Arco Madrid 2025
Francisco Jose de Goya y Lucientes, The sleep of reason produces monsters (No._43), from Los Caprichos - Google Art Project (particolare)

Un procrastinatore patentato

L’appuntamento del venerdì di “Sistematica”, le riflessioni di Andrea Guastella

Da alcuni giorni a questa parte, i social che frequento mi invitano a riflettere sulla mia condizione. Lo confesso: ho peccato. Ho trascorso più tempo del solito a scrollare il telefono sdraiato sul divano. Questo però non significa che io abbia il cortisolo alto, né che io sia un procrastinatore patentato. In psicologia, come tutti sanno, procrastinazione è l’atteggiamento di chi ritarda volontariamente un dovere nonostante le prevedibili conseguenze negative: di mio figlio, ad esempio, quando, tornato da sei ore sei di scuola e due di musicale, si toglie calze e scarpe e diventa un tutt’uno col suo tablet. Il poveretto, si badi, non sta optando per un piacere di breve durata a costo di benefici a lungo termine: è soltanto un po’ stanco. E a cos’altro serve lo svago se non a riprendere respiro, a riacquistare le energie? Certo, intendendo il riposo come lo svolgimento di una diversa attività, e non come sinonimo di dolce far niente, ci troveremmo meno incombenze sul groppone; e tuttavia, cosa io desideri dal mio futuro – pare che i procrastinatori siano incapaci addirittura di pensarlo – lo so eccome. Al pari dei re magi, di cui nel giorno in cui scrivo ricorre la festa, non voglio rimanere parcheggiato, né trascorrere un’esistenza lamentosa. Voglio mettermi in gioco, fare esperienze nuove. Più di ogni altra cosa, intendo scrivere un libro su Goya. L’ho immaginato, questo libro, durante gli anni del Covid. Costretto alla clausura, cercavo un compagno di carcere e l’ho trovato in lui: io non potevo muovermi, Goya, in quanto sordo, non poteva conversare. Perciò non ci restava che schiacciare un pisolino. Ricordate Il sonno della ragione genera mostri, una delle sue stampe più famose? Di fronte alla matrice, ospitata al Gabinetto goyesco della Real Academia di San Fernando, nel centro di Madrid, mi sono quasi commosso. Rappresenta un uomo sprofondato nel sonno – di sicuro un procrastinatore – con alle spalle una banda di linci e pipistrelli: figure mostruose da cui qualsiasi individuo sano di mente si terrebbe alla larga. La morale sembra banale: se la ragione, come il gatto, dorme, i mostri ballano. Allora che facciamo, ci imbottiamo di caffè? Ma niente affatto! Esiste un secondo senso: se la ragione non dormisse, i mostri non verrebbero alla luce. Rimarrebbero sepolti nell’inconscio, a fare danni. E, ciò che più importa, ci priverebbero della loro compagnia. Non solo sono bellissimi, sono pure gentili. Nell’incisione, una civetta con uno stilo tra gli artigli prova a destare il maestro addormentato: “Svegliati! Non vedi che spettacolo? Che cosa aspetti a disegnarlo, a farne narrazione?”. Altro che procrastinatori! Artisti e pennivendoli lavorano persino quando dormono. E non stressatemi con la chiusa dell’articolo: lo finisco domani.

×