Gerhard Merz
Omar Galliani, Sui tuoi passi - Antonello da Messina, Ecce Homo o Cristo alla colonna. Ph. Carlo Pagani

Il Cristo di spalle di Omar Galliani: distruzione o salvezza?

Alla Galleria Alberoni di Piacenza, un dialogo che trascende i secoli, in cui le opere di Antonello da Messina e Omar Galliani ci interrogano sul destino dell’umanità: “Silenzio, l’enigma del verso” mette a confronto due artisti separati dal tempo, ma uniti nella ricerca del significato.

«Non puoi vedere il mio volto, perché l’uomo non può vedermi e vivere» (Eso 33,20) disse Dio a Mosè nel Libro dell’Esodo, rifiutandosi di accompagnarlo verso la liberazione del popolo ebraico e, soprattutto, di svelarsi: «Io farò passare tutto il mio splendore davanti a te e pronuncerò davanti a te il nome del Signore. Farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà […]; poi rientrerò la mano e mi vedrai di spalle; ma il mio volto non lo si può vedere» (Eso 19.23).
È questa potente immagine biblica che Omar Galliani decide di restituire nella sua opera Sui tuoi passi, presentata alla Galleria Alberoni lo scorso 23 marzo, in occasione della mostra Silenzio, l’enigma del verso. Il Cristo di spalle di Omar Galliani in dialogo con l’Ecce Homo di Antonello da Messina: ispirandosi all’Ecce Homo Cristo alla colonna di Antonello da Messina, l’artista emiliano propone un Cristo visto di spalle che, allontanandosi dal mondo, si rivolge alle stelle ponendoci di fronte a un interrogativo: ci sta abbandonando o ci sta mostrando la strada della salvezza?

Il primo incontro di Galliani con l’Ecce Homo di Antonello avvenne durante l’adolescenza, quando l’artista frequentava l’Istituto Paolo Toschi di Parma: il confronto con l’opera fu travolgente, quasi intimidatorio, tanto da suscitare nell’artista emiliano un profondo interesse per la pittura su tavola, tecnica che trae origine dalle Fiandre e che, proprio grazie ad Antonello, divenne fondamentale per il Rinascimento e per l’arte dei secoli a venire in Italia.           
Due anni fa, ritornando alla Galleria Alberoni insieme a Massimo Silvotti – curatore della mostra –, Galliani si trovò nuovamente in quella saletta buia che conteneva il capolavoro dell’arte occidentale e, dirimpetto, un’imponente cornice vuota del XX secolo che un tempo aveva ospitato la piccola tavola quattrocentesca. L’intenso impatto emotivo, generato da quella scena, diede il via alla sfida dell’artista emiliano: “riempire quella cornice” con un’opera che non solo rispettasse la tradizione tecnica in un “ritorno alla pittura”, ma che, concettualmente, potesse anche andare oltre. Per realizzare questa visione, Galliani si rivolse al restauratore Andrea Rossi che gli procurò una sottilissima tavola cinquecentesca, ricavata da qualche mobile antico: così, su un velo di biacca accarezzata da uno spolvero sottile appare, velatura dopo velatura, l’immagine del Cristo di spalle, dei suoi capelli rossicci su cui posa la dolorosa corona di spine, un Cristo che perde lo sguardo tra gli astri, un luminoso riverbero tra i misteri celesti.   

Con Sui tuoi passi, Galliani affronta un dialogo pittorico con il maestro messinese proponendo un’iconografia inedita, «un’immagine sconvolgente, che non ha precedenti nella millenaria storia dell’arte» (E. Pontiggia). L’opera è esposta nella cornice lignea del XX secolo, “faccia a faccia” con quella di Antonello, nella penombra della sala dell’Appartamento del Cardinale – le cui luci sono state studiate dal designer Davide Groppi –. Un colloquio silenzioso tra i secoli che, nonostante la distanza temporale, sembra far luce sugli stessi quesiti che da sempre affliggono l’uomo e che potremmo, banalmente, riassumere con la celebre strofa «mentre il mondo piange, Dio dov’è?» (Gemelli Diversi, “Vivi per un Miracolo”, 2009). Gesù è lì, su quella tavola: tende alle stelle, lasciandosi alle spalle un mondo in rovina, segnato da conflitti bellici, violenza, disorientamento psicologico e assoluta indifferenza. Il soggetto rivoluzionario di Galliani, tuttavia, continua a essere enigmatico: il suo è un gesto di distacco o un invito a seguirlo? Siamo abbandonati al nostro destino o c’è ancora una speranza di salvezza?       

