Andrea Mastrovito, Tracciato per fronde_albero in primo piano, abside di sinistra, 2012, matita su carta, 21 x 29,7 cm, Courtesy l'artista

The Drawing Hall e il disegno contemporaneo italiano

Sosteneva Keith Haring: “Il disegno è sostanzialmente lo stesso di quello che era nella preistoria; unisce l’uomo e il mondo, vive attraverso la magia”. Il disegno è dunque magia, quasi un prodigioso animale. È sorpresa, è contrappunto, è nascondiglio. È prima colonna vertebrale dell’arte, cioè “padre delle arti nostre” per dirla alla Vasari. Per l’artista è un’urgenza, una necessità naturale come il bere un bicchier d’acqua. Ciò nonostante sussiste in Italia una rumorosa lacuna: incredibilmente manca un’autentica attenzione al disegno contemporaneo. Tale reticenza –o distrazione- è stata di recente superata da una nuova realtà alle porte di Bergamo. A Grassobbio ha difatti inaugurato nel Novembre 2021 The Drawing Hall. The Drawing Hall è uno spazio indipendente interamente dedicato al disegno , si addentra nelle molteplici possibilità del disegno contemporaneo, ed è stato fortemente voluto da Andrea Mastrovito, artista, Walter Carrera, visual designer e fotografo, e Marco Marcassoli, regista e fondatore di Yanzi Srl.

Ho avuto il piacere di dialogare su The Drawing Hall con Andrea Mastrovito.

Serena Ribaudo:  Come e perché nasce The Drawing Hall?

Andrea Mastrovito: Beh, riguardo al “come”, l’idea di The Drawing Hall nasce durante il primo anno di pandemia: sono rientrato a Bergamo da New York con moglie e figlio e negli ultimi mesi del 2020 ho concentrato il lavoro nel mio studio di Grassobbio, un grande capannone, comodo e luminoso. A fine anno il capannone davanti al mio si è liberato e ne ho parlato con Marco Marcassoli, che è mio amico fraterno sin dai tempi del liceo scientifico. Lui ha una società di videoproduzioni, Yanzi srl, e all’epoca cercava un nuovo studio, più grande. Ma il capannone in questione era in realtà troppo grande. E così ci siam detti: metà dello spazio potremmo usarlo per fare qualcosa assieme… Era fine 2020…e nel novembre del 2021 abbiamo inaugurato la prima mostra di The Drawing Hall, che era una sorta di puntata zero, ovvero un test per capire se il format funzionava: Marco aveva appena terminato di montare il videodocumentario Un luogo una carezza, incentrato sulle grandi vetrate absidali multistrate che ho realizzato per la chiesa di San Giovanni XXIII a Bergamo tra il 2011 ed il 2014. Così decidemmo di selezionare una trentina tra le centinaia di disegni preparatori delle vetrate e di trascrivere le interviste presenti nel video. In poco tempo avevamo pronta la mostra ed il primo Quaderno di The Drawing Hall. Ci mancava solo il terzo socio, che individuammo entrambi in Walter Carrera, fotografo e graphic designer con cui avevamo collaborato più volte nel corso degli ultimi anni (Walter era stato fondamentale, per me, nella lavorazione grafica del mio primo lungometraggio NYsferatu, nel 2017). Walter ha accettato la nostra proposta con grande entusiasmo e benchè sia più giovane di noi, ha una grande esperienza in vari campi ed il suo apporto è risultato fondamentale sin dall’inizio sotto tutti gli aspetti – artistici, grafici ed organizzativi. Così il 13 Novembre dello scorso anno abbiamo inaugurato lo spazio con Gv 19,30, durante ArtDate, la settimana dell’arte di Bergamo. Io ero a New York, ma da lontano seguivo passo passo gli sviluppi di quanto stava succedendo e devo dire che la risposta del pubblico e della stampa fu incredibile: la mostra presentava i trenta disegni selezionati ed il video di Marco: nei due giorni d’inaugurazione sono arrivate centinaia e centinaia di persone benchè piovesse a dirotto e benchè il TDH sia in periferia, nella zona industriale tra Bergamo e Grassobbio. Ma quello che più ci ha stupiti è stata la risposta della stampa e del mondo dell’arte: un entusiasmo grandissimo, richieste, chiamate, email, articoli etc… E così rispondo alla seconda parte della tua domanda: “…perché nasce The Drawing Hall?”. Dato il grande interesse suscitato sin dalla sua nascita, penso di poter affermare che il TDH nasce…perché ce n’era bisogno. Manca, difatti, in Italia, uno spazio dedicato esclusivamente allo studio del disegno contemporaneo. Realtà del genere sono presenti ovunque: qui a New York, in Inghilterra, in Francia, in Svizzera etc… In Italia, incredibilmente, il disegno è considerato semplicemente…un pezzo di carta. Ed invece, come piace sottolineare sempre a noi del TDH, il disegno è alla base di tutto. Per tale motivo, evidentemente, gli artisti, i curatori, le collezioni e persino i musei si sono subito interessati a quanto stavamo cominciando, evidentemente c’era questa esigenza. Ovviamente non saremo noi a colmare questa lacuna, ma, nel nostro piccolo, proviamo a smuovere le acque.

