Sculture in campo: ricerca e sperimentazione nel Parco Internazionale di Scultura Contemporanea di Bassano in Teverina

Intervista a Lucilla Catania, ideatrice e fondatrice del Parco Internazionale di Scultura Contemporanea di Bassano in Teverina, e Carola Natali sui valori insiti nella missione incorporata da questo luogo.

Arte, natura e collettività: a Bassano in Teverina esiste un luogo, quello di Sculture in campo, in grado di riformulare un rapporto primordiale con la materia artistica, ma anche con l’importanza del significato che assume, ad oggi, il termine di ‘artista’.

Ho avuto la fortuna di parlare di questo e di molto altro con Lucilla Catania, ideatrice e fondatrice del Parco Internazionale di Scultura Contemporanea di Bassano in Teverina, situato nel ricco territorio della Tuscia, e anche con Carola Natali, la prima studentessa che a Sculture in campo ha dedicato il primo lavoro di ricerca e indagine atto a restituire un’immagine esaustiva di ciò che comporta aver ‘incaricato’ un luogo naturale alla sacra missione di custodia non solo di opere scultoree contemporanee, ma anche di un valore ben mirato e depositario di una volontà concreta di dimostrare l’esistenza di un principio fondante di sostenibilità ambientale, scommettendo per questo anche sulle nuove generazioni come fattore competitivo di sviluppo e crescita.

Citando letteralmente dalla sezione ‘mission’ del sito di Sculture in campo si legge: L’obiettivo finale è quello di fare di Sculture in campo a Bassano in Teverina un vero e proprio case history internazionale in materia, partendo dall’assunto: lo sviluppo economico si realizza in rete ed è strettamente connesso a territori coesi, in cui il ben-essere individuale genera ben-essere collettivo, presupposto per l’empowerment di persone e comunità”.

Carola Natali: Sono Carola Natali, ho concluso il terzo anno dell’Accademia di Belle Arti “Lorenzo da Viterbo”, indirizzo “Scultura” e sono felice del percorso che ho fatto, è stata una bella esperienza. Il mio lavoro di ricerca, poi destinato a essere anche parte integrante della mia tesi di laurea, nasce da una riflessione sul panorama artistico contemporaneo del territorio della Tuscia, in particolar sul parco di Sculture in campo, uno spazio dedito all’arte contemporanea situato a Bassano in Teverina, aperto agli artisti del panorama nazionale e internazionale.

Eliana Masulli: La fondatrice di Sculture in campo è Lucilla Catania, scultrice romana. Come sottolineato da Lucilla, la tua ricerca nasce dapprima come lavoro destinato alla stesura della tesi di laurea, per poi svilupparsi come indagine anche come scultrice emergente. Cosa in particolar modo ti ha positivamente attratto del parco di sculture di Lucilla Catania?

C.N.: Il parco Sculture in campo si pone come una delle tante risorse, a mio dire significative, che offre il panorama artistico della Tuscia. Ho scoperto il parco anche grazie al professore Antonio Rocca, che ho poi scelto come relatore della mia tesi di laurea e che ha permesso a noi studenti di conoscere il territorio sotto il punto di vista della storia dell’arte. Quello che mi ha positivamente attratto del parco è stato un principio di fusione che si va creandosi tra arte in senso stretto e natura. Poi conoscendo Lucilla Catania mi si è aperto un mondo di ricerca che sto provando a trasmettere anche nella mia cifra stilistica. Interagire con il parco, inteso come luogo fisico ma anche concettuale, permette un confronto diretto con se stessi e con il proprio modo di concepire un percorso artistico.

E.M.: Creando un focus specifico sul rapporto tra arte, natura e individuo, secondo il tuo punto di vista, quale sarebbe un aspetto da porre in primo piano?

C.N.: Esemplare come, parlando di arte inserita in un contesto naturale, si possa anzitutto pensare a una forma di sensibilizzazione nella collettività verso il rispetto dell’ambiente. Dal punto di vista dell’ individuo, inoltre, è quasi magico notare come, inserito in un contesto naturale, anche l’artista stesso sia in grado di ‘spogliarsi’ di ogni sovrastruttura esteriore e sociale.

