Claudio Olivieri. Infinito visibile, Mantova. Installation view. Ph. Fabio Mantegna

Claudio Olivieri e il suo ‘infinito visibile’

Lo scorso 8 ottobre la Galleria Arte Contemporanea di Palazzo Ducale di Mantova ha inaugurato una preziosa personale di Claudio Olivieri, a cura dell’Archivio che porta il suo nome, accompagnata da testi critici di Arianna Baldoni, Matteo Galbiati e Gianluca Ranzi. Un viaggio nella vita dell’artista che prende avvio dall’Archivio Claudio Olivieri, luogo iniziale e fondamentale per una profonda conoscenza della sua mirabile poetica.

Pittura è ciò che si fa sguardo, vedere senza origine.

È attraverso la pittura che l’invisibile

permea il visto delle propria promessa.

Ma la pittura è anche corpo, fisicità, presenza.

La pittura non è solo Progetto ma anche Destino.’

Claudio Olivieri, Metempsicosi, 1984, olio su tela, 220×200 cm, Ph. Fabio Mantegna, Courtesy Archivio Claudio Olivieri, Milano

Claudio Olivieri così narrava della Pittura, spostando l’attenzione sugli aspetti intrinseci del linguaggio pittorico indaganti la dimensione filosofica legata al ‘fare arte’, o meglio, all’artifizio che l’artista è in grado di costruire come promessa di sfondamento verso la comprensione del reale, attraverso un viaggio che è, al contempo, discesa negli abissi inconsci e riemersione verso la superficie conscia.

Infinito visibile, lirico ossimoro eppure fonte tangibile del rapporto dialogico tra significato e significante, tra forma della parola e sconfinamento dell’ultra forma, è il titolo, emblematico ed onirico, scelto per la personale dedicata a Claudio Olivieri dalla Galleria Arte Contemporanea di Palazzo Ducale di Mantova, città nella quale l’artista ha trascorso l’infanzia. La mostra, curata dall’Archivio Claudio Olivieri, costituitosi da pochi mesi, intende essere la prima azione istituzionale di una precisa volontà di Eleonora Olivieri e del team di esperti guidato da Arianna Baldoni di portare avanti la ricerca sull’artista, di promuovere i semi della poetica e dell’indagine concettuale della sua produzione, oltre allo svolgimento del lavoro classico affidato ad un archivio; non è un caso, infatti, che l’Archivio abbia la propria sede in quello che fu lo studio di Olivieri, luogo sospeso tra il presente ed un passato ancora latore di un flusso percettibile e necessario, affatto pronto a farsi solo memoria bibliografica.

Infinito visibile, dunque, è una tappa all’interno di una cartografia ampia, che comprende e perimetra un universo costituito da opere che, come affermato da Matteo Galbiati sono “profondamente di Olivieri” poiché sono lavori conservati in atelier e che, oggi, si mostrano al pubblico, in foggia di esposizione, sino al prossimo 21 novembre. Un viaggio “in un mondo inesplorato” asserisce Arianna Baldoni, che si apre “alla visione, alla lettura dell’enigma, alla definizione dell’ombra, alla conoscenza del sé” ed è suddiviso per momenti capitali nella gestazione pittorica della carriera dell’artista il quale, con Mantova, sua città d’infanzia, ha sempre avuto e custodito un legame d’elezione, quasi che la città, le sue campagne, le sue peculiari atmosfere, dissimili da altrove, fossero una sorta di nucleo gravitazionale tramite cui sperimentare la convergenza tra materia e forma, tra luce e cromia, aspetti che contraddistinguono l’intera ricerca di Claudio Olivieri.

È così che, nelle sale di Palazzo Ducale, si procede secondo un itinerario cronologico ma non razionalmente ritmico, bensì pronto a farsi conversazione con l’astante, con il suo stupore, con il suo ipnotico desiderio d’avvicinarsi e lasciarsi ammaliare, in maniera sinestetica, dalle opere in mostra, sia quelle di grande formato – altro tratto subitamente riconducibile alla prospettiva dell’artista – sia quelle di piccola misura, carte e studi che hanno la capacità di portare la mente dell’osservatore verso la forza del gesto compiuto in maniera epifanica venti, trenta o quaranta anni fa.

Ogni stanza che si sussegue è un avanzare verso un più ampio respiro visivo – altro paradosso –  poiché spazio, forma, luce e colore rompono gli indugi e nella loro distinguibile danza che pur si fa nebulosa, magnetica ed indistinta fisionomia, emerge la fascinazione per un equilibrio precario del mondo, della sua relazione con l’uomo e del rapporto tra uomo e natura. Nel mare magnum d’opere – da intendersi come flusso materico continuo – a fare da appiglio nel cammino d’indagine e appropriazione del verbo pittorico d’Olivieri, sono le titolazioni delle opere che, dagli anni Settanta ai secondi Duemila, propongono una incursione nel crogiuolo intellettuale che ha sempre animato l’artista. Ecco, perciò il mito classico – liberato dall’edulcorazione di certa letteratura – compiere uno sforzo di verità in quello che era l’hic et nunc ontologico del pittore, così come l’assenza, spesso, di una specifica nomenclatura, ad esaltare l’amore per l’immateriale ancestrale cui talune opere rimandano.

Avevo già visto, oltre che in altre importanti mostre, le opere di Claudio Olivieri negli scatti di Fiorella Iacono, la quale aveva colto appieno quella capacità ‘incantevole’ del pittore di saper rendere spirituale il potere di una luce immaginifica e cosmogonica, in cui il limite tra dato oggettivo e soggettivo si assottiglia sino quasi a scomparire.

“Per un pittore, ormai, si tratta di trasformare un esilio in frontiera.” È questa una delle affermazioni di Olivieri che campeggiano nelle sale di Palazzo Ducale a Mantova, parole che accompagnano i visitatori a porsi su quel limite, quel varco che è al tempo stesso spazio convesso e concavo, linea di frontiera dove le “apparenze si mutano in apparizioni” e che Gianluca Ranzi ben sintetizza nell’affermare che ogni “opera dunque accade davanti agli occhi dell’osservatore”.

Claudio Olivieri in studio, Ph. Matteo Crosera, Courtesy Archivio Claudio Olivieri, Milano

Infinito visibile è forse la sospesa dimensione del sublime? O è il luogo laddove tutto si sublima nell’interpolazione tra apparizione e sparizione? Nell’insondabile si pone questa mostra, punto di arrivo e di avvio contestuale di una nuova narrazione che fa dell’arte di Claudio Olivieri traccia prediletta di una sconfinata e simultanea visione, creazione di una prospettiva che, se dapprima era privilegiata perché personale, oggi si fa dono allo sguardo universale dell’altro da sé, in ciò che Matteo Galbiati afferma essere quel “poetico e lirico sforzo di cercare di elevare ad una dimensione altra il nostro sguardo di uomini trattenuti entro un orizzonte ristretto”.


Claudio Olivieri. Infinito visibile

A cura di Archivio Claudio Olivieri

Palazzo Ducale, Mantova

8 ottobre – 21 novembre 2021

Catalogo con prefazione di Eleonora Olivieri, testi critici di Arianna Baldoni, Matteo Galbiati, Gianluca Ranzi

Ufficio Stampa CSArt – Comunicazione per l’Arte

Opening: venerdì 8 ottobre

Orari: da martedì a domenica ore 10.00-18.30

Ingresso libero previa presentazione del Green pass ed utilizzo della mascherina

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.