Elisabeth Hölzl, Gina Klaber Thusek | Eliografie, incomplete.

Kunst Meran | Merano Arte ospita Eliografie, incomplete, duplice retrospettiva sulle artiste Elisabeth Hölzl, Gina Klaber Thusek, protagoniste di arte e vite sideralmente incrociatesi. A cura di Ursula Schnitzer, visitabile sino al 5 giugno, è un viaggio a ritroso nelle pieghe di luoghi, storie e tempi di due donne, due artiste, due visioni.

Eliografie, incomplete. Lichtpausen, lückenhaft è un racconto di vita, un viaggio a ritroso, una trama fitta di tasselli e prospettive, di affezioni e formalizzazioni in grado di definire le tracce di due artiste, due donne, due menti: Elisabeth Hölzl e Gina Klaber Thusek. Merano, città diversamente appartenente ad entrambe, rende omaggio a Gina Klaber Thusek attraverso un racconto nuovo, quello di Elisabeth Hölzl, negli affascinanti e storici spazi del Kunst Meran, grazie all’illuminata curatela, quella di Ursula Schnitzer.

Frammenti. Parole. Memoria. Sentimenti. Ricordi. Tracce. Parole. Sculture. Disegni. Fotografie. Desiderio. Eros. Eterno femminino. Geografia. Storia. Dialogo. Diario. Lettere. Affezione. Nostalgia.

In questa sequenza di termini apparentemente elencati senza alcuna regola elementare, è racchiuso il filo invisibile che lega le due artiste Elisabeth Hölzl e Gina Klaber Thusek e che, all’interno della duplice retrospettiva loro dedicata, designa quell’itinerario ontologico ed estetico in grado di farsi intenso intreccio di un racconto che avanza, negli originali spazi museali, come fosse una concatenazione fitta e viscerale di alterità altrove plasmate, la cui energia, però, esprime oggi i valori di una identità ritrovata e rafforzata.

Eliografie, incomplete è, in primis, l’incontro tra due donne conosciutesi a Merano negli Settanta: Gina Klaber Thusek “era un’artista ormai matura che aveva superato due guerre mondiali, sperimentato il confino a Merano e vissuto 16 anni da apolide; Hölzl era invece una giovane agli albori della propria evoluzione artistica. Benché le due artiste facciano parte di generazioni distinte e siano state plasmate da circostanze della vita del tutto differenti, sorprende la ricchezza di relazioni tra le loro opere” si legge nel comunicato ufficiale che accompagna il progetto curato da Ursula Schnitzer.

50 anni dopo il loro primo incontro, avvenuto nel 1973, Eliografie, incomplete segna un inatteso ed emozionante modo di ritrovarsi. La memoria originata dall’immenso e prezioso lascito di Gina Thusek del Palais Mamming di Merano è stata forza ispiratrice per Elisabeth Hölzl, non più la bambina degli anni Settanta affascinata dall’adulta artista, ma una artista contemporanea il cui linguaggio e la cui poetica hanno permesso di generare un dialogo a due voci capace di travalicare i limiti dello spazio, del tempo e persino della morte.

Evocazione è un ulteriore lemma che potrebbe essere aggiunto a quanti già elencati, con un significato non già e non solo filosofico ma anche materiale, vettore di una nuova ritrovata unità all’interno della mirabile conversazione tra le opere della Hölzl e della Thusek. Addentrandosi negli spazi del Kunst Meran, si entra nelle loro vite, due artiste che, d’improvviso, divengono due donne le cui memorie, le cui azioni, le cui profonde sensibilità, si fanno tangibili, per alcuni istanti, in particolare quelli guidati dalla Hölzl: è così che ci si sente ‘semplicemente’ in compagnia di Gina ed Elisabeth.

Al susseguirsi di reperti, opere, tracce della vita della Thusek fanno da contraltare le opere della Hölzl che, se da un lato funzionano come specchio di una visione mai davvero apprezzata e compresa – quella di Gina Klaber Thusek – rivelano il solco scavato dalla sua allieva, in cui libertà di pensiero e azione hanno agito quale spinta ereditaria di uno studio intimo sul sé e di un racconto manifesto.