Andrea Mastrovito, Pavone, schizzo preparatorio per l’abside centrale, 2011, matita su carta, 14,8 x 21 cm, courtesy l’artista

S. R. Qual è il rapporto tra Andrea Mastrovito ed il disegno nel tuo fare arte?

A. M. : Il disegno è alla base di tutto, mi ripeto. Per quanto mi riguarda ogni mia opera è disegno, anche se, in molti casi, prende forme completamente diverse dal “matita su carta”. Tutto può essere disegno: un film (ne è un esempio NYsferatu – Symphony of a Century, già citato sopra, coi suoi 35.000 disegni realizzati per l’animazione finale), un pavimento (Le monde est une invention sans futur, un intarsio ligneo di oltre 120 metri quadri presentato sul pavimento della Fondation Bullukian per la XV Biennale di Lione nel 2019), una performance sportiva (Kickstarting!, il murales dipinto a pallonate nel maggio 2014 assieme ad un centinaio di ragazzi a Bushwick, un quartiere di Brooklyn)… Il disegno connette (tutta la serie delle mie Conversazioni, iniziata nel 2016, mette in relazione oggetti, immagini e concetti attraverso la sovrapposizione del disegno), cancella – come nel caso delle statue “mimetizzate” dal disegno in At the end of the line, la mia personale alla GAMeC di Bergamo del 2014 – o al contrario registra: basti pensare a tutta una serie di frottages realizzati sin da 145 m, del 2011, passando sempre per le pietre tombali “frottate” per la mostra in GAMeC di cui sopra, sino agli ultimi, complessi lavori dove il frottage compenetra il collage come quelli presentati da Michela Rizzo nella scorsa personale dell’aprile 2021. E parlando di collage, anche il collage è disegno – con il cutter in quel caso – così come è disegno l’incisione, o lo scontornare con photoshop…o persino lo scrivere. Scrivere e disegnare sono strettamente collegati, Boetti lo sapeva bene e ce l’ha insegnato…

S. R. : Quali mostre ha ospitato ad oggi lo spazio?

A. M.: The Drawing Hall, dopo la mostra inaugurale dello scorso novembre, ha ripreso la sua attività ad aprile, con una mostra che ci ha letteralmente commosso, non solo per la bellezza ma anche per la grande disponibilità e generosità dell’artista. Stefano Arienti è un artista che tutto il mondo dell’arte rispetta e considera un maestro e posso affermare che per la mia generazione lo è stato e lo è davvero: un punto di riferimento per chiunque mastichi arte oggi in Italia. Stefano ha portato oltre sessanta lavori in mostra, presentando opere che nessuno aveva mai visto e con lui e con la curatrice, Ilaria Bernardi, si è instaurato un rapporto di scambio continuo, come se il fatto di concentrare l’attenzione sul disegno, ovvero su quanto di più intimo e personale un artista produca, ci avesse immediatamente messi tutti su un piano di grande familiarità e complicità. La mostra, Meridiane 2020, presentava le oltre 40 Meridiane prodotte da Arienti durante il primo lockdown, oltre ad una serie di disegni preparatori dei suoi interventi pubblici nel nord Italia. Nell’occasione è stato pubblicato il Quaderno n.2 di TDH, nel quale Ilaria Bernardi analizza tutta la produzione di Stefano rimarcando come, anche per lui, tutto sia riconducibile al disegno (questo è davvero molto importante per noi). E al solito il video di Marcassoli e le foto di Carrera hanno documentato la produzione dell’artista, che per questa mostra ha addirittura realizzato una Meridiana effimera di oltre 120 metri quadri nei vecchi stabilimenti tessili del complesso industriale di Crespi d’Adda, Meridiana destinata a scomparire con le piogge primaverili e testimoniata quindi unicamente dal documentario di Marco e dalle foto di Walter. Il video è un elemento portante delle nostre mostre e Marco ama poter riprendere l’artista al lavoro. Solitamente il documentario è proiettato nel mio studio, nella prima grande stanza, che abbiamo sistemato ad hoc, in modo da creare un unico grande spazio col dirimpettaio The Drawing Hall quando i due capannoni sono entrambi completamente aperti. Una soluzione che funziona davvero bene, specie nei giorni di inaugurazione. E ancora: in corrispondenza di ogni nuova mostra il relativo documentario viene poi presentato al cinema Lo Schermo Bianco grazie alla nostra collaborazione col LAB 80 Film di Bergamo – un’istituzione nell’ambito cinematografico nazionale! E le collaborazioni col territorio non finiscono qui, dacchè anche l’Accademia di Belle Arti G. Carrara è nostro partner e ogni artista presentato partecipa ad un talk con gli studenti prima dell’opening… Insomma, c’è moltissima carne al fuoco, e molto lavoro da fare!