E.M.: L’arte in questo senso entra in gioco come mezzo sociale per ridare all’uomo l’identità di uomo, a prescindere dai ruoli sociali che investe e che percepisce su se stesso?

C.N.: Si esatto, d’altronde il ruolo della natura, il primo aspetto che tendiamo ad associare all’idea di natura, è proprio quello di essere fonte inesauribile di vita, di forza creatrice, quindi in qualche modo l’uomo e la natura riescono nell’arte a ritrovarsi in un principio identificatore.

E.M.: Nel tuo lavoro di tesi come sei riuscita a fare dialogare questi aspetti?

C.N: Immergermi nell’atmosfera del parco significa inevitabilmente imparare un linguaggio traendolo dal contesto stesso in cui le opere si inseriscono. La natura e le sue leggi sottintese che incontrano quelle con cui l’uomo prova a modellare la materia per trovare una forma e restituire alla collettività un’immagine, ovvero in tal caso una scultura in grado di rappresentare al meglio quello stesso processo di simbiosi con il parco che le accoglie. In tal senso ho realizzato Decomposizione: ho lasciato che una banana andasse incontro a un naturale processo di decomposizione su pietra. E nel processo, il primo elemento che ha lavorato sulla materia è stata l’acqua. Lo sguardo dell’uomo su una banana decomposta diviene al contempo un canale attraverso cui provare a conservare un oggetto comunque destinato a essere effimero, dunque a modificarsi con il passare del tempo.

E. M.: Qui con noi è presente anche l’ideatrice e fondatrice del parco Lucilla Catania. Com’è nata l’idea di Sculture in campo, Parco Internazionale di Scultura Contemporanea a Bassano in Teverina?

Lucilla Catania: Sono un’artista e sono trent’anni che faccio questo lavoro. Nel 2017 ho desiderato mettermi nuovamente in gioco con una mostra personale a cui tenevo moltissimo, a Roma e precisamente al Museo Carlo Bilotti, a Villa Borghese. Qui ho esposto enormi sculture. “InMateriale”, nelle opere proposte, ha rappresentato una summa delle esperienze vissute nei decenni precedenti. Sei delle grandi sculture in mostra, realizzate in marmo e pietra per l’occasione, sono poi diventate il nucleo fondativo di Sculture in Campo. Infatti, al termine dell’esposizione mi sono chiesta dove poterle collocare, non volevo in alcun modo che si andassero a perdere, quindi ho deciso di trovare un luogo che le potesse rendere ancora visibili a chi lo desiderasse. Ho acquistato una piccola casa a Bassano in Teverina immersa nella natura, dove ho deciso di collocare queste enormi sculture. Il parco è nato esattamente da questa intuizione, che corrispondeva anche a un desiderio inconscio di creare un luogo stimolante per la collettività oltre a rappresentare anche uno spazio attivo da  mettere a disposizione degli artisti. Essenzialmente sono convinta che l’arte riesca sempre a trovare alcuni canali di comunicazione con il mondo, con le persone.

E..M.: Cosa ti ha colpito maggiormente del giorno di inaugurazione del parco?

L.C.: Il ricordo più bello che ho è quello relativo al fatto di aver esteso l’invito all’intera cittadinanza, il sindaco, il gruppo archeologico bassanese. Questo perché  la mia idea è sempre stata quella di creare una liaison tra arte contemporanea e arte antica. Poi il parco ha cominciato ad attirare anche l’attenzione di critici d’arte e di altri artisti con cui all’epoca lavoravo. Così il parco di Lucilla Catania ha cominciato a essere un parco aperto a tutti gli artisti, ai giovani scultori in primis.

E.M.: Parlando di nuove generazioni, come hai tu stessa sottolineato, quale emergenza individueresti nel mondo dell’arte contemporanea in tal senso?

