Marco Caprai

Montefalco – Mongolia A/R con Marco Caprai

Curioso, allegro, paziente, acuto, vigile, curioso, lungimirante e pragmatico, disponibile ma energico Marco Caprai si muove sorridente all’interno del salotto dell’azienda agricola, insieme alla sorella Arianna con cui è l’intesa è profonda.

Il viale d’accesso dritto come un fuso conduce in cima alla collina dove si trova la cantina e l’Oval. Mi piace identificare così questo spazio rigoroso ed elegante, dove ogni dettaglio è una carezza psicologica rivolta al visitatore per invitarlo a conoscere i segreti del vino, qui vissuto come nettare degli dèi.

Amante e non solo a parole della storia e della storia dell’arte, dopo aver restaurato una parte del ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli – Grandi Francescani nella Chiesa di San Francesco a Montefalco, grazie alle sinergie attivate da anni ha dato vita al Museo del Sagrantino. Tiene ben saldo il testimone della Arnaldo Caprai, l’azienda con cui il padre esordi nel tessile nel 1955. Presto divenne un’eccellenza a livello internazionale per poi diversificare i suoi interessi. Suo il grande merito di aver saputo trasmettere ai figli, Marco, Luca e Arianna i valori e la passione per l’imprenditoria tanto che ognuno di loro ha seguito una propria strada pur all’interno del gruppo, potenziandolo. Il passaggio generazionale, normalmente molto pericoloso se non addirittura fatale per il benessere di un’azienda, in questo caso é stato invece molto costruttivo.

Non mancherà occasione, ce lo auguriamo, di fare la conoscenza anche di Luca, ideatore fra l’altro del braccialetto Cruciani, in macramè, divenuto presto un must, e Arianna per cui il web non ha segreti, entrambi apripista.

Arte e Committenza ha ora lo zoom puntato su Marco che dal 1988 si occupa dell’azienda agricola Arnaldo Caprai. Il padre la fondò dopo aver acquisito Val di Maggio, la tenuta dei suoi sogni, cinque ettari di terreno, con cui iniziò la produzione vinicola basata su varietà locali e sul Sagrantino che il figlio porterà alle stelle, tanto da arrivare poi a sottolinearne i valori e il successo con l’apertura dell’omonimo Museo. Un “vizio” di famiglia aprire musei… questo segue infatti quello sul tessile voluto dal padre. Una famiglia di Committenti con la C maiuscola!

La Arnaldo Caprai è nota in tutto il mondo e Marco è un solido riferimento per chi lavora all’interno di questa galassia dove la versatilità, dote rara e preziosa, è una componente indispensabile per chi ha la grande responsabilità di gestire imprese dai contenuti diversi come in questo caso. Evidentemente la sua Umbria è terra non solo di santi anche di imprenditori.

La storia coinvolgente ha doppiato la boa dei 50 anni nel ’21 e a Marco al timone dal 1988, va il grande merito di aver visto le potenzialità del territorio, il suo spessore culturale. La famiglia ebbe il coraggio di investire nella valorizzazione e nell’ecosostenibilità cristallina grazie al suo prodotto che individua il territorio stesso fino a coronarne la realtà nel Museo del Sagrantino. Il museo dalle tecnologie avanzatissime è stato aperto il 20 aprile scorso in Umbria terra di santi e di grandi pittori a Montefalco all’interno del Complesso Museale San Francesco. Si sviluppa nelle antiche cantine francescane per poi continuare con un percorso unico nel suo genere.

Entriamo, in punta di piedi, affascinati dall’esposizione che ci fa conoscere attrezzi del XVIII e XIX secolo legati alla lavorazione delle uve e alla produzione in cantina ma anche immagini e video illustrativi.

