Defrazioni è il titolo della personale che la Galleria Di Paolo Arte di Bologna ha dedicato ad uno dei suoi artisti, Franco Tosi con la curatela di Beatrice Buscaroli. Tuttavia, defrazioni è anche un non luogo ontologico attraverso cui l’artista affida la trasmutazione dell’idea in opera seppur senza mai darne traccia definitiva e conclusa.
Defrazioni
Questo neologismo deriva dal termine usato in informatica per la scomposizione e ricomposizione del disco fisso dell’hardware, “Defrag”. La derivazione “ Defrazione “ è a tutti gli effetti una parola inesistente nella lingua italiana ma che ben si sposa con la mia idea d’arte, in questo specifico momento e a questi nuovi lavori. Deframmentazione della superficie del quadro e la sua e ricomposizione sfruttando la matericità e duttilità dei media. A volte strappi altri buchi, in un dialogo con la superficie stessa, dove l’irruenza della prima fase è placata dalla metodicità della seconda. Questo alla ricerca della sequenza perfetta, dove di perfetto, in fondo, non vi è nulla.
Nelle parole dell’artista si ritrova ciò che, in sintesi, è una sorta di gioco – serissimo – dialogico tra Franco Tosi e la sua volontà di sostanziare, in maniera anarchica, la precarietà di ciò che la materia traduce, di quanto la pittura, nella sua formalità astratta, riesca a cedere il passo alla relazione altera tra imago mentis e dati percettivi nello spazio fisico. Una relazione che abita il medesimo spazio allorquando la pittura entra in scena, secondo i prodromi di un processo inconscio che, però, trova nella dimensione oggettiva un ruolo nel quale la commistione è protagonista.
L’impasto cromatico e la matrice organica con cui Tosi lavora per aggregazione, divengono metafora di una dimensione che prefigura altro rispetto alla superficie delle opere stesse. L’indagine che Franco Tosi ha definito negli anni è rintracciabile in una sequenzialità che con_fonde azione di superficie con azione di profondità, missaggio dinanzi al quale è posto l’osservante.
Cosa ciò comporti è chiarito dal testo della curatrice Beatrice Buscaroli:
Dunque colui che osserva le immagini, sia esso un artista o un comune “avventore” calato nella realtà empirica, ne trarrà motivo di apprezzamento o di disapprovazione.
[…]
E questo cosa comporta nelle immagini astratte di Tosi? Innanzi tutto che, come le “serie” testimoniano, i modelli attraverso i quali il corpo dell’immagine si materializza si moltiplicano, sono diseguali, imprevisti. Poi, che l’oggetto visivo, la sua forma, si sottragga ad ogni gioco riduzionista, analitico, come pura interpretazione meccanica dei fenomeni sensibili.
In tal maniera, perciò, l’astrazione che Franco Tosi opera e genera si fa latrice di una potenzialità espressiva che deriva dallo scompaginamento del limite stesso offerto dalla realtà e, in particolare, dalle gabbie dello spazio fisico. Nella griglia del noto percettibile, Tosi si inabissa, per ritrovare l’afflato di una matrice in grado di sostenere il confronto con una esistenza silente che pure, però, nel tourbillon dell’invisibile, si muove.
La superficie, così, si deframmenta, incurante di debordare oltre il riquadro dell’opera da parete, emergendo in una superfetazione che stupisce, ipnotizza e rapisce mediante una necessità, inconscia, di comprendere e seguire il processo messo in atto da Tosi durante l’intera dinamica epifanica. Nulla è come certamente è stato e l’impressione è che tutto continuerà a mutare, con le opere, o meglio le Defrazioni, a tenerne testimonianza.
Franco Tosi, nella sua carriera si è costantemente mosso nell’alveo delle trame celate nella mera rappresentazione della realtà, “crinale, fascinoso e anche insidioso, alla ricerca di un’immagine in grado di sfuggire all’incanto delle impressioni, del gioco compositivo che investe il nostro occhio” allorquando la registrazione del reale è attraversata da una crisi, sottolinea Beatrice Buscaroli. Ed è in quell’istante, fulgido e quasi elusivo, che ogni dettaglio dipinto e lavorato da Franco Tosi diviene dettame per una nuova indagine, introspettiva e dal valore soggettivo ma anche il suo contrario.
Alla sorpresa si interfaccia la forza della materia, ad essa fa da contraltare la volatilità dell’inafferrabile, in una sorta di continua danza in cui filosofia ed estetica si rincorrono senza fine.
DEFRAZIONI
Franco Tosi
Bologna, Di Paolo Arte
Galleria Falcone e Borsellino 4a/b
A cura di Beatrice Buscaroli