Non ho assistito all’insediamento di Trump, avevo da fare. Solo più tardi, per il bailamme che ne è seguito, mi sono fermato sulle immagini, a cominciare dal braccio alzato di Elon Musk, che alcuni hanno scambiato per un saluto nazista. Rabbrividisco nel constatare quanto sia facile manipolare la realtà. Avete presente l’Apoxyomenos di Lisippo? Bene, quella scultura ha un braccio rivolto in avanti e un altro poggiato sopra il primo. A guardarla distrattamente, sembra ci stia mandando a quel paese. Nulla di più falso. Il poveretto è soltanto un atleta che, dopo una gara di lotta, si sta raschiando via la polvere, con l’olio e col sudore: in una parola, si depila. Atto naturalissimo, comune ai buoni e ai cattivi.
Secondo Stoppa, collaboratore italiano del magnate, quel gesto, “è semplicemente Elon, che è autistico, che esprime i suoi sentimenti dicendo ‘voglio darti il mio cuore’”. Addirittura il cuore! “Sta mano”, commenterebbe qualcun altro, “po’ esse fero e po’ esse piuma”. Così, mentre Musk si difende da ogni accusa – “sporchi trucchi, potete fare meglio” –, il suo braccio rimane sollevato: dando prova, suo malgrado, dell’ambiguità del gesto, e della responsabilità che deriva dall’usarlo “a cuor leggero”. Ma davvero siamo sicuri si tratti di una posa consapevole? La medesima reazione – alzare le mani neanche ti puntassero contro una pistola – io l’ho colta tante volte quando, rivolgendo a uno studente una domanda un po’ difficile, i compagni non gli lasciano neanche il tempo di fare due più due: in un istante la classe si trasforma in un raduno di regime. E non è che alle mani alzate corrispondano le esatte soluzioni.

Se la domanda è davvero difficile, le risposte risultano, per essere gentili, assai poco pertinenti. Un riflesso condizionato? Per quanto mi riguarda, propendo per questa interpretazione. Un riflesso condizionato dall’esaltazione del contesto: “Il declino dell’America è finito, inizia l’età dell’oro”. E ancora “Tutti gli ingressi illegali saranno immediatamente bloccati e inizieremo il processo di rimpatrio di milioni e milioni di stranieri criminali nei luoghi da cui sono venuti”. E ancora: “Come comandante in capo non ho responsabilità più grande di quella di difendere il nostro paese da minacce e invasioni, ed è esattamente ciò che farò. Lo faremo a un livello che nessuno ha mai visto prima”. E ancora: “Oggi dichiarerò anche un’emergenza energetica nazionale. Trivelleremo, tesoro, trivelleremo”. E ancora: “Invece di tassare i nostri cittadini per arricchire altri paesi, istituiremo dazi e tasseremo i paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini”. E si potrebbe continuare. Il discorso di Trump, che è facilissimo reperire in rete, taglia corto con ogni cautela diplomatica: minaccia e basta. Non che i discorsi di Hitler e Mussolini fossero tanto diversi. Erano forse più teatrali, ma altrettanto diretti, e altrettanto carichi di simboli spontanei. Che, si badi, come la svastica, non sono malvagi in sé: lo diventano, prima ancora che coi fatti, a furia di parole.