Un’esperienza visiva e sensoriale da non perdere che ci parla di vitigno, vino, territorio, tradizione, cultura. La visita parte dalle antiche cantine francescane, allestite con oggetti della tradizione contadina locale grazie alla collaborazione del prof. Luigi Gambacurta e di Giulia Rotoloni ma già magnificamente raccontata da Benozzo Gozzoli nel 1452 con gli affreschi dell’abside della Chiesa di San Francesco: il ciclo pittorico rinascimentale è un documento storico sul paesaggio agrario e la città di Montefalco, un raro gioiello. Qui i materiali del XVIII e XIX secolo legati alla lavorazione delle uve e alla produzione in cantina, ma anche documenti, fotografie e video illustrativi con cui entriamo realmente nel paesaggio che nei secoli ha fatto da sfondo alle pitture di Benozzo Gozzoli, del Perugino e di Pinturicchio. Una manciata di chilometri traboccanti di bellezza, da scoprire passo dopo passo tra Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria: impresa, cultura e territorio, per “assaporare” la natura più autentica di questa terra.

Poderoso l’accurato lavoro di recupero architettonico prima e di allestimento poi è riuscito a coniugare magnificamente la storia dell’arte, la cultura e la cultura enologica. Scopriamo così che il Sagrantino DOCG è prodotto esclusivamente nel territorio collinare di Montefalco e in parte nei Comuni di Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e Gualdo Tadino. Il progetto è il felice risultato di una pluriennale sinergia tra pubblico e privato, promosso dal Comune di Montefalco con il sostegno della Regione Umbria, la collaborazione del Consorzio Tutela Vini Montefalco e La Strada del Sagrantino. Tenuto a battesimo dalle massime cariche legate al territorio e alla sua valorizzazione a partire da Donatella Tesei che ci fa piacere ritrovare ora Presidente della Regione Umbria che, allora Sindaco gratificò con un magnifico testo ARTOUROilMUST a Firenze 2012, cui partecipò anche la Arnaldo Caprai.

Come nasce il Sagrantino?

I primi passi si devono alla collaborazione con le Cinelli Colombini di Montalcino, le signore del vino. Si aprì un nuovo iter che, arricchito del proprio bagaglio culturale, si presentò fin dagli esordì ricco di soddisfazioni e di successo.

Nacque la Arnaldo Caprai che presto vantò il triplo degli ettari di partenza.

Un vitigno autoctono risalente al Rinascimento fornì l’occasione che colta al volo diede il là per la rinascita del Sagrantino. Ottimo narratore, mentre parla gli brillano gli occhi si percepisce chiara la sua passione, ed è un piacere ascoltare il suo punto di vista che tratteggia la storia del vino.

La sfida paradossalmente parte proprio nel momento più buio del settore secolare, che tocco il fondo con la tragica vicenda del metanolo.

…e pensare che nessun prodotto ha il fascino e le valenze del vino continua Marco. Philippe Daverio ne parlò in una delle sue tante affascinanti lezioni sottolineando che il termine vino, su cui si fonda la nostra civiltà attraverso la Messa, è uguale in tante lingue europee, e anche in Russia. Il suo carattere sta nella diversità che non ne intacca il timbro e se fosse tutto uguale sarebbe come la coca cola. Ora invece ci sono addirittura agenzie che gestiscono il settore del turismo degli appassionati del vino, mentre non esiste un turismo del farro, o del grano saraceno o di qualsiasi altro prodotto identitario. Il fattaccio del metanolo fu proprio il punto da cui partì la moralizzazione del settore. Si ripartì con umiltà ma con determinazione, e il grafico si impennò. In una manciata di anni anche grazie all’amore, alla passione e alla cultura di un certo Luigi Veronelli, che studiò nuovi strumenti rivedendo tutta la comunicazione ad iniziare dall’etichetta e furono chiamati grandi artisti, designer e fotografi a rifare l’immagine. Ai contenuti D.O.C. ci pensavano i produttori.

Non solo si recuperò il terreno bruciato ma si toccarono vette mai raggiunte prima.

