Enrico Cattaneo, Senza titolo “Mercato del Sale” - Ritratto di Mauro Staccioli - 1981

Mauro Staccioli | [re]action

Il Comune di Soliera e la Fondazione Campori, hanno avviato, da qualche anno, un programma culturale di grande rilievo, chiamato ‘Castello dell’Arte’, capace di costruire una identità collettiva grazie alla memoria antica e contemporanea dell’arte. [re]action, la personale dedicata a Mauro Staccioli e curata da Lorenzo Respi è un nuovo capitolo di questo lungimirante racconto emiliano.

Preferisco il cemento, i laterizi e il ferro perché mi consentono di dare forma alle idee, di costruire idee. È l’artista che incontra il materiale che gli serve, è l’artista che individua la cosa da dire, è l’artista perché tale che trova la forma del senso del dire, non è e non è mai stato il contrario. Agli artisti resta l’ipotesi di una forma possibile di un progetto umano nel quale materiali e prodotti restano dei mezzi per costruire idee, per costruire vascelli indispensabili alle nuove possibili rotte.

Mauro Staccioli. Foto Louise Descamps

Inquietudini quelle di Mauro Staccioli, filiazione di ideologie che – come per noi, oggi, le tecnologie – erano determinanti per il progresso civile, nel solco di una ampia e profonda ricerca filosofica ed esistenziale che ha attraversato l’intera carriera di Staccioli. Una ricerca che, nel suo essere ante litteram e profondamente onesta, desiderava ‘fare esperienza dei luoghi’, come ricorda Lorenzo Respi, divenirne parte, esserne traccia in un racconto ancestrale in continuo divenire, essere reazione alle azioni del mondo e azione alle reazioni dell’arte e delle persone, entrando in dialogo con gli spazi dei luoghi attraversati – e amati – e con lo sguardo e le percezioni degli altri, grazie alla scultura.

Si dirà “Staccioli faceva arte site specific…” invero è così ma tale idea è accettabile solo e soltanto se si guarda al suo lavoro come primigenia forma di relazione tra opera e spazio abitato.

A dimostrarlo è la ricca retrospettiva ospitata dalla Città di Soliera, Mauro Staccioli [re]action, curata da Lorenzo Respi, in collaborazione con l’Archivio Mauro Staccioli e la Fondazione Campori, che ripercorre anni fondamentali mediante tappe che hanno composto la visione dello scultore, attraverso un percorso espositivo che induce l’astante ad interagire con forma e materia, senza subirne passivamente la presenza, bensì declinandone una funzione sempre nuova, una narrazione relazionale inattesa, sorprendente ed inusitata.

Staccioli ha modellato la forma, la materia – seppur trattavasi di materia non sempre duttile, tutt’altro – lasciando che essa fosse allegoria immaginifica e critica del suo tempo, impronta, traccia mnestica in un vuoto troppo assordante, in un vuoto che andava, in qualche modo, ridimensionato affinché fosse compreso, ovvero facendosi varco per una riflessione sino a quel momento disattesa.

Riflessione che, a monte, avveniva grazie ad un intrinseco dialogo tra Mauro Staccioli e il luogo scelto per una scultura, inteso come luogo antropologico ed orografico, in cui l’elemento umano diventava paradigma di misura e analisi per progettare la visione scultorea, emersione di suggestioni evocative e suggerite dalla forza di una geografia profondamente umana.

La mostra Mauro Staccioli [reaction], dunque, ha la capacità di restituire tale percezione ex post, ad iniziare dall’allestimento espositivo che narra – in un ideale cammino – la vicissitudine della pratica artistica di Staccioli, così come ne lascia emergere quei contatti intervenuti nel suo percorso: i contatti con il paesaggio ma anche i contatti con le persone, quell’istante prezioso della transizione tra logos e techné, della parola che prende spunto dalla storia e dei più piccoli protagonisti, i bambini, cui Staccioli ha sempre offerto un ruolo speciale, sia nella sua carriera di docenza che di artista.

Lavoro per gli altri e con gli altri.

