Giorgio Andreotta Calò, Annunciazione, 2018, impressioni fotografiche su carta politenata ai sali d'argento realizzate per contatto con vetrata policroma durante l’installazione Anastasis, 2018, Oude Kerk, Amsterdam, NL. Veduta dell'installazione a Ellissi, 2021, LabOratorio degli Angeli, Bologna, IT. Fotografia di Carlo Favero. Courtesy dell'artista, Sprovieri e ZERO...

Trasfigurazione dello spazio. Giorgio Andreotta Calò: ELLISSI

Bologna si è trasformata per alcune settimane in luogo speculare per il lavoro di Giorgio Andreotta Calò che, presente nel main program di ART CITY Bologna 2021, ha proposto, con la curatela di Leonardo Regano, una installazione site specific le cui radici sono rintracciabili ad Amsterdam, nella chiesa Oude Kerk dove, due anni fa, l’artista aveva realizzato l’opera ‘Anàstasis’ (άνάστασις).

In cosa consiste la trasfigurazione dello spazio? Nel ripensare ad esso mediante varchi intellegibili che ridefiniscono le ovvie griglie della geografia psicologica e percettiva? Anche. Quale ruolo rivesta l’arte in tale contesto è presto detto, essa implica l’azione che fonde logos e techné di chi lo spazio lo osserva e abita, nel quale muoversi diviene esercizio di una attività scenica di matrice esistenziale, inconscia e, troppo spesso, incompresa.

Lo spazio come luogo in grado di accogliere l’altro da sé, di trasformarsi e modellarsi in nuova realtà, mutevole e vivibile come alterità stupente, come visionaria ed immaginifica riconduzione interiore di qualcosa d’altrimenti impensato, capace di attivare un dialogo tra tempi, distanze e codici è quanto pare aver originato ELLISSI, il progetto di Giorgio Andreotta Calò, a cura di Leonardo Regano e parte del main program di ART CITY Bologna 2021, che ha preso forma negli storici spazi dell’ex Oratorio di Santa Maria degli Angeli, oggi LaBoratorio degli Angeli e sede di un centro di restauro, nelle prime settimane di maggio.

ELLISSI ha radici plurime, innervate in storie corali: per volere dell’artista, infatti, l’intervento site specific al LabOratorio – che ha origini in un progetto vincitore del bando Italian Council 2018, ‘Anàstasis’ (άνάστασις), realizzato in Olanda – si è accompagnato alla visione di una grande tela di Nicola Pulese (Venezia, 1946 – 2017), titolata emblematicamente ‘Allegoria familiare’ ed esposta per la prima volta al pubblico a Palazzo Sassoli; “La tela, lasciata per lungo tempo in stato di abbandono, è stata recuperata al Castello di San Pelagio da Calò assieme alla restauratrice Bruna Mariani, e ripristinata dall’atelier bolognese per essere collocata a Palazzo Sassoli” si legge nella nota ufficiale di ELLISSI che, in realtà, è interamente dedicato alla memoria di Nicola Pulese e Bruna Mariani.

La trasfigurazione dello spazio, generare comunioni derivanti dalla forza unica e tradizionale dell’apparato effimero, della quinta che stravolge in maniera straniante e affascinante ciò che si conosce e si immagina immobile è stato il compito portato avanti da Andreatta Calò: nella grande sala laboratoriale, tra strumenti di restauro e nell’antica matrice di architettura ecclesiastica, l’artista ha esposto la versione integrale dell’opera fotografica “Annunciazione”, realizzata nel 2018 in occasione di ‘Anàstasis’ (άνάστασις), nella chiesa Oude Kerk di Amsterdam. Essa è composta da dodici elementi ottenuti con la tecnica dell’impressione fotografica diretta, realizzata tramite luce naturale e mediante il contatto tra carta fotosensibile e le vetrate policrome dell’Annunciazione cinquecentesca di Lambert van Noort, nella Oude Kerk di Amsterdam, la più antica della città. Tutto, d’un tratto, immerso in una fulgida cromia scarlatta, ottenuta con rosse coperture delle vetrate dell’ex chiesa mariana bolognese, s’è trasformato in una immensa camera oscura, ove percezione retinica e percezione psichica si sono relazionate in modo speculare, avanzando non già e non solo nella messa a fuoco delle immagini, dei dettagli dei dodici elementi che come una grande pala si rivelavano al nostro sguardo, ma anche nel loro inusitato dialogo con gli elementi del laboratorio.

