Whatever It Takes

«Whatever it takes» («costi quel che costi») è divenuto l’emblematico slogan del discorso tenuto da Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea durante la crisi economica del 2012 – addirittura entrato a pieno titolo nella prestigiosa enciclopedia Treccani – per definire in modo inequivocabile gli sforzi sostenuti dalla Bce per sostenere l’euro.

Oggi Mario Draghi non è più alla guida della Bce e la School for Curatorial Studies Venice fa propria l’espressione per presentare il prossimo progetto che avrà luogo nelle giornate del 25-26-27 settembre presso la Galleria A plus A di Venezia.

Un unico e vero mercatino del baratto in cui non sono fissati prezzi, la moneta è completamente bandita e le uniche forme di scambio accettate saranno oggetti, tempo e competenze per ottenere in cambio le opere esposte dagli artisti, principali protagonisti dell’happening. Le parti coinvolte così pattuiranno per iscritto un informale gentlemen’s agreement, un atto di fiducia in cui ci si impegna a rispettare il baratto. Tra gli artisti coinvolti saranno presenti Alvise Bittente, Barbara Baroncini, Giacomo Bianco, Barbara De Vivi, Barbara Prenka, Giorgio Andreotta Calò, Giulia Querin, Lucia Veronesi, Rachele Maistrello, Iriana Bujor.

Ma cosa sarà possibile scambiare durante l’evento e quali sono i reali bisogni manifestati dagli artisti invitati? Non mancheranno richieste curiose: vecchi giocattoli e album di famiglia o il racconto di una serie di barzellette divertenti. Qualcuno scambierà la propria opera con l’idea per un progetto futuro, mentre qualcun altro desidererà imparare una nuova lingua, collaborare con un compositore, trasferirsi per una residenza artistica, ricevere un testo critico sul proprio lavoro, produrre un’opera in vetro soffiato con gli artigiani di Murano e saziarsi con un vassoio di 12 tramezzini per combattere la nostalgia di Venezia. Queste sono solo alcune delle richieste avanzate dagli artisti a fronte delle quali sono disposti a cedere un proprio lavoro al fine di creare relazioni e collaborazioni con il pubblico partecipante.

L’evento, ideato a gennaio 2020 prima della pandemia, esclude l’utilizzo di qualsiasi valuta per rendere evidente ciò che durante i mesi del lockdown è diventato manifesto: le nostre reali economie derivano da una serie di bisogni concreti e dalla reale interdipendenza tra le persone. Il compito delle Banche Centrali di mantenere la stabilità dei prezzi è fallito di fronte alle nuove esigenze a cui siamo stati catapultati: il prezzo del petrolio è crollato e gel igienizzanti, mascherine e lievito sono stati per mesi introvabili avviando una nuova caccia all’oro.  

In antitesi all’approccio istituzionale e formale di mostra, Whatever it takes lascia spazio allo sviluppo di relazioni umane e favorisce uno scambio qualitativo che risponde alle necessità degli artisti e dei fruitori, costituendo il preludio di quella che potrebbe rivelarsi una pratica concreta e duratura nel tempo. Un esperimento di stampo sociale, mosso dal desiderio di creare una comunità sinergica, umana e simbolica che di colmi le crepe del sistema economico contemporaneo.

La School for Curatorial Studies Venice è stata fondata da Aurora Fonda nel 2004 a Venezia con lo scopo di creare un laboratorio aperto per le arti visive e tutte le professioni correlate all’ arte contemporanea. Il Corso in Pratiche Curatoriali e Arti Contemporanee, ora giunto alla sua 27esima edizione, affronta sia il lato teorico sia quello pratico con un approccio sperimentale, culminando in un evento finale organizzato dagli studenti partecipanti. Il corso è un progetto ambizioso e stimolante, in grado di aprire ad una visione del complesso mondo dell’arte contemporanea.


Galleria A plus – Calle Malipiero, 3073, 30124 Venezia 25-26-27 settembre 2020 Orari: 10.00 – 20.00

Info e prenotazione obbligatoria: info@aplusa.it o 041 2770466