L.C.: Secondo me bisognerebbe cambiare la prospettiva: tra arte, vita e natura non credo possano esistere separazioni nette. Ed è attraverso il pensiero artistico, che è una forma di ricerca, che andrebbe rifondato un rapporto più fiducioso tra settori del sapere, lasciare dunque che si apra un dialogo, ad esempio tra la ricerca artistica, quella scientifica e quella filosofica. Sensibilizzare la collettività, sopratutto quella delle nuove generazioni, al rispetto verso l’ambiente, ad esempio, potrebbe essere un ottimo punto di partenza. I miglioramenti da apportare sono quelli di un allontanamento da un sistema di violenza, di abuso e di sfruttamento in senso generale. Il discorso potrebbe prendere pieghe più specifiche anche in merito al nostro modo di relazionarci in una società cosiddetta civile, ma anche in un principio di consapevolezza verso noi stessi come individui. Consegnare ai giovani artisti questa chiave di lettura potrebbe essere un tassello importante, un mattoncino da cui ripartire insieme..

E..M.: Dunque secondo te l’arte, intesa anche come linguaggio, come potrebbe porsi concretamente in quanto rivelatrice di importanti rivoluzioni sociali, ovvero di cambiamenti indirizzati a una maggiore consapevolezza?

L.C.: L’arte è un viaggio importante, ma non risolutivo. Andrebbero superate alcune logiche politiche, economiche, di potere, che difficilmente riescono a mettersi da parte a favore di una libera espressione. Però l’arte può trovare il modo di creare delle alternative. Ognuno di noi dovrebbe assumersi alcune responsabilità. Piccole, grandi, medie, non è importante, ma da quelle saper ripartire. Metaforicamente, ho cercato un’alleanza artistica all’interno del parco per provare a restituire anche fuori da quei confini un esempio, un’immagine di collettività che coopera al miglioramento di ogni sua più piccola parte, indipendentemente dal ruolo sociale o dal contesto in cui si vive.

E.M.: Carola, come prima studentessa che ha svolto un lavoro di ricerca sul Parco di Sculture in campo, l’idea di collettività nel mondo dell’arte a quale processo o immagine ti riconduce istintivamente?

C.N.: Il primo esempio di ricostruzione condivisa, di collettività che unisce le proprie forze al fine di ridare vita a un luogo è quello di Gibellina. Lì proprio gli artisti si sono riuniti per ridare un’immagine a un territorio totalmente colpito, non solo da eventi naturali ma anche istituzionali e politici. L’arte è intervenuta su un settore specifico. L’idea stessa di collettività è una forma riflessa di intervento diretto su un sistema di valori che ha sempre la possibilità di ridare voce a un principio di ripartenza, e attuarlo nel modo migliore possibile.

E.M.: E tu Lucilla cosa pensi a riguardo?

L.C.: Nessuno di noi è eterno quindi è necessario assumere uno sguardo lungimirante per rendersi conto che se si desidera realmente che qualcosa duri e si tramandi, allora occorrerebbe porre le basi affinché questo accada. Per farlo devi fare una serie di passi in grado di costruire una rete, riformulare un dialogo forte e concreto anche con le istituzioni, che non dovrebbero esistere per creare distanze ma per connettere e verificare che esperienze artistiche di tutela e di valorizzazione, seppur diversificate tra loro per approccio alla materia artistica, assumono comunque una parte considerevole che va ascoltata e supportata. Ho avuto proprio dei maestri, dei punti di riferimento sui quali poi sono partita, perché partire dal nulla è veramente difficile, poi c’è stata una fase in cui ho dovuto azzerare tutto per trovare il mio percorso da compiere. Quello che posso dire, per concludere, è che ciò che oggi è cambiato è principalmente il modo in cui ci si definisce artisti. Artista non significa solo esporre un’opera d’arte, ma anche esporre se stessi al rischio della comunicazione. Pensare alla materia dell’arte diviene dunque un modo per riformulare anche un modo più genuino per comunicare un pensiero e tradurlo in azione. Ho creato Sculture in campo per restituire l’immagine, seppur in piccola scala, che tutto questo può realmente accadere partendo da molto poco, talvolta anche da nulla.

Sito web Sculture in campo: https://scultureincampo.it/