Giulio Paolini. Il mondo nuovo

Un tavolo antico, una seggiola dalla seduta vellutata bordeaux, un insieme di cornici che custodiscono collage fotografici; Il mondo di prima (2020) accoglie il visitatore in un’atmosfera intima e famigliare dove immediatamente traspare il protagonista principale della mostra: il tempo.

Giulio Paolini (Genova, 1940) arricchisce i preziosi spazi della galleria Massimo De Carlo presso Palazzo Belgioioso a Milano con una serie di interventi puntuali – talvolta ironici, talvolta onirici – i quali traggono ispirazione dall’affresco Il mondo nuovo (1791) realizzato da Giandomenico Tiepolo (1727-1804), un omaggio all’artista veneziano dichiarato sin dall’omonimo titolo dell’esposizione.

L’artista a noi contemporaneo reinterpreta la scena pittorica del XVIII secolo seguendo la matrice concettuale che ha sempre contraddistinto la sua poetica, creando un sistema aperto e non finito in cui la visione si trasforma in un processo di attesa in divenire e tendente all’infinito, dove lo scorrere del tempo si fa motore che alimenta la curiosità di chi osserva nella direzione di un futuro sconosciuto e misterioso.

La chiave di lettura è racchiusa nello sguardo – “questione di sguardi” per dirla alla John Berger: nell’affresco del Tiepolo la folla, che non sa di essere osservata dal pittore il quale la ritrae di spalle, è radunata attorno ad un cosmorama ed è immersa dentro ad un paesaggio esotico, la cui visione è però negata all’occhio dell’osservatore; allo stesso modo Paolini offre lo scenario di un “mondo nuovo” in cui il passato, il presente e il futuro vengono sospesi nella forma dell’opera dove lo sguardo, acquisendo frammento dopo frammento, organizza una configurazione critica delle immagini, senza però mai averne pieno accesso.

Emblematica è Expositio (2019-20) – al centro del salone – la quale ricrea una scenografia attraverso quattro basi, ognuna delle quali ospita un oggetto, che divengono parte dello scenario in cui l’opera potrà generarsi e prendere corpo – come si evince dal titolo – dove però la visibilità dell’opera stessa si sottrae al nostro sguardo, escludendo così lo spettatore dalla visione.

Analogamente Il mondo nuovo (2020), costellazione di 23 collage – ciascuno contenente un frammento tratto da opere su carta recenti dell’artista ispirate all’omonimo affresco – fluttuanti intorno ad una grande cornice dorata centrale che ospita un foglio vergine, restituisce un’immagine discontinua e disseminata in cui lo sguardo si perde nel cortocircuito spazio-temporale trovandosi davanti all’impossibilità di cogliere una visione unitaria dell’opera.

Risulta evidente la volontà di Giulio Paolini di uscire dal naturale ordine di scorrimento del tempo per collocarsi in una dimensione parallela di eterno presente in cui l’opera proietta lo spettatore verso un “mondo nuovo”, attraverso un gesto di curiosità per l’ignoto, il quale – senza di esso – rimarrebbe impenetrabile.


Giulio Paolini. Il mondo nuovo
Massimo De Carlo – Palazzo Belgioioso, Milano

Angela Faravelli

Dopo la laurea in Scienze dell’Architettura presso il Politecnico di Milano ha approfondito ulteriormente la progettazione museale e l’exhibit design con un focus specifico sull’arte contemporanea conseguendo la laurea magistrale in Visual Cultures e pratiche curatoriali all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Attualmente svolge attività giornalistica per testate multimediali e cartacee di settore, collabora con enti pubblici e privati in ambito curatoriale e di ufficio stampa, inoltre si occupa di coordinamento editoriale e della gestione di archivi d’artista. Penna della Rivista Segno cartacea, è referente per la zona Milano, Lombardia e per la Svizzera italiana per Segnonline. angela.faravelli@segnonline.it