Ho avuto la fortuna di visitare ELLISSI accompagnata dal curatore Leonardo Regano che mi ha permesso una totalizzante immersione nel ritmo dialogico tra opere e luogo, tra spazi reali e arbitrali, in cui, minuto dopo minuto, al mutar della luce naturale corrispondeva una trasmutazione della luce all’interno della grande sala, capace, inspiegabilmente, di imprimere – per ripetere metaforicamente quanto realizzato da Andreotta Calò – nella mia mente ogni minuzia, ogni elemento componente l’Annunciazione. In pochi istanti ogni particolare ha iniziato a risuonare un’eco sorprendente nei miei occhi – sì, è un paradosso ed è la sensazione provata in quei momenti – rendendo palese la duplice volontà dell’artista: ontologica, legata al confronto tra luoghi distanti, filiazione del culto mariano, le cui radici architettoniche hanno permesso l’annuncio di una ‘Annunciazione’, in un raffronto filosofico, storico, linguistico ed estetico. Dall’altro lato, la seconda volontà è stata quella di modulare lo spazio come medium in grado di riprodurre, attraverso la sola luce naturale, l’incontro tra la Vergine e l’Arcangelo Annunziante. L’impressione – fotosensibile, gnoseologica, percettiva e soggettiva – ha potuto compiersi. Passato e Presente, Qui e Altrove si sono (con)fusi nel segno, non casuale, ma causale, della luce rossa, foriera di significati epistemologici altri, mentre la materia agiva a latere, in una sperimentazione continua, laddove si compie, ogni giorno, l’azione di restauro e recupero di ciò che è destinato all’oblio e dove Giulio Andreotta Calò ha posizionato elementi preparatori del processo maieutico, sì da generare ulteriori trame.

In tale tessitura, si torna a riflettere sulla titolazione del progetto: perché ELLISSI? È Leonardo Regano a spiegarlo nel testo critico: “L’ellisse è un elemento ricurvo, leggibile come un cerchio privato della sua rotondità – da qui la connessione con il termine greco ‘ἐλλείπω’  – schiacciato e allungato ai poli. E, proprio come un’ellisse, il progetto che Giorgio Andreotta Calò presenta al LabOratorio degli Angeli non è monocentrico ma insiste e ruota attorno a due luoghi, fuochi ideali per la sua orbita.” L’artista, creatore di due fuochi dell’ellisse, tra Amsterdam e Bologna, tra la Oude Kerk, il LabOratorio degli Angeli e Palazzo Sassoli, compie una visionaria trasposizione, in grado di rendere astratto il reale e il suo contrario. “L’immagine davanti a noi è una parte della Oude Kerk che si presenta e si rivela.” Si legge ancora nel testo critico di Regano; “Ed è anche il prodotto diretto della forza creatrice della luce. Nell’opera di Andreotta Calò essa è un elemento che si fa materia ed è in grado di costruire l’immagine; in altre parole, la radiazione luminosa diviene forma scultorea. Il soggetto scelto ci ricorda anche la sua imprescindibile valenza simbolica, il suo essere parusìa, segno evidente della presenza del divino. Alfa e omega, Incarnazione ed Espiazione si fondono nella modulazione che l’artista impone alla luce: il suo farsi rossa attraverso un sistema di filtri posti alle finestre dell’ex Chiesa di Santa Maria degli Angeli, invera nella nostra percezione il triste presagio sotteso nel messaggio che l’Angelo sta comunicando alla Vergine. Ma oltre la su valenza simbolica,il rosso trasforma l’ambiente in una grande camera oscura. La luce così filtrata diviene inattinica, incapace di impressionare l’emulsione sulla carta fotografica lasciando le immagini in latenza. Alla luce naturale creatrice si affianca la luce rossa inerte. La sua azione è quella di evidenziare lo spazio vuoto, renderlo percepibile attraverso il colore. L’atmosfera rossa crea uno straniamento percettivo perché rivela la natura originaria adibita al culto dell’ex Oratorio a quella odierna di ambiente di ricerca e sperimentazione sui materiali. Ma la doppia accezione della luce ci conduce soprattutto in un’astrazione dalla contingenza, che recupera il valore del sacro con cui l’artista ci spinge a confrontarci. La duplice valenza del dato luminoso racchiude in sé Cristo, il suo essere materia e spirito, che è pronto a rinascere dopo la morte.”

LabOratorio degli Angeli

Ciò che era e ciò che è (stato), Giorgio Andreotta Calò lo ha filtrato, per mezzo della luce, della sua vitale valenza, mutuando la Storia e le storie.

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.