In un’ ipotetica linea evolutiva della ricerca pittorica, l’opera di Paolo Lunanova si troverebbe sulle frequenze aggiornate dell’ultimo quarto del Novecento, avendo portato avanti con coerenza e unità lessicale un lavoro tutto incentrato su questo linguaggio. Ma la storia è andata diversamente, la linea si è spezzata, e la pittura è stata convocata a fasi alterne e sempre previa autorizzazione.
Nel ventunesimo secolo poi, pare essere stata definitivamente estromessa dal sistema ufficiale, relegata in zone di riserva come elargizione postcoloniale. Il lavoro di Lunanova, all’opposto, si è sviluppato con costanza nell’arco degli ultimi quarant’anni seguendo una direzione precisa, una linea già internazionale, che sulla elaborazione di un originale linguaggio neo-oggettuale o post-oggettuale ha focalizzato la sua ricerca, dopo degli inizi più marcatamente figurativi in cui però era già in nuce il suo allontanamento dall’oggetto in sé.
La mostra me medesimo è una summa del suo ultimo ciclo produttivo, sviluppatosi nell’arco del decennio 2014-2024, che sulle fondamenta precedenti ha innestato l’ennesimo setaccio coerente, il suo certosino mestiere di scrittura pittorica, strato dopo strato, pennellata dopo pennellata, annotazione dopo annotazione. Non è casuale il ricorso alla metafora della scrittura, perché queste opere altro non sono se non le memorie, in forma di diario, di un autore che si esprime attraverso forme e colori piuttosto che con la forma-scrittura. E i segnali di questo labor diaristico emergono nei suoi lavori anche sotto forma di lettere, libere all’interno della composizione oppure a comporre nomi e parole. La sua stesura pittorica rimane coerente e inconfondibile, con i suoi smalti e i suoi acrilici a rafforzare un antico mestiere che, al di là delle forme riconoscibili, compongono una lunga, inesausta riflessione sulla pittura, sulle sue proprietà e sulle sue verità. Riflessione che non gli impedisce di sfondare nella terza dimensione, con la costruzione geometrica che diventa testa, e le teste che diventano archivio, in declinazione installativa.
(dal cs)
La mostra sarà possibile visitarla fino all’11 maggio 2024 presso il Museo Nuova Era di Bari.
Info: www.museonuovaera.com