Jacopo Benassi
Jacopo Benassi, No Title Yet!, 2017, Short Theatre, Roma

Jacopo Benassi

Le fotografie performative di Jacopo Benassi al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.

Jacopo Benassi rintraccia quella storica affinità elettiva tra fotografia, musica e performance, concentrando la sua attenzione sulle atmosfere underground dei club, in cui risuona il punk e la gente poga. Dalla luce dei flash emergono dettagli di corpi e situazioni di vita notturna, in cui è fortissimo il ruolo della musica (si pensi all’esperienza del club Btomic, gestito dallo stesso fotografo con alcuni amici). Ma è il suo corpo il comune denominatore, dalle fotografie dei suoi incontri sessuali agli autoritratti, fino ai video e alle performance. In Punk is Dead (2018) Benassi passa il tempo a pettinarsi i capelli, mentre in Play (2019) si esibisce nudo alla batteria, in una jam session sfiancante in cui passa dal rullante e i piatti al suo corpo, ma senza concederci nel video nessun suono. Tutto è concentrato sul bianco e nero possente e lucido che contraddistingue anche lo stile delle sue foto. Ma nella performance Benassi plays Benassi (2018) ecco restituirci il suono del suo stesso corpo, che registra e campiona con microfoni radiocomandati, mentre nel frattempo scatta fotografie che vengono proiettate a grandi dimensioni in tempo reale. In Rollers (2019) la performer Sissi pattina freneticamente al buio mentre Benassi campiona e suona sempre più forte i suoni generati dal passaggio dei pattini su due pannelli metallici, posizionati rispettivamente su di un microfono e una chitarra. Quando il climax è raggiunto, Benassi inizia a fotografare, illuminando la sala con la violenza dei suoi flash e proiettando in tempo reale le immagini catturate. 

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato ha inaugurato l’otto settembre la sua mostra Vuoto, a cura di Elena Magini, che riunisce venticinque anni di lavoro e prosegue l’indagine del Centro Pecci sul corpo, l’identità e il genere attraverso il mezzo fotografico. “Credo infatti- spiega la Direttrice Cristiana Perrella- che questi temi, con tutte le loro complessità e contraddizioni, siano oggi al centro di un dibattito rivoluzionario e che l’arte abbia in questo dibattito un ruolo riconosciuto”. 

Nell’intervista realizzata per l’occasione Benassi ci parla di punk, danza e corpo:

Sibilla Panerai: Hai aperto Talkinass Paper and Records, prodotto magazine e CD live di artisti della scena underground e hai collaborato con il direttore artistico Federico Pepe a COCO, un progetto di musica e videoarte.  Come è nata la connessione tra musica e performance e come si sta evolvendo nella tua produzione?

Jacopo Benassi: La musica è stata sempre fondamentale nella mia vita, non sono mai riuscita a viverla come tutti i ragazzetti che prendono uno strumento in mano e fanno punk! Io il punk l’ho suonato da subito attraverso le fotografie. La prima foto che ho fatto è stata ad un magnetofono anni ’50 con infilate dentro delle fotografie della band Fall Out, che io stesso avevo rifotografato e stampando poi da me la foto finale (male!). Ho fatto il processo inverso, ho fotografato per trent’anni e ora suono, ovvero cado sugli strumenti e loro suonano! Più punk di così! E quest’anno con Federico finiremo il progetto COCO con un ultimo film.

SP: Penso alla documentazione dei tuoi incontri sessuali ma soprattutto ai dettagli fisici di alcune tue fotografie, cosa più ti affascina della narrazione del corpo?

JB: Non sono incontri, sono tatuaggi che non puoi cancellare. Più che una documentazione era una rivoluzione interiore. Nei corpi vedo sculture classiche di gesso o marmo, ma più di gesso perché i corpi sono fragili.

SP: No Title Yet! è uno spettacolo di fotografia e performance che hai creato con i Kinkaleri. Che relazione intercorre nel tuo lavoro tra questi due linguaggi? 

JB: La relazione è la danza, che io amo da sempre. Trisha Brown diceva che anche cadere è danza. Ecco, io cado e suono, danzo e fotografo! Con i Kinkaleri ho realizzato il mio sogno di salire sul palcoscenico, e vi invito il 16 e 17 ottobre alla performance che faremo al Pecci, una sorta di concerto live di trenta minuti, che abbiamo presentato allo Short Theatre di Roma.