I Clienti ora sono in tutto il mondo e a dir il vero i 130 ettari iniziali ora sono 610. E il tessile? Il know how di Arnaldo? Quella passione intanto era sfociata in una collezione di oltre ventimila pezzi tra merletti e ricami, un patrimonio enorme per qualità e quantità che racchiude 500 anni di storia. La collezione ha fatto il giro del mondo. Da questo pozzo di idee nacque anche la Cruciani con il suo braccialettino di filo, un oggetto “cult” semplice e connotante, che all’interno dell’Oval fa capolino su un vassoio d’argento, lifestyle Cruciani.

Plinio il Vecchio fu l’autore della prima mappatura del vino italiano: una fascia di produzione lungo il tirreno da Roma fino alla Sicilia, quindi la costiera fino allo Ionio e infine non la Toscana non l’Umbria ma solo Bevagna e il grosso della produzione al nord ad Aquilea. Non può che lasciarci sbalorditi che esporti 9 milioni di ettolitri collocandosi tra il VI e il VII produttore del mondo.

Partiva da qui il vino che Roma destinava alle proprie armate, ed era in grado di distribuire le stesse razioni in tutto il mondo. Era come un enorme supermarket i cui depositi erano collocati in Veneto e da lì partiva, percorrendo anche l’Adriatico fino alla Palestina e il Nord-Africa. A Bevagna ci mette il punto Plinio. Ora segnalerebbe Montefalco e Torgiano, le uniche due zone IGP in Umbria.

Mio padre amava ricostruire e gestire le filiere sottolinea Marco. Dai corredi della Paoletti di Grosseto, Castiglione della Pescaia risalì alla filatura, al processo della tintura fino a ricomporre l’intera filiera non solo del filo ma anche del cashmere che non può che essere d’eccellenza: ed eccoci in Mongolia per la componente essenziale fornita dalla lana delle caprette degli altipiani molto alti e aspri.

Arnaldo quindi, lasciate le redini in ottime mani, si dedica al mondo della cultura nel tessile e con pazienza costanza e direi di più, con determinazione raccoglie la ricca e variegata collezione legata al filo che arriva ad essere oggetto di attenzione in tutto il mondo. La passione si sente” recitava la mai troppo rimpianta Radio 24 di Giancarlo Santalmassi.

E a proposito di corredi, grazie ad Arnaldo, l’azienda possiede un corredo, permettetemi il bisticcio, davvero unico, 15.000 volumi sulla storia del costume. Così vennero alla luce le mostre, coadiuvati da un gigante come Civita, allora guidata da un uomo della statura di Gianfranco Imperatori.

La prima esposizione a Trieste e poi un po’ in tutto il mondo, a Perugia con il filo di Arianna, mentre la Fondazione di Foligno che ha sacralizzato il Sagrantino, nato come vino da messa, ora presenta un comparto di assoluta eccellenza, i 5 ettari iniziali, diventati 122 nel 2000 oggi sono 610 e la produzione sfiora i 2.000.000 di bottiglie.

Il nobile vitigno la luce la vide però già nel Cinquecento, epoca d’oro in sé e a Montefalco grazie al grande Benozzo Gozzoli e al Perugino.

E Montesquieu? C’entra anche Montesquieu, ma come ve lo dirò la prossima volta. Intanto non possiamo fare a meno di congratularci con Marco Caprai per la nomina “motu proprio” del Presidente Mattarella a Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana il 24 febbraio di quest’anno.

Per informazioni: tel. 0742 379598 – museomontefalco@gmail.comwww.museomontefalco.it

Tiziana Leopizzi

Architetto, giornalista iscritta all’albo da circa 25 anni, è stata nominata accademico ad honorem per la sua scelta di diffondere i valori dell’arte e della cultura in modo semplice e trasversale. È membro quindi dell’AADFI l’Accademia delle Arti del Disegno, la più antica d’Europa, voluta da Cosimo I e Giorgio Vasari nel 1563, che vanta come primo Accademico Michelangelo. Recentemente nel 2018 è stata nominata Ambasciatore della Città di Genova nel Mondo. Il suo mentore è Leonardo da Vinci il cui CV che non manca occasione di pubblicare, è fonte di saperi inestimabili per tutti noi. Usa l’arte come strumento di comunicazione realizzando progetti in Italia e all'estero.

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