Sei nato e vivi a Padova. Che rapporti intrattieni con la tua città natale?
Con Padova intrattengo il rapporto che intrattiene uno che è nato e vissuto in provincia, ma che da giovanissimo ha fatto di tutto per scapparsene via, per ritornare con la maturità avanzata. Questo però era anche dovuto a dei fattori oggettivi: la provincia mi stava stretta, quella padovana poi anche più di altre provincie. Bologna per esempio verso la fine degli anni ‘70 a un padovano sembrava New York, pur essendo Padova una città universitaria che aveva avuto in Scienze Politiche e Psicologia uno dei maggiori centri del pensiero antagonista dell’epoca. E senza dimenticare che Padova aveva dato i natali prima ad Autonomia Operaia, e poi anche a Cattelan, che tra l’altro ho avuto sia come compagno d’asilo che come compagno alle medie, anche se non nella stessa classe. Milano mi ha avuto tutto per sé per un lunghissimo periodo; me ne sono andato via solo un po’ prima del Covid.
Vorresti vivere altrove?
Non lo so, su Marte, ma forse una volta, ora potrei trovarci quel c…..e di Elon Musk. Come tutti quelli della mia generazione ho uno spirito nomade, se seguissi le mie inclinazioni vivrei ogni anno in una città diversa.
Quando hai capito di essere un artista, o ti sei deciso a diventarlo?
Non lo so se c’è stato un momento definito, mi chiedo ancora se lo sono davvero. Anche la definizione di artista mi sta stretta, ma è l’unica che può comprendere le diverse discipline a cui mi sono applicato con un certo spirito da flaneur, senza sentire una appartenenza reale. Quando ero giovane insieme a Piermario Ciani e Vittore Baroni facevo parte di TRAX, questo gruppo che produceva fumetti, fanzine, musica, performance e materiali molto eterogenei, e non pensavo che stavo facendo arte, ma l’acquisizione recente dell’archivio di Piermario da parte del Mart ora in qualche maniera l’ha storicizzato, e di conseguenza ha ufficializzato anche il mio essere parte della Storia dell’Arte.
Ami passare da un mondo all’altro, dal rock demenziale al fumetto. Come ti definiresti?
Amo definirmi un piccolo esploratore, una Giovane Marmotta, uno che deve ancora crescere, uno su cui è difficile investire perché in realtà non si capisce bene cosa fa, che è riuscito a barcamenarsi, che è riuscito a fare sempre quello che voleva, pagando lo scotto di essere inafferrabile, per cui di conseguenza anche sfuggente alle definizioni, una specie di Absolute Beginner.
Quali sono i libri, i film, la musica, di cui nutri il tuo lavoro?
Leggo, guardo, ascolto un po’ di tutto, ma con una certa attenzione per tutto quello che esce dai canoni. Attenzione, da non confondersi con quelli che ti rispondono “a me piace un po’ tutto”, perché di solito poi scopri che hanno gusti di merda. In letteratura ed estetica sono stato guidato da tre autori a loro volta difficili da inquadrare, e che hanno influenzato letteratura, arte, musica e cinema: Burroughs, Ballard e Philip K. Dick.
Alla base di tutto, correggimi se sbaglio, c’è il disegno. Quando hai iniziato a praticarlo?
Da sempre, direi. Non ho una memoria precisa di quando ho iniziato a disegnare, credo fossi molto piccolo. Ancora prima dell’asilo. Alle elementari avevo già capito il potere delle mani. Alle medie non ero un genio, ma disegnare i volti dei miei compagni di classe avevo capito che mi dava attenzione, e un piccolo, temporaneo superpotere.
Chi sono i tuoi maestri?
Ho avuto dei buoni maestri. Alle superiori ho avuto la fortuna di avere come insegnanti Manfredo Massironi e Alberto Biasi, fondatori del Gruppo ENNE, un gruppo di artisti importanti dell’arte degli anni ‘60. Successivamente ho conosciuto Ennio Chiggio (sempre Gruppo ENNE), ed Ernesto Luciano Francalanci, insegnante di estetica e storico dell’arte. Tutti loro mi hanno insegnato la necessità del progetto, e mi hanno inculcato un certo spirito critico-analitico. In realtà tutto proviene da quando ero molto piccolo e mi ammalavo frequentemente, passando giornate a letto a sfogliare una delle prime enciclopedie sula storia dell’arte, che si chiamava Le Muse. Si sovrapponevano immagini dell’arte classica a quelle dell’arte moderna, per cui ho avuto un imprinting misto, non categorico, non studiato, apprendendo per osmosi. Poi contemporaneamente c’era il fumetto, divorato in tutte le sue forme, una vera fonte di sorprese e scoperte continue.
