Francesco Maluta

Francesco Maluta intervistato da Lorenzo Kamerlengo per The Hermit Purple, Luoghi remoti e arte contemporanea su Segnonline

Parlami di un tuo maestro, o di una persona che è stata importante per la tua crescita.
Uno dei miei maestri una volta mi disse di cercare l’insegnamento in ogni nuova persona che avessi incontrato e in ogni nuova esperienza che avessi vissuto. Per cui evito di tediarvi con un lungo elenco.

Quali sono secondo te il tuo lavoro/mostra migliore ed il tuo lavoro/mostra peggiore? E perché?
Il mio peggior lavoro/mostra è stata l’ultima ma al contempo è stata anche la migliore. Considero i lavori e le mostre un susseguirsi di tentativi e di sperimentazioni da cui nascono nuove idee. Spesso i fallimenti rivelano in seguito delle potenzialità eccezionali. Il mio lavoro basa le sue fondamenta proprio sull’errore.

Se ti ritrovassi su un’isola deserta, proseguiresti la tua ricerca artistica? Se sì, in che modo?
Penso che il lavoro dell’artista sia principalmente riflessivo e per questa sua caratteristica sia praticabile sempre e ovunque, anche su di un’isola deserta.
Probabilmente sarei costretto a rivedere i materiali con cui abitualmente lavoro in base a ciò che l’isola offre.

In che modo sta influendo l’isolamento di questo periodo su di te?
Riflessione e isolamento in genere sono buoni alleati. Ho molto più tempo per leggere e disegnare, per cui mi sento di poter dire che questa condizione anomala influisce positivamente sul mio fare.

Francesco Maluta, On Off, 2018.
200×180 cm, olio su tela