La pluralità culturale dei quattro artisti, Luigi Farini, Ismaila Manga, Cyprien Tokoudagba, Pietro Weber e Alma Zoppegni, ha saputo ricreare una sorta di teatro del mondo in cui le diversità espressive si arricchiscono reciprocamente, senza confini e limiti.
La mostra, curata da Federico Piccari, non ha cadute di “stile” e si passa dalle cromie mozzafiato di Alma Zoppegni, su Juta pakistana trattata con pigmenti o tempere su tela di lino, alle sculture di Luigi Farina che diventano strumenti musicali, all’immaginario di Tokoudagba o di Ismaila Manga, fino alle torri di Pietro Weber.
La realtà fenomenica dell’eco è stata utilizzata come metafora del rimando, della contaminazione tra modi e culture che possono mettersi in dialogo e ascolto generando universi inusitati. Così il mondo di Cyprien del Benin, sacerdote voodoo, ci presenta un bestiario fantastico, degno di una cattedrale gotica. Le sue immagini riproducono gli orisha che si tramandano di generazione in generazione e richiamano i rituali magico-religiosi della sua terra d’origine. Luigi Farina, grazie alla sua estesa esperienza professionale, ci restituisce sculture di terracotta che talvolta si trasformano in strumenti musicali. Ciascuna scultura ha un suono proprio che evoca culture ancestrali, musicalità primordiali. Diversamente Ismaila Manga, originario del Senegal, dipinge con la ruggine o la grafite scene di vita in cui l’uomo e la natura si fondono in unità organica mentre Alma Zoppegni ha elaborato per la mostra una sequenza di tessiture di una straordinaria raffinatezza, che talvolta sembrano gareggiare con i tessuti dipinti di ambito secessionista.
Nel corso dell’inaugurazione è stato possibile assistere ad una performance di grande impatto (i musicisti coinvolti sono stati: Oreste Forestieri, Michele Salituro ed Elias Farina). All’improvviso il “giardino sonoro” di Luigi Farini ha preso vita, ogni scultura è stata fatta suonare per dare la possibilità agli spettatori di prendere parte ad un giorno di festa. Giorno e notte si sono alternati in una orchestrale composizione di suoni antichi, capaci di ricreare nella mente luoghi mai visti.
La mostra negli spazi di Fondazione 107, in via Sansovino 234 a Torino, sarà visitabile tutti i sabati e domenica dalle 16 alle 20 fino al 30 giugno 2024. Nel mese di giugno è previsto un prosieguo degli eventi musicali con il gruppo M.E.T.E. che, con scale indiane, ritmi africani, Jazz, Funk e Prog, darà vita a nuove contaminazioni musicali.