion per cui ho chiesto a Diana Pacelli di raccontarmi qual è stata la motivazione scatenante e qual è ancora oggi la ragione che la tiene lontana dal suo paese natale.