Difatti, il titolo della mostra, come chiarisce Massimo Silvotti, punta a mettere in risalto una condizione di interrogativi filosofici e teologici da cui il visitatore non potrà sottrarsi – l’enigma –; il Silenzio, invece, fungerà da «rifugio simbolico. Un luogo, cioè, dove accantonare le proprie congetture per abbandonarsi a una visionarietà totalmente aperta»; mentre il verso non solo richiamerà la poesia – linguaggio artistico intimamente connesso alla pittura e coinvolto strettamente al progetto –, ma alluderà alle due facce della stessa opera: il retro della tavola di Antonello prosegue in quella dipinta da Galliani, in un solo e unico Cristo piangente che possiamo ammirare “fronte-retro”. 

La rassegna continua nella sala espositiva della Galleria Alberoni con una selezione di opere di Galliani dedicate a tematiche religiose, più precisamente alla Passione di Cristo, con cui l’artista si è confrontato nel corso della sua carriera. Nel trittico Agnus Dei, l’Agnello di Dio emerge dal leggero bagliore del pioppo in un cielo notturno, circondato da due pannelli rossi su cui risuonano, incisi a matita, un cuore umano e una corona di spine. La brillantezza del colore torna in Soltanto rose, contrapponendosi a una grande croce di rose in grafite. Non mancano i riferimenti alle grandi “Deposizioni” della storia dell’arte: S-velare Sandro riprende Botticelli, mentre Pathos evoca il Caravaggio. In quest’ultima carta degli anni Settanta, la raffinatezza del disegno si fonde con la materialità di una garza macchiata di sangue.           

Nella selezione di opere scelte, come nell’intimo dialogo tra i due artisti, emerge una profonda ricerca della bellezza che si insinua nella sacralità, senza escludere l’inevitabile presenza del dolore: difatti, come scrive Giovanni Gazzaneo, «Se la bellezza e la speranza non parlano anche nel dolore, non sono vere, sono pura cosmesi: coprono le rughe della vita ma non le vincono. Antonello e Omar ci donano due icone che aprono orizzonti infiniti».          
L’opera Sui tuoi passi è stata donata dall’Archivio Omar Galliani e rimarrà esposta alla Galleria Alberoni nella sua attuale cornice, per un eloquente dialogo destinato a perdurare nei secoli.       

Silenzio, l’enigma del verso. Il Cristo di spalle di Omar Galliani in dialogo con l’Ecce Homo di Antonello da Messina, mostra promossa da Collegio Alberoni – Opera Pia Alberoni e Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, curata da Massimo Silvotti, Umberto Fornasari e Padre Erminio Antonello, è visitabile presso la Galleria Alberoni di Piacenza dal 23 marzo al 26 maggio 2024. L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da puntoacapo Editrice che, oltre alla documentazione fotografica delle opere e dei lavori preparatori dell’artista, ospita numerosi testi d’approfondimento di carattere poetico, artistico, teologico, filosofico e scientifico di storici e critici come Massimo Silvotti, Elena Pontiggia, Giovanni Gazzaneo, Padre Nicola Albanesi, Padre Erminio Antonello e Francesca De Vita – restauratrice dell’Ecce Homo di Antonello –. Nel volume, inoltre, sono presenti delle poesie inedite, dedicate ai due capolavori, di importanti poeti italiani, come Edoardo Callegari, Roberto Chiapparoli, Sabrina De Canio, Domenico Ferrari Cesena, Antonio Laneve, Roberto Mussapi, Guido Oldani, Barbara Rabita, Davide Rondoni, Antje Stehn, Stefano Torre e lo stesso Omar Galliani.