Antonello Viola, Studio Sartorio. Courtesy Francesca Antonini Arte Contemporanea

Oltre il limine della visione per una Gorgone di luce – Antonello Viola alla Galleria Nazionale

È visibile presso la Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea di Roma la personale Antonello Viola con un progetto in dialogo con l’opera di Aristide Sartorio, parte della collezione del museo.

«Le Gorgoni, che hanno dimora al di là dell’inclito Oceano, sul confine ultimo della notte,

 dove sono le Esperidi dalla voce armoniosa, Stenno, Euriale e Medusa dal triste destino:

ella era mortale, immortali e di vecchiaia ignare le altre due!

Ma a lei sola giacque accanto il dio dall’azzurra chioma, sul soffice prato e sui fiori di primavera».

Esiodo, Teogonia, in Opere, Utet, Torino 1977

Affascinante e fatale, attraente e spaventosa, Medusa, tra le Gorgoni, partecipa di una dualità e ambiguità confinale tra vita e morte, tra fascino e orrore che si evidenziano nel dominio della corporeità e della visione, coinvolgendo sensorialità e razionalità, bellezza e perversione intellettuale, natura oscura e civiltà in uno scontro fatidico che non si esaurisce, ma permane come ineliminabile soglia permeabile, apertura e squarcio incarnato in un simulacro di potenza al contempo ultraterrena e mortale.

Antonello Viola in Aperto confine sulla Gorgone di Sartorio dialoga con l’opera e, in particolare, con i bozzetti preparatori de La Gorgone e gli Eroi di Giulio Aristide Sartorio, esposta nelle sale della Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, indagando la faglia aperta lungo la linea che unisce e separa passione e sublimazione, mutuata in elevazione e carnalità, sessualità e unità diadica, purezza formale e fenditura rivelativa delle profondità della visione sensibile.

Il corpo di Medusa nei bozzetti a pastello su carta di Sartorio è intuizione intima ispirativa di un principio corporeo dalla proprietà magica e istintuale, evidenziato nella sensualità di una luce epidermica emergente dal fondo scuro che Viola cattura come prodigio irradiante e desiderio cristallizzato da poter riguardare frontalmente al contempo come malia ferale o salvifica: la Gorgone è compartecipe di entrambe le nature, ostili e protettive, ambiguamente seduttiva e mostruosa.

Nelle opere dell’artista la foglia d’oro bianco riflette e rispecchia incanto e maleficio, metafora proiettiva e ipnotica di una sorgente misterica sacrale e demoniaca che porta in se’ le tracce di perturbazioni e scalfitture, estasi e tormenti, tagli gloriosamente impenetrabili, messi a nudo e offerti alla vista come narrazione di un procedere e accadere tra eros e thanatos.

Le superfici segnate da linee e sollevamenti, graffiature e lacerazioni, svelano cromie decise e lievi che richiamano lo sguardo nell’intensità di una natura ancora ignota, viscerale e inestinguibile, in evocazioni interstiziali inafferrabili tra lo splendore trascendente e corporale di una liminalità voluttuosa e tremenda.

Nella emersione coloristica la materia si fa vibrante e trepida, radiosa ed enigmatica, serbando la propria storia e origine, portando in luce una pelle lesa, ma incorruttibile, resa eroticità idealizzata, profanamente consacrata al dominio visuo-percettivo, mentre i margini tonali costruiscono la propria genia mitica in un procedere spaziale e temporale lungo i limiti demarcativi del supporto.

Nelle fratture che interrompono la continuità e cadenza regolare della foglia d’oro si ritrovano sedimenti, segni, memorie e sfumature di un tempo intimamente interiorizzato, inconfessato e semioticamente molteplice.

La mostra Aperto confine sulla Gorgone di Sartorio si pone oltre una frontiera dicotomica e dualistica, racchiudendola in una ieratica contemplazione di una identità e confluenza tra opposti, parafrasando il poema di Esiodo la riflessione sulla Gorgone nelle opere di Antonello Viola ha dimora sul confine ultimo della luce.