Renato D'Agostin, Metropolis, NEUTRO, Reggio Emilia

Metropolis, la città archetipica di Renato D’Agostin per Neutro

Spazio Neutro, a Reggio Emilia, propone allo sguardo dei passanti le opere di Renato D’Agostin: un viaggio nel mondo in 11 scatti

NEUTRO, spazio espositivo sempre aperto allo sguardo del pubblico e racchiuso in una galleria coperta nel centro di Reggio Emilia, quasi fosse sorpresa di scoperta laddove non ci si aspetterebbe, racconta Metropolis, un itinerario fotografico di viaggio di Renato D’Agostin, sintetizzato in 11 scatti, esposti nelle rispettive vetrine commercial che accompagnano il passaggio ed il cammino da Via Emilia a Piazza Prampolini.

Ogni passo sembra trasportare il percorso dell’osservante in affascinanti dimensioni, visioni che astraggono Venezia, Istanbul, Washington, Tokyo, ad esempio, sublimate dalla prospettiva di Renato D’Agostin, riconoscibile per la sua grammatica applicata allo scatto in bianco e nero ed al potere straniante che ritorna, come peculiarità precipua, nel suo narrare immaginifico. Metropolis, perciò, è un costrutto che si dipana secondo un filo conduttore che poco ha che fare con la descriptio oggettiva e rintracciabile dei luoghi, trasformandosi, piuttosto, in traccia di qualcosa d’altro, diversamente inenarrabile. Ogni immagine, custodita dalla sorta di teca, non-luogo espositivo che si appropria silentemente dello spazio pubblico, comporta l’affioramento incedente di armonie e disequilibri, quasi si trattasse di un contrastante corto circuito percepibile quasi esclusivamente attraverso uno sguardo fugace tramite cui, poi, successivamente, approntare e definire una personale suggestione.

In tal modo, Metropolis, evoca la costruzione di una città ideale, onirica, delineata da un profilo mnestico di rara intensità ma anche di infinita raffinatezza, in cui ciò che è noto e conosciuto alla mente del passante è nobilitato dall’essenza svelata dagli scatti di D’Agostin. “Metropolis è un viaggio attraverso i bianchi e i neri della città, una summa di luoghi geografici differenti, un titolo con cui il fotografo Renato D’Agostin ha raccolto nel tempo la sua personale visione dello spazio urbano.” Si legge nel testo critico che accompagna il progetto espositivo a firma di Renato Miracco, che ben conosce il percorso del giovane fotografo e sa tradurne in parole ogni dialogo tra luci ed ombre, proprio come avviene tra città ai poli opposti del globo.

Oggi, ad un anno o quasi dalla sostanziale impossibilità di viaggiare, Metropolis e le fotografie di Renato D’Agostin, assumono una valenza ancora più pregnante, filiazione di un tempo che non sappiamo se tornerà mai come prima, e non per l’ovvio avvicendarsi cronologico, bensì perché se, ad oggi, poche certezze sostano in noi, ciò che sappiamo è che guarderemo il mondo con occhi diversi, forse desiderosi di nuove prospettive, nuove visioni, equilibri sospesi su nuove mappe da percorrere. Sospensione che ben affiora dalle opere di D’Agostin, ove lo spazio metropolitano assurge al ruolo di una cosmogonia differentemente calpestabile e percorribile, in cui il racconto e la tangibilità del reale si relazionano secondo un legame perturbante e sempre differente, mediante cui è l’anima dei luoghi ‘toccati’, ovvero impressi sulla materia tramite la luce, dall’artista che, per brevi istanti – quelli dell’itinerario personale della collettività fugace – si fissa nella memoria, come universale camminamento di una intima e soggettiva trama retinica oltre che percettiva.

La prima volta che, a Bologna, ho guardato da vicino gli scatti realizzati negli Stati Uniti da Renato D’Agostin, sviluppati in camera oscura lungo le sconfinate terre americane, l’impressione di una traduzione dello spazio reale in qualcosa d’altro fu subito lampante, acuita dalla forza penetrante di un bianco e nero stringente e delineante un contrasto abissale tra il dato oggettivo ed il suo racconto. Le stampe, ancora oggi spesso lavorate ai sali d’argento e lasciate prive di cornice, propongono un ruolo attoriale alla propria funzione: non già e non solo quella di opera derivante da un logos definito da scelte visuali ed estetiche, bensì anche dalla volontà di accompagnare l’osservatore in una scoperta ancor più profonda, quella dell’epifania fotografica, allorquando lo scatto diviene opera.

Ed ecco che Metropolis porta il mondo in un luogo di passaggio di Reggio Emilia, rendendo il dialogo tra particolare ed universale empiricamente riconoscibile. Tuttavia, alla costruzione di un simile apparato effimero, ideato sapientemente da Neutro come progettazione espositiva precipua della propria indagine artistica in contatto con lo spazio cittadino, le opere di Renato D’Agostin compiono un passo ulteriore: fuori dalle vetrine, invero, esse si traducono in una pubblicazione che accoglie il lavoro dell’artista e di Neutro, proponendo, a tal fine, un ulteriore sguardo su quanto mostrato. È così che l’idea primigenia della moltiplicazione dello spazio, reale e metareale, geografico ed interiore, gemma plurime e corali forme di incontro, tanto casuali quanto causali, annullando o rimodulando i codici di fruizione ed attenzione.

Lo svelamento di questa archetipica costruzione sarà visibile sino al prossimo febbraio, componendo inusitate coordinate geografiche in continuo mutamento.


Renato D’Agostin
METROPOLIS
Reggio Emilia, NEUTRO
Via Emilia Santo Stefano 4
28 novembre 2020 – 21 febbraio 2021

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.