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In situ: Team Zona Blu

La seconda edizione di SITU Festival, progetto d’arte contemporanea all’interno di spazi sacri, ha preso forma dal 27 al 29 agosto 2021 nella cornice architettonica barocca di Militello in Val di Catania, un piccolo centro dell’entroterra siculo inserito fra i Borghi più belli d’Italia e dal 2002 patrimonio mondiale dell’UNESCO.

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Fotografare il tempo: Attilio Scimone

Vi siete mai seduti a un tavolo di artisti fotografi nati in epoca analogica, prima cioè dell’avvento delle foto digitali? A me è capitato non troppo tempo fa, in occasione di una mostra di Attilio Scimone, La terra metafisica, che ho avuto il piacere di curare. La mia impressione è stata di partecipare a una cena di pittori nei primi anni di diffusione della fotografia, con alcuni innamorati del nuovo mezzo e ansiosi di sfruttarne le mille potenzialità, come ad esempio la possibilità di limitare al minimo l’uso dei modelli; altri, al contrario, preoccupati dalla concorrenza, vale a dire dalle perturbazioni di mercato determinate dall’ingresso di un competitor moderno, rapidissimo e di modeste pretese. Le novità recenti, dai cellulari ai social network, sono in effetti tali e tante da richiedere un’attenta riflessione. Che abbiamo provato a formulare con Attilio il giorno dopo, ad animi placati, non sulla base di teorie astratte ma della sua esperienza artistica e professionale.

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Cose turche

Nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 gennaio la Scala dei Turchi, una scogliera rocciosa di marna bianca a Realmonte, in Sicilia, è stata imbrattata con una polvere rossa risultata, fortunatamente, innocua.

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La custodia del fuoco

Mentre il morbo infuria e i grandi eventi come Arte Fiera vengono giocoforza rimandati, la Regione Sicilia riapre il dibattito sul ritorno in Grecia dei reperti del Partenone.

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Le regole del potere

Uscito prima nelle sale, e poi – il 24 dicembre – su Netflix, Don’t Look Up racconta la storia di due astronomi di basso livello che devono fare un gigantesco tour mediatico per avvertire l’umanità di una cometa in avvicinamento che distruggerà il pianeta Terra. Andrea Guastella traccia un interessante parallelo con la letteratura orientale e l’attuale situazione politica.

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Il curator dei curatori: Francesco Piazza

Vincenzo Monti si era visto affibbiare da Ugo Foscolo questo sapido epigramma: “Questi è Monti poeta e cavaliero / Gran traduttor dei traduttor d’Omero”. Appellativo, a pensarci bene, non proprio benevolo, ma rivelatore di una pratica essenziale per chiunque intenda tradurre un testo: confrontarsi con le traduzioni dei colleghi. Ora, applicare lo stesso schema alla curatela artistica, cambiando per giunta l’oggetto della cura, non è affatto scontato. Francesco Piazza, infaticabile fautore di trame trasversali, è uno dei pochi ad esserci riuscito.

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Devozione alla bellezza: Antonio Presti

Quando il diavolo ti lusinga, diceva mio nonno, vuole l’anima. Quando, in altre parole, il sistema che hai combattuto per una vita ti sostiene, è giunto il momento più difficile: quello in cui l’ego rischia di vincere sull’amore per la libertà. Antonio Presti questa prova l’ha superata, e non da ora. Dopo tre attentati, e un ventennio di processi per il presunto abusivismo di Fiumara, nessun riconoscimento – neppure la nomina (rifiutata) ad assessore alla cultura, ai tempi di Crocetta, nella giunta siciliana – è riuscito a incrinarne la “devozione alla bellezza”. Che anzi si esprime, a dispetto di critiche recenti quanto fuori tempo massimo, in forme rinnovate.

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Scultura lingua viva: Elena Mutinelli

Decenni fa Arturo Martini scriveva un pamphlet, Scultura lingua morta, in cui, con furia matricida, tracciava i limiti di un’arte “che non potrà mai essere spontanea tra gli uomini”. “Niente”, concludeva, “giustifica la sopravvivenza della scultura nel mondo moderno. Però si ricorrerà a lei ugualmente nelle circostanze solenni e per gli usi commemorativi…”. E dunque, tra un Davidcensurato e una Spigolatrice callipigia, la scultura è viva o morta? Lo abbiamo chiesto a una grande scultrice italiana, Elena Mutinelli, in una lunga intervista in cui parliamo di tanti lavori contemporanei. Prossima puntata, la settimana entrante.

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Chiese chiuse: Tomaso Montanari

Cariche di testimonianze d’arte, le antiche chiese sono come dei portali: indipendentemente dal credo di chi le frequenta, aprono varchi ad altri spazi, altri tempi, diverse dimensioni. Purtroppo noi italiani, così pronti a vantarci del nostro patrimonio, non ci pensiamo due volte a condannarlo a morte certa. Ne abbiamo discusso, in margine al suo ultimo libro Chiese chiuse (Einaudi, 2021, Euro 12.00) con Tomaso Montanari. Che non esita a pronunciarsi, con la solita franchezza, sui lavori d’arte sacra più recenti.

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L’arte felice: Flavio Caroli

Nel suo ultimo libro (I sette pilastri dell’arte di oggi. Da Pollock alle bufere del nuovo millennio, 2021, Mondadori, euro 28.00) Flavio Caroli, storico dell’arte, critico militante e divulgatore tra i più noti racconta con la chiarezza dell’esperienza e della lunga riflessione le sette rivoluzioni che hanno segnato l’arte dal dopoguerra ai nostri giorni. Rivoluzioni che, nella sua lettura, non sono affatto moti incontrollati, ma passaggi necessari, vincolati da una logica stringente, e hanno la loro sorgente – checché lui stesso ne dica, il terminus a quo è indicativo di una scelta ben precisa – nell’avventura eroica, totalizzante della pittura. “Capisci l’evoluzione mentale, sentimentale, espressiva di Pollock e avrai già capito tre quarti dei meccanismi creativi dell’arte d’oggi”, dichiara sin dalla prima pagina, rivolgendosi a una “esploratrice” immaginaria. Potevamo aspettarci una posizione diversa dall’inventore del “Magico primario”?

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Raccontare in parabole: Vincenzo Profeta

Vincenzo Profeta, di Laboratorio Saccardi, ha scritto un libro, La Palermo Male che, sin dal titolo, ironizza sul bel mondo (quella che dovrebbe essere la Palermo Bene). Ne abbiamo parlato in una lunga intervista da cui emerge chiaramente come parlando di Sicilia l’autore parli invece “profeticamente” del sistema dell’arte contemporanea.