BuonaDomenica#
Pio Tarantini, ritratto da Giovanni Gastel

Pio Tarantini. BuonaDomenica#

BuonaDomenica# è un volume che, producendo un meccanismo paradossale, porta l’online sulla carta, le pagine web sulle pagine stampate. Un processo del fotografo, giornalista e teorico Pio Tarantini che, nel libro, ha raccolto ‘appunti perplessi nel gran circo del mondo’.

Siamo sempre più portati a pensare che il reale debba tradursi in virtuale, che ogni nostra azione o riflessione debba – o possa – essere pedissequamente traslata nella nostra vita online: social networks, email, videochiamate e quant’altro, sostituendo, di fatto, le più antiche forme di relazione e di attese. Certamente il Covid19 ha acuito talune dinamiche ed è per questo che l’ultima pubblicazione di Pio Tarantini, BuonaDomenica# è una provocante allegoria ed un paradossale rovesciamento. Ho scelto di porgli alcune domande, nell’alveo di quel racconto personale da cui BuonaDomenica# deriva.

BuonaDomenica# raccoglie in sé, quasi in visione warburghiana, pensieri, parole e, naturalmente, fotografie che, dal 2018 sono diventate un appuntamento fisso su Facebook. Una sorta di ribaltamento: dal digitale all’analogico, dalla pagina web alla pagina di un libro, gli appunti trovano un fil rouge quasi fosse un diario. Come è nata la volontà di tradurre l’appuntamento online in un prezioso volume?
L’idea di pubblicare le mie note domenicali in forma tradizionale cartacea, a dire il vero, è stata suggerita proprio dai lettori che seguono la mia rubrica e nel momento in cui si sono verificate le condizioni pratiche per poter realizzare il progetto editoriale si è proceduto raccogliendo i primi due anni di vita della rubrica. In un primo tempo, trovando estremamente interessanti anche molti tra i commenti dei lettori che intervengono ogni domenica sul social telematico, avevo provato, in sede di impaginazione, a operare una selezione degli stessi aggiungendoli ai miei testi, ma mi sono scontrato con la fattibilità dell’idea che avrebbe comportato praticamente il raddoppio dello spazio redazionale con conseguente notevole aumento dei costi di produzione. Ma, al di là di questi aspetti operativi, l’altra motivazione forte, anche questa più volte sollecitata dai lettori, è stata che un volume stampato è qualcosa che resta, al contrario di quanto si pubblica in rete che pure giace nei profili del social in questione ma che diventa davvero di più complicata consultazione. Pensa a quanto può essere impegnativo andare a trovare un post di qualche anno fa: il libro invece ti consente di avere sott’occhio tutti i post in ordine cronologico e si può leggere anche aprendolo a caso e sbirciando tra le pagine, lasciandosi attrarre dai titoli o dalle immagini correlate. Una modalità, questa, che molti amici e lettori che hanno acquistato il volume stanno praticando.

“Appunti di un fotografo, perplesso, nel gran circo del mondo”. L’incipit di copertina non lascia spazio a dubbi sulle intenzioni eppure spinge il lettore ad interrogarsi, sia sul gradiente offerto dal tuo punto di vista, sia sulle perplessità del nostro tempo. In che maniera, dall’ultimo post – ultima pagina, qualcosa è cambiato, se è cambiato?
Partiamo da questa ultima considerazione: il volume, per ovvie ragioni di preparazione redazionale, si ferma all’estate del 2020 e devo ammettere che purtroppo in queste stagioni che ci separano dalla fine dell’estate scorsa nelle nostre vite e negli avvenimenti pubblici, piccoli e grandi, locali e internazionali, le cose non sono molto cambiate. La pandemia continua a condizionare il nostro sistema di vita, i problemi e le tensioni sociali e politiche continuano a riproporsi più o meno allo stesso modo, la crisi culturale e di pensiero in generale continua a rappresentare con grande nitidezza l’epoca attuale caratterizzata da grandi incertezze sul futuro del Pianeta. Ma alla fine ‒ nonostante questa situazione che se non è catastrofica si presenta comunque molto seria ‒ non sono così pessimista: alcuni segnali positivi arrivano, magari sparsi e frammentati, ed è come se si avvertisse un’onda lunga crescente di giovani generazioni che stanno cominciando a prendere seriamente coscienza della situazione e si impegnano in prima persona su alcune questioni fondamentali. Pensiamo, al proposito, alla questione ecologica o a quella della libertà e della condizione femminile, sia nei Paesi democraticamente avanzati che in tante nazioni antidemocratiche e totalitarie.
Il sottotitolo del mio volume che tu citi e che mi dichiara perplesso nel gran circo del mondo, rispecchia la mia condizione di intellettuale di vecchia generazione che non ha certezze e verità da strombazzare ma solo riflessioni e considerazioni con cui confrontarsi con i lettori e con chi segue il mio lavoro articolato in molte direzioni oltre a quello principale di fotografo.

