Arco Madrid 2025
Zhenlin Zhang
Zhenlin Zhang, Installation view. Tempesta Gallery. Foto Sarah Indriolo

Zhenlin Zhang. Ode alla caducità

Fino al 21 marzo, da Tempesta Gallery va in scena la prima personale italiana dell’artista cinese Zhenlin Zhang che sogna di congelare gli istanti.

Come si cristallizza un attimo? Dove si conservano i fermo-immagine della nostra vita, affidati soltanto nella nostra memoria? Questa è la domanda che si pone Zhenlin Zhang (Cina, 1998), alla sua prima personale italiana negli spazi di Tempesta Gallery, dove presenta un ciclo di opere delicate e sospese nel tempo che raccontano del dolore e delle conseguenze delle perdite vissuti dall’artista, in un’ottica di riconciliazione collettiva alla quale prima o poi tutti siamo chiamati a confrontarci. 

A partire da esperienze personali traumatiche (la malattia della madre, la perdita di persone a lui care) e dalla tradizione religiosa tibetana, Zhang cerca di sublimare stati d’animo quali l’angoscia, la paura della solitudine e l’afflizione dipingendo immagini volatili ed eteree, dai delicati toni pastello, nelle quali si intuisce la presenza accennata di elementi dal mondo animale e umano, legati da un comune destino di esistenza ultraterrena o, secondo la tradizione buddhista, di reincarnazione. La presenza costante del mala, il tipico rosario tibetano composto di 108 grani, fa da leitmotiv alla serie di dipinti. 

Guardando alle opere, che l’artista vuole liberare dai canoni dell’estetica orientale, è facile trovare un parallelismo con la tradizione letteraria del tempus fugit (il carpe diem oraziano, i componimenti di Lorenzo il Magnifico e le riflessioni sulla transitorietà di Petrarca e Foscolo) e, guardando al lato artistico, con gli Addii di Boccioni, o con gli esperimenti sul dinamismo di Balla. Zhang, pur non ispirandosi direttamente ai maestri futuristi, prova a raggiungere le medesime soluzioni formali, concentrandosi però sugli aspetti lirici ed emotivi del processo di congelamento temporale. Ecco allora che i soggetti, tigri, cigni e altri animali, sono ritratti mentre vengono avvolti in abbracci filamentosi, quasi stessero per scomparire dentro cumuli di nuvole dalle tinte lilla e cremisi. L’uso dei colori ad olio, sapientemente stratificato per accentuare la drammaticità dell’atmosfera impalpabile, esalta la sensazione di intangibilità, facendo presagire l’imminente sciogliersi dell’abbraccio: quello catturato è l’apice dell’azione e il momento estremo dell’emozione che precede la partenza.

Zhenlin Zhang, diplomato presso il Royal College of Art di Londra, prosegue ormai da anni la ricerca sulla fragilità della condizione umana e sull’impermanenza, ed è fortemente affascinato dalla filosofia tibetana. Infatti, uno dei pilastri del buddhismo lamaista si fonda sull’accettazione della transitorietà della vita, e perciò la comprensione della morte e della natura effimera di ogni cosa diventano la chiave per liberarsi dalle paure e vivere appieno ogni attimo. In questo la componente del mala gioca un ruolo primarioche nell’intento dell’artista è l’unico oggetto culturalmente connotato di elementi riconducibili alla filosofia buddhista. In The Crown (2024) i grani del mala diventano un copricapo finemente decorato, così anche  in opere come Lamp Miss sembra perdere il ruolo di strumento di penitenza e preghiera per elevarsi allo status di monile prezioso che racchiude ed esalta il momento che è destinato a non essere più.

Eppure, l’ineluttabilità del tempo che scorre non reca con sé sentimenti di angoscia, ma piuttosto lascia presagire una separazione temporanea, che prelude ad un nuovo incontro, probabilmente sotto una forma e una condizione diversa da quella umana, in un ciclo dolceamaro di abbracci e partenze destinato a non finire mai.

Zhenlin Zhang. Ode to Transience
Tempesta Gallery
Foro Buonaparte 68, Milano
fino al 21 marzo 2025

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