Era solito ripetere l’artista e la sua attenzione, la sua propensione ad occuparsi delle persone più che degli oggetti, dello spazio urbano interpretato come luogo d’azione di una comunità e non come luogo di grandiosità monumentale, sono stati i tratti caraterrizzanti il suo modus operandi; un modo chiaramente leggibile nella mostra emiliana. Lorenzo Respi e Giulia Staccioli, erede e presidente dell’Archivio, hanno più volte sottolineato quanto l’intero allestimento espositivo abbia preso forma seguendo il tracciato ontologico di Staccioli, il cui pensiero di interazione attorno alle opere sia divenuto, poi, l’alveo nel quale procedere per evocare nuovamente quella volontà di reciprocità fisica ed intellettuale tra le sculture, le strutture e le persone, i visitatori, accompagnati, peraltro, da fotografie originali di Enrico Cattaneo, oltre che da disegni, parole e progetti spesso frutto di attività laboratoriali e da due opere video.

In tale immersione, in un simile percorso – che agguanta la ricerca di Staccioli dagli anni Settanta ai secondi anni Duemila – in cui il dentro e il fuori di e da un luogo non contano quasi più, poiché si mescolano quasi con ludico artifizio, esprimendo anche ‘il desiderio di governare l’insicurezza’ come ricorda in catalogo Alberto Fiz, la Città di Soliera ha risposto accogliendo la grande opera Portale installata a Soliera sino al 2024 nell’ambito di un più ampio progetto dedicato ai grandi maestri della scultura contemporanea italiana, anticipata già da opere di Arnaldo Pomodoro e volte, come sottolineato dal lungimirante Sindaco Roberto Solomita, ad offrire una nuova identità alla città, fissata in uno storico passato in grado di accogliere e rapportarsi con il presente, grazie all’arte – divenendone elemento dialogico nella trama urbana.

L’opera Portale di Mauro Staccioli installata a Soliera. Ph. Rolando Paolo Guerzoni #1

Forme semplici, elementari, quelle usate da Stacciolicome ricorda anche Massimo Bignardi, tra gli autori dei testi critici in catalogo – eppur capaci di interloquire con le coscienze critiche degli individui, mediante cui attraversare le confluittualità del contesto urbano, abbandonando, scientemente e con forza, la valenza di ‘ornamento’ spesso attribuito alla scultura. Così, come in ogni altro luogo il cui passaggio delle grandi sculture di Mauro Staccioli hanno provocato una rottura con lo status quo, anche Soliera è ora figlia di una nuova relazione, di una [re]azione che giunge dalla sfera della cultura, tenuta inverosimilmente immobile nell’epoca Covid19 ma che, ovviamente, così non è stata.

Dunque, è ora di reagire, di riappropriarci di uno sguardo critico che abbiamo riposto in un buio angolo di deresponsabilizzazione, all’ombra di una ipocrita autoassoluzione e tornare a guardare con gli occhi visionari, profetici e principi degli artisti, comprendere, grazie alla loro spinta filosofica, al loro operato metaforico, quanto i desideri di ognuno e di una comunità siano necessariamente una opportunità di crescita e sviluppo.

Fare scultura è essere in un luogo.

Affermava Mauro Staccioli; noi tutti siamo il luogo.

Considero la scultura una forma di comunicazione in qualche modo eroica nel nostro tempo caratterizzato dalla tecnologica e dalla comunicazione visiva – TV, cinema, foto. Ritengo il lavoro fatto con le mani una specie di difesa – e un attacco contro chi non ne tiene conto – della dimensione sensiibile del corpo umano.


Mauro Staccioli [re]action
A cura di Lorenzo Respi
Progetto Il Castello dell’Arte in collaborazione con Archivio Mauro Staccioli e Fondazione Campori
Castello Campori, Soliera (Mo)
30 ottobre 2021 – 30 gennaio 2022

Sabato, domenica e festivi, Ore 9.30-13.00 e 15.00-19.30
Ingresso libero previa presentazione del Green pass ed utilizzo della mascherina

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.