BuonaDomenica# si apre, come in un giorno di riposo, ad ampliare la prospettiva dello sguardo, sulla città, in questo caso Milano ma, in generale, sulla società, sulla cultura, sulla vita politica in trasformazione. Quale direzione hai seguito per poter lasciare agire il flusso cognitivo oltre che visuale, in maniera tale che ogni riflessione potesse significare aprire un varco sul presente?
Suppongo che questi corto-circuiti mentali cui tu accenni derivino dal mio imprinting giovanile di persona attenta ai problemi socio-politici e alla mia curiosità giornalistica. Inoltre, coltivando molti interessi culturali diversificati ‒ dalla cinematografia alla letteratura ‒ mi riesce spontaneo creare collegamenti e mettere giù a fine settimana, in genere il sabato sera, un testo che, in piena libertà, senza vincoli di argomenti, racconti qualche mia impressione su qualche evento, piccolo o grande, personale o pubblico, avvenuto nei giorni precedenti e su quello costruire un impianto narrativo. La pandemia ha penalizzato nell’ultimo anno il mio rapporto con la città e con il mondo esterno in generale, ma, fino a che è stato possibile, spesso ho raccontato di piccole esperienze di vita metropolitana che trovo significative del nostro sistema di vita. Mi auguro, come ci auguriamo tutti, di poter presto tornare a vivere la città e la società in genere. Non so se le mie riflessioni riescano ad aprire, come tu dici, un varco sul presente anche se ovviamente me lo auguro, soprattutto per i miei lettori: le testimonianze che arrivano sul social mi inducono a pensare che questa sollecitazione avviene. E forse ‒ non dovrei dirlo io e mi limito a riferire quanto mi rimbalza dalle testimonianze dei lettori ‒ anche i loro stessi commenti e riflessioni possono essere la prova che qualche varco si apre. 

La domenica è il giorno per fermarsi a pensare al passato o per immaginare e ragionare sul futuro?
Mah, non lo so; forse, molto più semplicemente, ho scelto la domenica perché le mie note possano avere questa sembianza di raccogliere le mie impressioni settimanali e comunque è una giornata in cui anche i lettori hanno più tempo e tranquillità per leggere. Per la mia rubrica si pone infatti anche il problema pratico di fruizione costituito dalla relativa lunghezza dei testi che contraddicono il concetto di brevità esasperata tipica dei social. Certamente le mie riflessioni, per ovvi motivi legati anche alla mia non più giovane età e al conseguente lungo percorso intellettuale che sottende,navigano sempre tra passato e futuro tenendo giornalisticamente ben piantati i piedi nel presente oggetto delle mie osservazioni.

