Damien Hirst, I Am, 1995, glass, painted steel, silicone, acrylic, plastic cable ties, stainless steel, sheep, and formaldehyde solution, 43 1/2 × 64 1/8 × 25 3/8 inches (110.5 × 162.7 × 64.5 cm) © Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS 2022. Photo: Prudence Cuming Associates Ltd

Gagosian London inaugurerà la prima mostra in assoluto sulle rivoluzionarie “Formaldehyde Sculptures” di Damien Hirst

“Volevo uno squalo abbastanza grande per mangiarti, inserito in una quantità di liquido sufficiente a farti immaginare di essere lì dentro con lui”. (Damien Hirst)

Gagosian ha annunciato “Natural History”, la prima mostra dedicata ai lavori in formaldeide di Damien Hirst. L’esposizione offrirà l’opportunità di ammirare oltre venti opere realizzate dall’artista inglese tra il 1991 e il 2021. Hirst sale alla ribalta nel 1991 con “The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living”, uno squalo tigre di oltre quattro metri conservato in una sorta di acquario di formaldeide. “Natural History” incarna il desiderio dell’artista di colmare il divario tra arte e scienza: la serie include una grande varietà di animali conservati, come pecore, colombe, una zebra e anche un “unicorno” (alcuni di essi sono sezionati, tagliati in sezioni trasversali o spellati). Questa mostra metterà insieme molti di questi lavori per la prima volta.

La prima opera della serie è “The Impossible Lovers” (1991), un mobiletto arredato con barattoli di vetro contenenti organi di mucca conservati. Ma la serie include anche opere con protagonisti una capra, (I Am [1995]), un pesce (Saint Philip [2005] e Love Is Blind [2008]), dei vitelli (Cain and Abel [1994] e The Ascension [2003]) e, ovviamente, squali (Myth Explored, Explained, Exploded [1993], tra gli altri). In esposizione ci saranno anche opere complesse come “The Pursuit of Oblivion” (2004), in cui carcasse di animali sono accompagnate da altri oggetti tra cui coltelli e un guanto in rete metallica. Come i titoli e le componenti delle opere suggeriscono, questi accostamenti combinano straordinariamente variazioni inaspettate dell’iconografia religiosa con investigazioni fenomenologiche e psicologiche su fatti ed eventi.

L’uso della formaldeide da parte di Hirst consente all’artista di presentare oggetti spesso disturbanti, con uno stile sapientemente fresco, clinico, adattando dispositivi formali identificati con il Minimalismo ad una riflessione sulla vita e la morte, sulla realtà e la fede. I grandi infissi di questi acquari hanno caratterizzato il suo lavoro sin dagli anni ’90, in opere come “A Hundred Years and A Thousand Years”. Le vetrine di Hirst sono radicate nella paura della fragilità e in un conseguente desiderio di isolare e proteggere. L’artista arriva alla conclusione che l’idea di un tentativo di preservazione è futile a fronte di una morte certa.

Damien Hirst è nato a Bristol e oggi lavora tra Londra e Devon. Alcune importanti collezioni internazionali conservano il suo lavoro: il Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli; il Museum Brandhorst di Monaco; il Museum für Moderne Kunst di Francoforte; lo Stedelijk Museum di Amsterdam; il Centro de Arte Dos de Mayo di Madrid; la Tate di Londra e tanti altri ancora. L’anno scorso si sono tenute tre mostre sull’artista inglese: “Mental Escapology”, a St. Moritz; “Cherry Blossoms”, presso la Fondation Cartier di Parigi e “Archaeology Now”, alla Galleria Borghese di Roma. Hirst ha ricevuto il prestigioso Turner Prize nel 1995.