La Nomadic Art Gallery presenta la collettiva Nipple Twist

La Nomadic Art Gallery, galleria d’arte contemporanea e di arte pubblica fondata nel 2020 da Gie e Arthur Buerms, prosegue la sua esplorazione della scena artistica contemporanea neozelandese con la sua seconda mostra in situ, Nipple Twist.

Dal 3 dicembre 2021 al 14 gennaio 2022 la collettiva metterà insieme artisti neozelandesi in dialogo con i colleghi euroepei, come Oliver Cain (britannico), Chloe Marsters (di Auckland) insieme a Merijn Verhelst, l’artista francese Amat Gueye e la belga Layla Saâd, in un’indagine semantica e concettuale su una controversa parte del corpo femminile.

Inaugurando il programma 2022 di mostre digitali della galleria, dedicato esclusivamente alla scena contemporanea neozelandese, l’attesissimo Ocean Breeze, una vetrina di artisti, aprirà sul digitale di The Nomadic Art Gallery platform il 15 gennaio 2022 – rivisitando l’innovativa mostra Bottled Ocean del 1994 che per la prima volta ha portato l’arte contemporanea del Pacifico sulla scena internazionale. Nipple Twist può essere vista come una mostra in due parti, in cui le nozioni di genere e sessualità assumono un senso di evasione quando si incontrano nelle molte forme e significati che appaiono dietro il concetto di capezzolo. Espandendosi nei quattro spazi distinti della galleria, i cinque artisti abbracciano e rivisitano giocosamente le molteplici connotazioni della parte del corpo censurata, sia materialmente che nell’immaginario collettivo, mettendo in discussione i costumi culturali e le convenzioni sociali.

Passando alla comprensione materiale, letterale, del capezzolo, Oliver Cain, artista anglo-neozelandese che lavora ad Auckland, dà significato al resto della mostra. La fisicità delle sue sculture in ceramica sovvertite* riflette quella del soggetto in questione. I capezzoli stranamente frivoli emergono dai confini apparenti delle loro cornici rettangolari. Indicando il curioso tocco post-pop art di Cain, i colori luminosi e contrastanti delle 24 sculture in ceramica con cornice in legno mettono il capezzolo al centro della scena mentre una nuova irriverenza sostituisce il senso di iniziale erotismo. Gli intricati disegni e le stampe dell’artista di Auckland Chloe Marsters riflettono ulteriormente le domande di Cain. Assorbendo gli spettatori nell’abbraccio organico e sensuale delle sue figure femminili, Marsters propone una nudità morbida ma seducente. Circondate da spighe e foglie, le opere acquisiscono una materialità aggiunta, ma intoccabile, sottilmente suggestiva, allo stesso tempo sfacciatamente allettante e interamente feticizzata. Ambientate al piano inferiore sotto una suggestiva luce rossa, le sensuali fotografie dell’artista Layla Saâd spostano il feticcio sul santificato.

Amat Gueye, Caverne Mystère, 2021. Ink on glossy paper on mounted wooden box, 152 x 107 x 4 cm. Courtesy of The Nomadic Art Gallery and the artist

Tramite questi lavori traspira la controversia del capezzolo, sia per la scelta dei soggetti, donne senza nome che si incontrano ai margini della società, che nella parziale rappresentazione dei loro corpi. Attirati senza sosta da queste forme, gli spettatori sono costretti al confronto con il loro pensiero, con le loro protezioni senza senso: quelle di una società che impone il ripudio del corpo, che si basa sull’apparenza ma che censura senza motivo. In sostanza, rappresentando il capezzolo, Cain, Marsters, and Saâd assieme ne sconvolgono il significato , stravolgendo quello che non è altro che un costrutto sociale. “Scavando nel lavoro di questi artisti così diversi, ognuno dei quali va oltre il medium utilizzato dando un nuovo significato anche ad esso, si scopre una nuova nozione di capezzolo, un nuovo significato culturale, un senso universale che il capezzolo assume solo nell’ambito delle opere in questione. La cultura occidentale su questa parte del corpo viene scardinata, cambiata, stravolta, viene messa in luce la contraddizione di un radicato costrutto sociale”, dicono Gie and Arthur Buerms a proposito della mostra. Offrendo una nuova lettura concettuale del termine, Merijn Verhelst e Amat Gueye passano dalla rappresentazione all’interpretazione di un termine fortemente radicato nella cultura occidentale: i loro lavori sono il nipple twist, ciò che cambia il significato del termine e lo rovescia. Battute scatologiche e sui genitali riempiono i dipinti scultorei di Verhelst, evocando un iniziale sentimento di inutilità. Man mano che i multipli strati delle opere in legno appaiono gradualmente, mentre le macchie di vernice nera fuoriescono dai colori apparentemente gioiosi, emergono punti di ingresso nel mondo singolare dell’artista, cenni alla realtà dell’infanzia e al suo immaginario segreto, distorcendo la sensazione iniziale visiva degli spettatori, che vengono trasportati nel mondo di Verhelst.

Allo stesso modo, Gueye oscilla tra metodologia e casualità. La sua scelta deliberata del materiale e dei soggetti casuali arriva ad incarnare la natura volatile della cultura contemporanea. Nessuna immagine distinta è attaccata alle sue tele di legno. Invece, le forme sfocate suggeriscono misteriosamente i resti di un linguaggio visivo condiviso, quasi perduto – accenni appena percepibili a simboli pop, cartoni animati e ricordi d’infanzia. Di fronte a un significato annebbiato, gli spettatori si aggrappano a questi riferimenti, lasciati a vagare al confine tra immaginario e reale. Dando voce ai suoi infiniti significati fisici, culturali, storici e personali, la mostra spoglia il capezzolo da ogni definizione imposta, sconvolgendo così gli spettatori nella loro visione. Gli artisti vanno contro i significati imposti, si impegnano comunemente contro il flusso del conservatorismo e della censura, accogliendo un nuovo senso di libertà semantica e universale.

A sinistra: Merijn Verhelst, Untitled 1, 2021. Acrylic on wooden construction, 60 x 82 x 3.75 cm. Courtesy of The Nomadic Art Gallery and the artist. A destra: Oliver Cain, Yellow Pink, 2021. Ceramic and wooden frame, 40 x 45 cm. Courtesy of The Nomadic Art Gallery and the artist

Nipple Twist | 3 dicembre 2021 – 14 gennaio 2022