Parlami del tuo rapporto con Sottsass: è lui che ti ha, in un certo senso, convertito al design.
Prima di conoscere Ettore per me il design era un territorio quasi completamente sconosciuto. Ettore mi chiamò, dopo avere visto la raccolta delle mie prime storie pubblicate su Frigidaire: voleva che lavorassi per il suo studio, anche se nemmeno lui sapeva come, e in che forma. Iniziai a disegnare per lui. Fu un rapporto molto lungo e molto importante. Ettore non si poneva nei miei confronti come maestro, e in realtà non si poneva in quel ruolo praticamente con nessuno, odiava quel ruolo e quella parola, ma di fatto fu un mentore per me. Mi aiutò molto, e allo stesso tempo con me fu una presenza discreta, per niente invasiva, aveva molta curiosità per quello che facevo.
Quali altri artisti contemporanei che hai personalmente conosciuto sono stati importanti per la tua professione? Per quale ragione?
Dovrei di nuovo citare Maurizio Cattelan, ma più che altro siamo cresciuti insieme, e ci siamo frequentati molto quando eravamo giovani e poco più che ventenni, quando non avevo minimamente l’idea che sarebbe diventato un artista così importante. Forse non ne aveva idea nemmeno lui, anche se mi confessava sempre che lui un giorno avrebbe trovato una sistema per non lavorare mai più. Questo però non è che faccia di noi due degli amiconi, col tempo ci siamo progressivamente sempre più persi di vista, lui nell’olimpo, io ancora a chiedere la carità, haha! Poi ci sono tutti i miei amici-colleghi del mondo del fumetto: Igort, Giorgio Carpinteri, Marcello Jori (che è un artista eclettico con cui ho firmato in team diversi oggetti natalizi per Alessi).
Massimo Giacon (Padova, 1961)
Protagonista fin dai primi anni ’80 del rinnovamento del fumetto italiano proveniente da riviste come Frigidaire, Alter, Dolce Vita, Cyborg e Nova Express, ha iniziato a collaborare nel 1985 con Ettore Sottsass, continuando le sue attività con Matteo Thun, Studio Mendini, Sieger Design e progetti per altre aziende tra cui Olivetti, Memphis, Artemide, Alessi, Swatch, Philips, Ritzenhoff, Telecom.
Dopo un decennio di attività musicali per il progetto TRAX di Vittore Baroni e Piermario Ciani con le band Spirocheta Pergoli e I Nipoti del Faraone, nel 1996 ha pubblicato il suo primo album solista Horror Vacui, seguito nel 2003 da La Città Ideale.
Ha disegnato e sta disegnando arazzi, tappeti, ceramiche, articoli per la cucina, illustrazioni per pubblicità, collaborazioni con riviste di moda, progetti per mostre internazionali ed eventi televisivi.
Attualmente continua la progettazione e la produzione di vari oggetti per Alessi, disegna fumetti per Linus e continua le sue attività musicali e artistiche.
Ha ideato il progetto di ceramiche per le collezioni SuperEgo (The Pop Will Eat Himself). Ha prodotto diversi libri, tra cui un libro e un graphic novel scritti da Tiziano Scarpa: Amami e Il Mondo Così Com’è; le graphic novel La quarta necessità, su sceneggiatura del comico Daniele Luttazzi; Ettore su Ettore Sottsass; Ed è subito Serial sulle serie televisive dal passato ad oggi e Masticando Km di Rumore, il suo primo libro di racconti illustrati e scritti, per Feltrinelli.
Dal 1990 ha iniziato un’attività artistica che lo ha portato a numerose mostre personali e collettive in Italia, Svizzera, Germania, Slovenia, New York, Los Angeles, Corea, Hong Kong, Mosca, Montreal, Atene e Lisbona.
Insegna linguaggio del Fumetto da più di 20 anni all’Istituto Europeo di Design di Milano.
(segue)