ORE SOSPESE. Un diario italiano

La galleria Podbielski Contemporary di Milano proroga fino al prossimo 30 gennaio la mostra “ORE SOSPESE. Un diario italiano” il progetto fotografico a cura di Pierre André Podbielski e Maud Greppi. Un omaggio intimo dedicato all’Italia, anche in considerazione del momento storico molto complesso che stiamo vivendo, che nasce dalla volontà di riunire sensibilità visive diverse ma accomunate da un’indagine sugli spazi vuoti e sul tempo sospeso.

Le opere in mostra costituiscono infatti una summa di lavori incentrati sul paesaggio italiano, inteso come portatore di valori condivisi, vettore di storia e di memoria. Un percorso tutt’altro che canonico, costellato di luoghi reinterpretati attraverso lo sguardo interiore dei diversi fotografi selezionati.

Ne è un esempio Ilaria Abbiento, artista visiva che propone una serie di scatti tratti da “Quaderno di un’isola” realizzati all’Asinara, in Sardegna. La sua ricerca, incentrata sul tema del mare, parte da una profonda immersione introspettiva per costruire una narrazione poetica che indaga il suo oceano interiore. L’artista, che si esprime essenzialmente attraverso la fotografia, elabora le sue opere adoperando elementi materici in relazione alle immagini, costellate talvolta da testi poetici e letterari, studia installazioni site-specific e lavora anche con il video. La sua pratica esplora il paesaggio, rivela geografie di pensiero, cartografie immaginarie da cui emergono le isole del suo arcipelago interno. Le sue immagini fotografiche, colorate di tinte tenui, evocano la sospensione temporale e restituiscono la visione di uno sguardo lirico sul mondo esterno. Il suo studio è un’osservatorio sul mare, elemento fluido e allegorico dell’esistenza, di cui ne osserva movimento, mutamento, tempera e temperatura. Nel mare si perde continuamente per ritrovarsi. E così scrive: «Napoli, 18 Giugno 2019. Oggi a bordo di una nave mi separo dalla mia costa per raggiungere un’isola. Attraverserò il mare ogni giorno del mio itinerario, nella tasca della giacca ho una pietra acquamarina e un quaderno con la copertina celeste dove annoterò pensiero e percezione, conserverò il mio racconto acquatico intriso di molecole d’azzurro sospese tra cielo e mare, di coordinate incerte e costellazioni mutevoli. Resterò in ascolto del suono dell’oceano, diventerò frammento nella grammatica della costa e sarò abbagliata dalla luce di un solstizio d’estate capace di eclissare l’ombra di qualche cicatrice. Lì, dove la terra si perde dentro il mare, sarò isola nell’isola.»

Quelli in mostra sono luoghi cristallizzati fuori dalla loro dimensione spazio-temporale. Vi alberga la bellezza dell’incorporeo e dell’immateriale, di una sensazione o di un sentire, di un reale sottoposto a metamorfosi: una metafisica sensuale. Così i notturni di Ugo Ricciardi realizzati presso rinomate zone nuragiche, come il pozzo sacro di Santa Cristina o la Tomba dei Giganti. La Venezia di Luca Campigotto colta secondo la prospettiva capovolta di Palazzo Grimani. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma negli scatti prodotti durante il lockdown da Roberto Controneo. Le pendici dell’Etna in accordo con la visione lunare e al contempo inafferrabile di Francesco Zizzola. Il famoso Cretto di Gibellina, l’opera di land art realizzata da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989, nelle fotografie di Massimo Siragusa. I “Presepi e dintorni – Nativity Scenes” colti da Marco Rigamonti lungo le strade di campagna della sua Pianura Padana. Le immagini di Thomas Jorion tratte dalla serie “Veduta”: progetto fotografico realizzato tra il 2009 e il 2019, in occasione di un Grand Tour lungo la penisola italiana. L’abitare metropolitano di Marco Dapino che accompagna lo sguardo del visitatore alla scoperta di Milano.

Onirismo e poesia si mescolano come frammenti di un puzzle complesso, monumenti all’istante immobile eppure frenetico. Strati sovrapposti dove tutto è un intarsio, una gradazione di sfumature e impercettibili linee di divisione che tagliano le strade, il mare, l’aria, le città. Tagliano il tempo sospeso. Nell’universo di vita intriso di atmosfere piemontesi di Augusto Cantamessa. Nelle sintesi irreali, perché sottendono sempre un altrove, di Ghirri. Nei volti di Bruno Cattani, negli oggetti, nei luoghi e perfino nei giocattoli che guidano il visitatore in un viaggio attraverso la memoria. Nel lirismo di Massimiliano Gatti che propone la serie “Anche tu sei collina”, ispirata dalla raccolta di nove poesie che Cesare Pavese pubblicò per la prima volta nel 1947 nella rivista ‘Le tre Veneziane’. Nelle decontestualizzazioni di Jacopo Valentini che ritrae alcuni degli elementi caratteristici della cultura napoletana conferendo loro una collocazione diversa e lontana dall’habitat naturale. Nel cuore, infine, di Fabrizio Ceccardi, sospeso nella sua abbagliante forza vitale, tra la luce e il buio, tra l’adesso e il mai più. Un cuore artificiale che si lascia cullare dal battito ondivago, silenzioso e a tratti sospeso del quotidiano vivere, nell’accettazione della totale imprevedibilità degli equilibri che dominano l’esistenza.

Conclude Pierre André Podbielski: «Ore Sospese, il titolo della mostra, spero renda l’idea del momento così sofferto, che richiede a tutti noi così tanta resilienza. L’arte nel senso più esteso della parola (teatro, letteratura, musica, design, cinema, danza) offre e suscita stimoli che ci aiutano a prendere coscienza di chi siamo, delle nostre memorie private e collettive, delle nostre radici, dei nostri sogni incompiuti, di riscoprire luoghi sconosciuti. Questa è la sensazione che abbiamo raccolto da parte dei visitatori, collezionisti e non, in questi mesi. Mi sembrava doveroso omaggiare l’Italia sia nel  contesto della nostra galleria che in ambito fieristico – la mostra era pensata anche per Artissima in Novembre 2020 – con un racconto emozionante e simbolico che coprisse ambiti diversi: alcuni iconici, altri più concettuali o metaforici. Inoltre, questa mostra ci ha consentito di ospitare alcuni nuovi meritevoli giovani artisti-fotografi. Di questo andiamo fieri, sono poche le realtà odierne che consentono loro di acquisire visibilità.»