Fotografia, Arte, Cultura e Società sono i poli attorno ai quali di incardina sia il volume BuonaDomenica# che la rubrica Facebook; tuttavia, questi sono anche gli elementi su cui il tuo percorso professionale si è dipanato. Qual è il rapporto che oggi, a differenza del passato, intercorre tra questi universi e la realtà che viviamo nel quotidiano?
Questa è una domanda che comporta molte implicazioni perché si scivola nelle più ampie considerazioni su come sono cambiati i tempi sotto diversi aspetti: dalla grande crisi del pensiero filosofico e ideologico cui accennavo prima ai diversi modi di concepire, realizzare e fruire le manifestazioni dell’ingegno umano e in particolare quelle che tu citi. Viviamo in un’epoca in cui, oggi più che mai, la comunicazione svolge un ruolo fondamentale non solo nella divulgazione del pensiero ‒ buono o cattivo che sia ‒ ma anche nell’orientamento di larghi strati della popolazione che vivono una sorta di analfabetismo di ritorno. Si sta verificando quello che molti studiosi degli anni Sessanta e Settanta avevano predetto per cui si vive in una sorta di universo parallelo in cui le nostre vite sono fortemente condizionate da un sistema di valori dove prevale l’omologazione su alcuni discutibili principi. Questo a scapito della libertà interiore e della conseguente dialettica che dovrebbe scaturirne. Il mio approccio, come tu sottolinei, non può essere che trasversale, in sintonia con una società apparentemente semplice ma in realtà molto complessa, dove non si può più giocare la partita rinchiudendosi nel proprio giardinetto privilegiato. L’Hortus non può più essere conclusus, i suoi muri di cinta sono stati sbreccati e nuovi flussi si agitano nelle due direzioni di entrata e uscita: tocca agli intellettuali, agli artisti, agli operatori culturali sforzarsi di cogliere e capire questi flussi senza cadere nelle maglie di un mercato sempre più invadente e distruttivo. E mi riferisco anche, e forse soprattutto, in questo ambito, al mercato dell’arte e della cultura in generale.

BuonaDomenica# è prologo di altri progetti similari oppure per il 2021 hai già ideato qualcosa d’altro?
Per adesso non ho in campo progetti similari, sono impegnato invece a rimettere in pista alcuni progetti, sia espositivi che fotografici, che la pandemia ha bloccato. Inoltre, insieme agli amici che mi aiutano nella realizzazione della rivista semestrale FCFOTOGRAFIA E[È] CULTURA che ho il piacere e l’onore di dirigere, stiamo valutando le possibilità di poter proseguire in questa splendida avventura editoriale che la pandemia e la prematura scomparsa di Giovanni Gastel ha bloccato. Infine la necessità di trascorrere molto tempo in casa in seguito alla chiusura pandemica mi ha spinto a guardare con più attenzione al mio archivio fotografico dove trovo sempre vecchie fotografie e lavori che quasi non ricordavo più ma che conservano un loro valore; eanche in previsione di una possibile corposa pubblicazione che possa raccontare il mio percorso di ricerca fotografica che tocca ormai il mezzo secolo, avendo realizzato i primi lavori fotografici decenti già in giovane età. Ma questa è un’altra storia.

“Viviamo in un’epoca in cui, oggi più che mai, la comunicazione svolge un ruolo fondamentale non solo nella divulgazione del pensiero ‒ buono o cattivo che sia ‒ ma anche nell’orientamento di larghi strati della popolazione che vivono una sorta di analfabetismo di ritorno. Si sta verificando quello che molti studiosi degli anni Sessanta e Settanta avevano predetto per cui si vive in una sorta di universo parallelo in cui le nostre vite sono fortemente condizionate da un sistema di valori dove prevale l’omologazione su alcuni discutibili principi. Questo a scapito della libertà interiore e della conseguente dialettica che dovrebbe scaturirne” nelle parole di Pio Tarantini si legge molto più di una semplice osservazione di ciò accade nel mondo là fuori. Guardando al passato, invero, oggi quell’omologazione predetta risulta tangibile, persino in maniera sistematica. Ecco, perciò, che alla domenica è il caso di fermarsi un istante, riflettere e rileggere lo spazio ed il tempo attorno a noi affinché torni ad essere una ‘Buona Domenica’.


Pio Tarantini
BuonaDomenica# Appunti di un fotografo, perplesso, nel gran circo del mondo
Edizioni Oberon Media, Milano 2020

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.