Arco Madrid 2025

Richard Deacon, Daniele Franzella e Loris Cecchini “Garden”

Alla Rizzutogallery “Garden”, mostra tripersonale che vede protagonisti Richard Deacon, Daniele Franzella e Loris Cecchini in una interessante meditazione sul giardino

Dai Giardini di Alessandria d’Egitto a Villa d’Este a Tivoli, dal Giardino di Boboli a quello di Giverny, dall’ Hortus conclusus ai giardini giapponesi, da sempre l’uomo anela a manipolare con incanto le forme del mondo. Un’attività attraverso la quale la sensibilità e l’intelligenza dell’essere umano si ridestano in chiave trascendente. L’âme universelle viene riletta in chiave estetizzante. 

Il giardino fu definito da Bacon come “il più puro dei piaceri umani”. Nel suo paradosso, sia che lo si veda come esplorazione del poetico, sia che lo si veda come smania di aggiogamento, da sempre esso è il luogo dove l’anima si allevia ed il pensiero trova respiro. Il giardino ha dunque ispirato questa interessante mostra dove, complici,  si rincorrono eleganti “congegni” artistici dando vita ad un dialogo fluido denso di richiami, di contrappunti, di dissonanze. In Garden, Richard Deacon, Daniele Franzella e Loris Cecchini interpretano con pregnanza e visionarietà il tema del giardino. Ognuno di loro diviene l’artifex paziente di un micro paradiso artificiale.

A fare da ouverture alla mostra ci accoglie Sir Richard Deacon.  Questo laboratorio di fantasia che è Garden, volto a liberare la più autentica rivelazione di cosa sia oggi il giardino in arte e che lo fa in un iter dove ogni artista opera nella propria identità di cultura e di creatività, si apre con questo meraviglioso britannico insignito nel 1987 del Turner Prize. Al centro dello spazio bianco sembra danzare una fascinosa scultura in legno, sinuosa e potente, dal profilo che ondeggia. Pare un dardo, un vascello, un roveto. L’ occhio del fruitore si poggia rapito su questa superficie bionda, che ha la sensuosità tattile di un velluto e l’imprendibilità di un ardore di fiamma. Un organismo in continua metamorfosi che morde e inghiotte nei suoi audaci grovigli. L’opera di Deacon è espansa, imprevedibile, sfida la ragione, esprime un innato paradigma dove natura e cultura ammettono la loro unità.

La seconda sala della mostra vede protagonista Daniele Franzella, scultore palermitano da lungo tempo legato alla RizzutoGallery e che ha fatto degli slittamenti semiotici-semantici e di una colta disambiguazione le sue cifre peculiari. Forse un environment, uno spazio-totale, o forse una finestra, un palcoscenico in cui Franzella gestisce con estrema sapienza le possibilità  della tridimensionalità e della bidimensionalità che nelle sue mani e nella sua mens poietica acquisiscono una substantia orizzontale, divengono mezzi duttili, traslitterano l’una nell’altra generando universi di bizzarria, di mirabilia, di simboli. L’installazione di Franzella esige la profonda partecipazione dell’attività immaginativa del fruitore, un’attenzione formidabile -ed indispensabile- per cogliere l’Eccezionale, il nucleo segreto, magnetico e mitico di questo giardino al contempo livido e lucente. L’ occhio è turbato e sedotto da questa visione che oscilla, come tra due poli, tra l’urgenza propulsiva delle cose di natura ed una singolare temporalità sospesa, persino cristallizzata.

A chiudere la triplice personale è Loris Cecchini, artista italiano anch’egli di pregevolissimo rilievo sulla scena internazionale, celebre per le sue installazioni di grandi dimensioni sempre tese alla ricerca dell’idea, del modulo divino e cosmico che sottende alle forme (alle forze) di natura.  Una struttura genetica, un DNA, che viene ripetuto, e ripetuto, alla ricerca di qualcosa d’altro e che dà vita a veri e propri organismi che irrompono nella loro volontà d’espansione ed al contempo posseggono una straordinaria capacità di autoregolamentazione. Paiono fibrillare le opere di Cecchini, di una scintilla che danza e che ri-disegna, ri-traduce coralli, strutture cristalline, piante rampicanti. Paiono respirare le opere di Cecchini, di un pneuma che si dilata e poi si condensa. Ne è un esempio Airbone, creatura perfetta in acciaio inossidabile, lucente e viva che, come in una conciliazione di opposti, mescola la sua ritmica, la sua ripetitività scientifica con un haleine, un’insondabile fiamma poetica e musicale, generando esiti di grande rapimento per lo sguardo dell’osservatore.

Garden si pregia altresì del contributo culturale di Daniela Bigi, della Fondazione Radicepura e del collettivo Ground Action e del Patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Palermo.

La mostra è visionabile fino al 15 Febbraio

Serena Ribaudo

Serena Ribaudo vive tra Palermo e Firenze. È saggista, storico dell'arte. Si occupa dell'organizzazione e del coordinamento curatoriale, scientifico e tecnico di mostre d'arte contemporanea presso organismi pubblici e privati. Ha dedicato la sua attività più recente alla curatela di mostre ed eventi artistici all'interno di sedi storiche al fine di una maggiore valorizzazione del dialogo tra arte contemporanea e patrimonio artistico-architettonico del passato

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