Exhibition view  Sophie Ko  - Il resto della terra  Foto Paolo Panzera 

Sophie Ko. Il resto della terra

La Galleria de’ Foscherari di Bologna ospita fino al 7 febbraio la mostra Il resto della terra di Sophie Ko (Tbilisi, 1981), la sua seconda personale ospitata dalla galleria dopo Terra (2016).

L’artista georgiana mette in scena un nuovo capitolo della sua riflessione sulle immagini come terreno di scontro tra forze opposte e complementari, quali la tensione verso l’Assoluto e l’azione inevitabile del Tempo, che preclude l’accesso alla trascendenza. Questo dualismo trova piena espressione nei materiali impiegati: pigmenti puri, terra secca, ceneri di immagini bruciate, la gravità e lo stesso scorrere del tempo come forze plasmanti. La materia, di per sé significante, viene messa nella condizione di esprimersi autonomamente, di farsi nuova immagine.

Exhibition view  Sophie Ko  – Il resto della terra  Foto Paolo Panzera 

Nel testo critico che accompagna la mostra, Federico Ferrari richiama il mundus imaginalis della tradizione gnostica – “un mondo soprasensibile, che non è né il mondo empirico dei sensi né il mondo astratto dell’intelletto”. Questa dimensione interstiziale tra l’assenza e la pienezza di senso è il regno della poesia, della saggezza, della creazione artistica. A questo si riferisce Metaxy (2021), il cui titolo significa “ciò che risiede nell’intervallo”. Gli scomparti del polittico sono abitati da ammassi vaporosi di blu oltremare e polvere d’oro, lacerti di figurazioni ormai dissoltesi, quasi come se le grandi pale d’altare medievali, ridotte alla loro essenza, si sublimassero nei loro materiali più preziosi. L’opera è una nuova iterazione della serie delle Geografie temporali, costituite da accumuli di pigmenti non fissati da leganti e perciò inevitabilmente soggetti a progressivi smottamenti. Ogni nuova configurazione è un episodio effimero della vita dell’opera. Come nelle clessidre lo scorrere del tempo determina il passaggio ciclico della sabbia da un contenitore all’altro, così in queste opere il pulviscolo continua a produrre nuove immagini in un infinito moto convettivo di costruzione e distruzione di nebulose cangianti.

Metaxy, 2021 Pigemento puro e polvere d’oro  Polittico

L’immaginale è un gettare lo sguardo sull’Assoluto, che rimane però nella sua essenza inconoscibile. Una sezione della mostra presenta proprio tre finestre, tre varchi nel velo di Maya, disposti a ferro di cavallo a formare un promontorio panoramico su diversi scenari. Il rezzo della terra (2021) dispiega alla vista un terreno arido pregno di sterpi e foglie morte, sedimentazione di ere e di vite dimenticate, ma di quel terreno si ode il rezzo, la frescura, il respiro: “l’arte, in tutte le sue forme, è ciò che si deposita – il resto – della terra quando la terra si apre alla sua dismisura, alla sua trascendenza, al suo eccesso di senso”. In La furia delle immagini (2021) la finestra serrata permette di assistere incolumi ad una tormenta di cenere prodotta dalla combustione di libri d’arte. Dal vortice emergono residui di figurazione, aggregati di materia sopravvissuti alle fiamme, e tra tutti spicca un dettaglio dell’abbraccio della Visitazione di Carmignano di Pontormo. L’operazione evoca alla mente l’antica pratica del debbio, consistente nella fertilizzazione del terreno tramite l’incendio di sterpaglie: le spoglie della tradizione artistica sono la malta feconda che edifica nuovi mondi. Infine, in L’uomo è questa notte (2021) l’ammasso di cenere di brace fa precipitare lo sguardo nell’oscurità più cupa, che seduce e inquieta ad un tempo. L’arte è una finestra serrata sulla bufera dell’ignoto, sull’estasi della pienezza, sul “ciglio di un abisso”. Quello stesso abisso che in Battiti d’ali (2018) viene solcato da una traccia fugace di azzurro, reso con il polline di ali di farfalla: un’aurora boreale prodotta dal passaggio di chissà quale essere crepuscolare del mondo intermedio, in bilico tra notte e giorno, tra terra e cielo. Intanto l’uomo, abbagliato dal fulgore delle tenebre, si consuma poco a poco (Quanto dura una candela, 2021). L’immensità è appena al di là del muro.

Exhibition view  Sophie Ko  – Il resto della terra  Foto Paolo Panzera