Semplice e minimale si presenta 36° di Lucia Cantò (Pescara, 1995 – vive e lavora a Pescara), visibile presso sede romana di MONITOR.
Giunta in una piacevole aria primaverile della capitale, la seconda personale dell’artista abruzzese è una summa delle esperienze vissute e delle esposizioni prodotte in questi suoi primi anni di attività artistica. Una carriera appena iniziata la sua. Nonostante ciò, a soli 24 anni, era il 2019, si aggiudicò il premio acquisizione del Museo Civico di Monza, per poi proseguire con l’assegnazione del Talent Prize nel 2021. Inoltre, ha già partecipato a numerose collettive, tra cui Sabbia d’Oro al MuseoLaboratorio di Città Sant’Angelo, Io sono Verticale e Straperetana 2020 presso la sede di Monitor a Pereto, Percorsi alla YAG-Garage di Pescara e C.U.O.R.E. (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events), un progetto di Margherita Morgantini al Centro per l’Arte Contemporanea a Palazzo Lucarini Contemporary). Infine, nel 2022 ha preso parte al progetto Una Boccata d’Arte con l’intervento site specific Restrizione Emotiva presso il borgo di Malmocco (Venezia) mentre nel 2023 la sua personale Stelle che sorreggono altre stelle ha preso vita nei nuovi spazi della Fondazione Elpis di Milano.
Come afferma Saverio Verini nel suo testo critico, 36° può essere interpretata come «una specie di atlante emotivo, un “diario minimo” per avvicinarsi alla pratica dell’artista». Tuttavia, ciò è possibile solo grazie al sogno. Non casualmente il titolo rimembra la temperatura corporea raggiunta da ogni essere umano durante il sonno. Ed è proprio durante tale stato che è possibile dar consistenza a pensieri e a strutture improbabili come quelle immagini e quelle forme indefinite ed ovattate che svaniscono nell’instante del risveglio e di cui perdiamo ogni traccia.
Le candide sale della location di San Lorenzo si animano attraverso un corpus di opere inedite realizzate con materiali a lei familiari – come l’argilla e la bioplastica – ma anche con l’impiego dell’ottone e dell’alluminio, mai utilizzati finora. Sebbene i lavori risultino solidi, in quanto creati tramite materie aggrappate alla dimensione fisica, in tutta la mostra permane quell’atmosfera di torpore che contraddistingue la dimensione onirica ed atemporale aumentata anche grazie alla fredda luce al neon. Osservando le sculture sono immediatamente percepibili evocazioni di affezioni e ricordi d’infanzia: figure sovradimensionate o allungate, case prodotte con materiali inconsueti o scarpette dorate abbandonate su enormi cuscini. Elementi arcaici ed allegorici che inconsciamente chiamano l’osservatore ad un’attenta visione fintanto da invitarlo a riflettere sul proprio passato, sul proprio Io.
Entrando in galleria lo spettatore si trova di fronte a sé Piccolo cielo (2024, alluminio, 60×50 x23 ø cm): un piccolo stellario in alluminio insolitamente collocato a terra (usato abitualmente per cingere la testa delle statue che rappresentano la Vergine Maria), come inconsueta risulta l’osservazione delle stelle dall’alto, anziché dal basso. L’opera è una metafora della volontà dell’artista di proporre un alternativo punto di vista da cui scrutare l’universo. Alzando gli occhi s’impone alla nostra vista Monumento equestre (2024, ferro zincato): un cavallo curiosamente ritto sulle zampe posteriori come se fosse imbizzarrito, ma elegante e dalle forme sinuose, ovattate. Poco più in là 10 years before me (2024, ottone, lino, raso, dimensioni variabili): tre morbidi cuscini su cui sono adagiate calzature in ottone, un piccolo monumento al ricordo di una persona molto cara a Lucia che indossava questi zoccoli durante le ore di lavoro. Anche qui, come in Piccolo Cielo, l’attenzione è rivolta al percorso, intellettuale e simbolico, già effettuato ma sempre guardando verso i prossimi passi ancora da compiere. Perimetro sicuro (2024, alluminio) è, invece, la rappresentazione stilizzata della casa, simbolo di protezione e rifugio dal mondo esterno nonostante la possibilità di osservare, tramite i fori, cosa accade al di fuori di essa. Mentre Madre II (2023, terracotta, 190 x 80 cm) è il trait d’union tra questa e la precedente produzione della Cantò: un’anfora in ceramica, tradizionalmente associata alla scultura, che per le sue caratteristiche formali e simboliche – materiale gradevole, caldo, dalla forma accogliente – controbilancia la spinta spigolosa e fredda dell’alluminio e dei ferri zincati delle altre opere presentate. Infine, Senza titolo (poesie d’amore) 10 (2024, stampa digitale su carta naturale 200gr): quattro stampe digitali su carta che fermano nel tempo pensieri estemporanei dell’artista scritti a penna sul proprio braccio. Le fotografie sono collocate in quattro punti diversi della galleria simboleggiando singole note che compongono l’ideale melodia di sottofondo di tutta l’esposizione, il cui epilogo è “us in the night”: un’immagine scura e quasi illeggibile in cui riecheggia l’invito a non restare soli nell’oscurità.
Lontanissima rispetto alle tre installazioni presentate nella precedente mostra Ai Terzi – ove i temi della molteplicità, della fragilità e l’imponenza delle strutture industriali si opponevano ed opprimevano l’osservatore – 36° è un assaggio della pratica artistica di Lucia Cantò offrendoci spunti delle sue doti creative ed intellettuali nonché uno scorcio su future mete.
Lucia Cantò: “36°”
Con testo di Saverio Verini
Dal 06 aprile al 24 maggio 2024
MONITOR
Via degli Aurunci, 44/46 – 00185 – Roma
Ingresso libero
Orari: dal martedì al venerdì h13:00 – 19:00
Tel: +39 06 69.22.1808
Email: monitor@monitoronline.org
Web-site: www.monitoronline.org