Giovanni Cerri, Città americana, cm. 35x50

Giovanni Cerri. L’Italia che partiva. Via mare verso l’America

Inaugurata il 14 Marzo al Galata Museo del Mare di Genova e sostenuta dal Museo Italo – Americano di San Francisco, L’Italia che partiva. Via mare verso l’America è un progetto ideato e realizzato dall’artista milanese Giovanni Cerri. La mostra, a cura di Barbara Vincenzi, sarà visitabile fino al 14 aprile.

L’intero ciclo espositivo è uno spaccato di quella tormentata storia dell’immigrazione italiana verso gli Stati Uniti d’America avvenuta tra la fine dell’800 e il primo ventennio del ‘900. Diverse erano le città di approdo raggiunte dai nostri connazionali poco più di un secolo fa: Canada, Stati Uniti e anche il Sud America. 

Prima di affrontare pittoricamente la tematica, Giovanni Cerri si documenta sui flussi migratori di quegli anni, recuperando in rete del materiale: vecchie foto, stralci di quotidiani e registri di sbarco. Insomma, quei ricordi sbiaditi dei nostri antenati di un capitolo importante della storia italiana, polarizzando la sua attenzione sul flusso migratorio ligure che proprio dal porto di Genova partiva per raggiungere il continente americano. 

Dal taglio documentaristico, ma allo stesso tempo intimo, l’intero ciclo espositivo è concepito da Cerri in bianco e nero, tra grigi plumbei, avorio e luci che sapientemente enfatizzano i momenti salienti e drammatici della partenza, del tragitto, dell’arrivo nel nuovo mondo. Uomini, donne, bambini, intere famiglie sradicate dalle proprie origini, dalle proprie tradizioni si apprestano tra miseria e dignità, tra abiti raffazzonati e valigie di cartone a percorrere quel lungo e tetro ponte per essere “inghiottiti” dalla pancia della nave. Le imbarcazioni erano grandi transatlantici a vapore che, nelle profonde stive contenevano, ammassati per oltre un mese, centinaia di persone in condizioni igienico-sanitarie precarie, tali da generare frequentemente epidemie di colera, tubercolosi, difterite. Furono anni cupi per l’Italia, anni in cui si moriva di fame e da nord a sud, in migliaia e in estrema povertà abbandonavano la propria terra alla ricerca di una nuova vita, di lavoro, di un futuro per i figli.  Ora il pensiero inevitabilmente scivola ai giorni nostri e alle migliaia di persone che quasi quotidianamente partono su imbarcazioni improvvisate e rischiano la vita in mare per scappare da guerre, fame, povertà. 

I volti ritratti sono segnati da forti espressioni, quasi maschere di sé stessi, che tra segni di stanchezza e occhi carichi di paura, vengono rappresentati nel momento in cui si affrettavano a salire dalla lunga scala del bastimento, sembrandoci quasi figure evanescenti tra i fumi del vapore e la nebbia mattutina del porto.  Sopravvive nel loro sguardo senza lacrime, quella piccola speranza del sogno americano e di una vita dignitosa.

Da lontano scorgiamo una grande area di nero liquido che definisce lo scialle enorme di una madre anziana che, con il braccio alzato saluta i figli e i nipoti: un arrivederci o forse un addio, nell’incertezza di non sapere se li avrebbe mai più rivisti. Infine, la partenza, la traversata, il martirio della lunga sofferenza e l’inquietudine di ciò che li attendeva: l’ignoto in cui si celava il desiderio, il mare che dopo intere settimane svela un orizzonte facendo sobbalzare di entusiasmo gli ormai esausti migranti che urlano: Terra. Terra! L’arrivo. La terra promessa. 

Nelle opere riconosciamo la Statua della Libertà, che enorme troneggia sui passeggeri, il porto di New York, e il porto di San Francisco. Seguono le lunghe file per la visita allo sbarco, la verifica dei documenti, i poveri emigrati visti come “gli ultimi”, trattati con sufficienza a cui assegnare i lavori più umili e faticosi. Uomini e donne che contribuirono a plasmare il mondo che conosciamo e in cui oggi viviamo

Un passaggio particolare va dedicato alla tecnica con cui Cerri realizza le sue opere: i dipinti su carta sono incollati su tela lasciando visibili le increspature che la stesura lascia sul supporto, quasi a rievocare il sapore retrò del passato, tra cui emergono in alcune opere di piccole dimensioni, collage di più parti d’immagine. Al bianco e al nero quasi liquido della serie pittorica spicca un quadro a colori di grandi dimensioni, che, volutamente lasciato libero da qualsiasi supporto, astratto e privo di narrazione emana al centro un quadrato bianco di luce che, aprendo ad un varco spazio-temporale, segna l’inizio di un viaggio interiore: lo stesso percorso che ha affrontato l’artista intraprendendo questa avventura, lo stesso, in un arco temporale differente, che intraprenderanno i visitatori. Da questo unico dipinto a colori scaturisce la riflessione ultima di Cerri: come sarebbe stata l’Italia senza questo enorme sacrificio che in tempi non lontanissimi i nostri nonni o bisnonni hanno compiuto? Un invito a meditare sulle condizioni attuali dell’Italia oggi, al benessere, all’ istruzione e al lavoro. 

Un pensiero va anche a Sacco e Vanzetti giustiziati nel 1927, ma assolti cinquant’anni dopo. Un altro doveroso ricordo va a George Moscone di origine ligure, che divenuto sindaco di San Francisco lottò per i diritti civili, ma venne ucciso nel ’78 per mano dell’ex consigliere Dan White, a cui oggi è dedicato il Centro Congressi della città californiana.

L’intera mostra è accompagnata da un video del regista Mauro Conciatori che in modalità loop rimanda all’intervista dell’autore all’interno dello studio milanese tra i quadri terminati e i vari bozzetti che stavano prendendo forma.

La mostra è stata resa possibile, oltre che dalla collaborazione con il Museo Italo Americano di San Francisco, anche grazie al sostegno/contributo di Valla & Associates Inc. P.C., Mediafilm, Officine Mara, GEC & CO. Intermediazioni Assicurative. 

Galata Museo del Mare, Calata de Mari 1, Genova, Saletta dell’Arte, primo piano

Orari di apertura, Da martedì a venerdì dalle 10.00 alle 18.00, Sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 19.00, Chiuso lunedì – Biglietteria, Mostra compresa nel biglietto di ingresso del museo. Informazioni al pubblico 010.2533555

www.galatamuseodelmare.it | www.promotorimuseimare.org

accoglienza@galatamuseodelmare.it

Roberto Sala

Editore, graphic designer e fotografo d’arte, dal 2012 è docente di Metodi e tecniche dell'arte-terapia presso l'Accademia di Brera nel corso di laurea specialistica di Teorie e pratiche della terapeutica artistica. Direttore della casa editrice Sala Editori specializzata in pubblicazioni d’arte e architettura, affianca alla professione di editore quella di grafico, seguendo in tempi recenti l’immagine coordinata delle più importanti manifestazioni culturali della città di Pescara fra le quali si segnalano: Funambolika e Pescara Jazz. Dal 1992 è Art Director della Rivista Segno per la quale dal 1976 ha ricoperto diversi ruoli e incarichi. Dal 2019 è Direttore Editoriale di Segnonline per il quale traccia la linea politica e di sviluppo del periodico. roberto@segnonline.it