Andrea Mastrovito, Gruppo dell’Addolorata, secondo schizzo preparatorio per l’abside di sinistra, 2011, matita su carta, 21 x 29,7 cm Courtesy l’artista

S.R.: Quali i prossimi progetti di The Drawing Hall?

A.M.: Da pochi giorni abbiamo reso noto il prossimo artista, Gian Maria Tosatti, che inaugurerà a The Drawing Hall il prossimo 10 giugno. Gian Maria è un carissimo amico, col quale abitualmente ci siamo scambiati idee, commenti, persino dure critiche reciproche, ma sempre con l’obiettivo di portare avanti e far crescere i nostri rispettivi lavori. Per questo motivo sarò io a curare la mostra dei suoi disegni. “Quali disegni?” mi dirai. Eh, in effetti praticamente nessuno sa che Tosatti realizza dei fantastici disegni preparatori delle sue installazioni e che questi disegni, così come il suo lavoro installativo, sono cresciuti, si sono raffinati e perfezionati negli anni: per la prima volta Gian Maria ha acconsentito a mostrarli al pubblico, e noi del TDH siamo felicissimi di poterli accogliere. Io, Marco e Walter abbiamo avuto il privilegio di entrare al Padiglione Italia giorni prima che inaugurasse per realizzare le riprese del documentario su Tosatti ed abbiamo potuto apprezzare la grandezza e monumentalità del suo intervento: Gian Maria ha fatto un lavoro eccellente, ed era tra l’altro ora che l’Italia desse il Padiglione in mano ad un solo artista. Non vi anticipo nulla, ma sia la mostra che il Quaderno ed il documentario saranno davvero interessantissimi…

S. R. : Quali i tuoi prossimi progetti personali?

A. M.: Eh, esatto. In mezzo a tutto questo lavoro (ogni tanto maledico il giorno in cui abbiamo avuto l’idea del TDH!!!) devo trovare il tempo per le mie opere e per le mie mostre. Fortunatamente il calendario per il momento mi ha aiutato dacchè le quattro personali del 2021 si sono concentrate nella prima metà dell’anno, mentre i prossimi tre solo show dovrebbero essere (dico “dovrebbero” perchè ormai con la pandemia non si sa mai nulla…) tutti da settembre in poi. Non sono stati ancora annunciati, ma uno sarà un solo show istituzionale a Buenos Aires, mentre gli altri due saranno in Italia. Piuttosto, al momento sto lavorando a due grossi progetti: una monografia riguardante gli ultimi anni del mio lavoro, monografia che, per l’appunto, sottolineerà l’importanza del disegno come fil rouge che collega tutta la mia produzione a partire da At the end of the line del 2014 – e cercandone le radici anche nelle opere precedenti. Ci saranno una decina di testi, molti dei quali scritti per l’occasione. Con l’editore Magonza e con le gallerie di Venezia (Michela Rizzo) e Ginevra/Basilea (Wilde Gallery) stiamo lavorandoci da un anno e la pubblicazione sarà un momento importante per fare il punto sulla mia ricerca. E poi c’è una chiesa. Sì una nuova chiesa in Belgio, che sto ricoprendo quasi interamente con un unico, grande intarsio ligneo. Ma di questo parleremo quando sarà pronta. Anche qui il lavoro è lunghissimo e molto impegnativo per tutti: per me (ho fatto centinaia di disegni a mano e poi vettoriali…), per gli artigiani che assemblano il tutto, e per mia moglie che deve sopportare le mie continue lamentele contro la tecnologia (maledetti disegni vettoriali e maledetto ipad!). C’è poi il talk a Ca’ Foscari con Matteo Bertelè a Venezia il 14 Giugno, nell’ambito delle iniziative del Padiglione Italia. E altre cose di cui al momento non posso ancora parlare ma, puoi esserne certa, sto già disegnandole…

Serena Ribaudo

Serena Ribaudo vive tra Palermo e Firenze. È saggista, storico dell'arte. Si occupa dell'organizzazione e del coordinamento curatoriale, scientifico e tecnico di mostre d'arte contemporanea presso organismi pubblici e privati. Ha dedicato la sua attività più recente alla curatela di mostre ed eventi artistici all'interno di sedi storiche al fine di una maggiore valorizzazione del dialogo tra arte contemporanea e patrimonio artistico-architettonico del passato