Se molti sono i punti di contatto nelle matrici ontologiche e maieutiche delle due artiste, la mostra assume il ruolo di ricostruzione di mini mondi personali che dialogano secondo i termini di un linguaggio amorfo e profondo nel quale, però, il pubblico è invitato ad entrare quale collettore di ulteriore discussione.

Difficile sarebbe racchiudere nelle poche righe di un focus editoriale il numero di variabili che ogni opera, ogni dettaglio del minuzioso, sapiente e narrativo allestimento, è in grado di farsi accogliere nella sensibilità dell’astante.

Le singole sezioni della mostra ripercorrono così temi e situazioni di vita che rivestono un ruolo importante nell’attività di entrambe le artiste. Amore, nostalgia, desiderio; la fotografia come metodo narrativo ed espressione di introspezione; nuovi percorsi nella scultura o una spiccata affinità nel lavoro artistico con i tessuti sono soltanto alcune delle sfaccettature messe in rilievo dalla mostra.

Sezioni che non offrono solo uno spaccato di indagine storiografica, artistica e biografica all’interno della curatela di Ursula Schnitzer, bensì funzionano quale viaggio ascensionale nella visione di una libertà sfiorata ed oggi mostrata, finalmente.

Nel contatto tra i nostri occhi avviene un incontro, la vista, senso distante, ci lambisce, anche i nostri occhi hanno superfici che possono sfiorarsi come nel bacio. Toccare significa mettere in moto. Essere toccati significa entrare in subbuglio ed essere (com)mossi.

Nelle parole di Elisabeth Hölzl tratte da Diary libro d’artista che funge da catalogo della mostra ma teso a diventare diario personale ex post di ogni visitatore – si evince lo svelamento di una dimensione epifanica altra, in cui alla poesia dei sensi si missa quella del fare artistico, del violare le sovrastrutture di gabbie sociali e storiche che solo l’arte ha modo di sovvertire. Il legame maestra|allieva tra Gina Klaber Thusek e Elisabeth Hölzl riporta in scena il valore di una prospettiva, quella femminile, disattesa da un Novecento egotico e da un Duemila che non ha imparato il senso della purezza priva di meschino interesse.

A partire dal titolo scelto per la doppia retrospettiva, è nell’incompletezza di attimi che si rivela l’immagine di una cosmogonia creativa diarchica e sensibile, in cui la suggestione evocativa di un tempo altro da sé, di un luogo – Merano – uguale e opposto, genera un panorama inatteso, sorprendente, in cui il passato ed il presente si ritrovano, come negli scritti dei diari e delle lettere di Gina Klaber Thusek, nella sua poliedrica carriera e nei linguaggi plurimi scelti anche da Elisabeth Hölzl, a ricomporre qualcosa rimasto sospeso. Come sospeso è l’attimo cui si chiede di arrestarsi per la sua bellezza, invocato dal Faust ed oggi tradotto in un’opera della Hölzl o come sospesa sulla città è la terrazza del Kunst Meran, divenuta Piazza Gina Klaber Thusek.

Exhibition view “Elisabeth Hölzl, Gina Klaber Thusek. Lichtpausen, lückenhaft”. Foto Andreas Marini

Sarebbero e sono moltissime le trame da sviluppare di questa mostra che è viaggio in un ‘non più’ ed un ‘non ancora’ ma troppe cose potrebbero essere svelate e rompere l’incanto di un nuovo diario artistico che va, invece, vissuto, camminando tra le sue pagine e le sue sale.


ELIOGRAFIE, INCOMPLETE Elisabeth Hölzl, Gina Klaber Thusek Kunst Meran Merano Arte
Via Portici 163, 39012 Merano
Dal 5 marzo al 5 giugno 2022
Martedì – sabato: ore 10-18 / domenica e festivi: ore 11-18 info@kunstmeranoarte.org | www.kunstmeranoarte.org

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.