Il primo progetto: Africa Universe. Chapter 1, Januario Jano: “Anthropocene” ospita, tra settembre e novembre, le opere dell’artista angolano Januario Jano (1979), la cui ricerca indaga la moderna cultura pop africana attraverso dipinti, installazioni, fotografie e performance. Di seguito, tra novembre e dicembre, si apre il secondo capitolo del progetto: Africa Universe. Chapter 2, Troy Makaza: “Visceral Politics” in cui il giovane artista, nato a Harere in Zimbawe nel 1994, esplora la piega negativa che ha preso il consumo alimentare nel suo Paese, a causa della globalizzazione, attraverso intrecci di trame variopinte composte da silicone industriale.
Il 2020 si apre con il terzo capitolo; un’esposizione collettiva di artisti la cui poetica viene associata al movimento della Pittura Popolare nato a Kinshasa, nella Repubblica Popolare del Congo. Le tematiche trattate da tale corrente artistica sono volte a mostrare come le tradizioni culturali radicate nel territorio siano state dissacrate dalla modernità, dall’urbanizzazione, sottolineando, con cinica ironia, lo sfruttamento, le guerre e le rivoluzioni che si celano dietro gli aiuti internazionali ed al falso benessere delle metropoli africane.
Un linguaggio figurativo ricco di contraddizioni quello presentato da Africa Universe. Chapter 3, The Art Of Storytellers. The continuation of the tradition: from Chéri Cherin to Amani Bodo, che vede in mostra opere di artisti di diverse generazioni come ad esempio: Claude Bosane, Trésor Cherin, Luc Mukoko, Gedeon Ndonda e Sam Ilus.
Ogni tela è il racconto di un vissuto quotidiano, di situazioni sociali e politiche, rese ancora più interessanti da una fredda e distaccata critica nei confronti della collettività moderna.
I colori sono vivaci ed i soggetti sono esposti in modo chiaro dagli Storytellers, che raccontano episodi caratterizzanti la loro insofferenza, attraverso una tecnica associabile a quella del fumetto.
Il tema viene trattato attraverso i diversi linguaggi interiorizzati dai singoli artisti, Gedeon Ndonda ce ne parla in senso metaforico in Lex Bureaux du Bourau, dove un uomo d’affari, membro della così detta SAPE (Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes), riceve l’attenzione di quattro donne provocanti, mentre in primo piano dei topi mangiano banconote dalla sua valigetta.
La denuncia posta dagli artisti nei confronti della corruzione che la società contemporanea ha apportato ai valori un tempo esistenti, è sia didascalica e descrittiva, quasi da infastidire l’osservatore, sia simbolica e allegorica, come risulta dalla poetica di Amani Bodo nell’opera Bébé Africa prends son envole, in cui un bambino sta per prendere il volo sul dorso di un elefante, le cui orecchie si son tramutate in ali di farfalla.
La Galleria Primo Marella ci offre una prospettiva del contemporaneo che indaga la società capitalizzata di un altro continente, quello africano.