Afterimage. Veduta dell'installazione. Courtesy Fondazione MAXXI. Foto Andrea Rossetti

MAXXI L’AQUILA / Afterimage

Dal 2 luglio 2022 al 19 febbraio 2023, il MAXXI L’Aquila ospita “Afterimage” a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Alessandro Rabottini, la grande collettiva che coinvolge le opere di ventisei artisti internazionali, dagli anni ’60 ad oggi, nei diversi linguaggi di pittura, fotografia, installazione, scultura, video e sperimentazione digitale. Alle opere provenienti dalla Collezione della Fondazione MAXXI si affiancano importanti prestiti, nuove commissioni e installazioni site-specific.

Concepita come un poema visivo, la mostra pone una riflessione sui temi della memoria e delle metamorfosi attraverso l’espediente dell’afterimage (in italiano “immagine residua”), l’illusione ottica provocata da uno stimolo visivo che produce un’immagine persistente nella memoria dell’osservatore. A partire da questa peculiarità di percezione dell’occhio fisico, la mostra oscilla tra permanenza e transitorietà, invitando il visitatore a compiere collegamenti spontanei e associazioni intuitive tra le opere, grazie anche alle installazioni che si sviluppano su nuclei narrativi non circoscritti alle singole sale. 

“Materie e memoria”, “immagine mutevole”, “il corpo dischiuso” e “l’architettura interiore” sono i quattro pilastri narrativi del percorso per immagini in dialogo con l’architettura di Palazzo Ardinghelli e la storia del capoluogo abruzzese che, pur in continua trasformazione, trattiene tracce di passato.

Ad aprire la mostra e la linea narrativa “Materie e memoria” si trova posizionata, all’ingresso del museo, l’opera site-specific di Francesco Arena (1978, Italia), Masso con gli ultimi 5 giorni. Più di cinque tonnellate di pietra dialogano con il tempo presente attraverso l’inserimento, ogni giorno, di un quotidiano da parte del personale del museo, ponendo al centro la tensione tra passato e presente, nell’indifferenza della pietra rispetto alle notizie umane che si susseguono. La relazione tra tempo durevole e mutevolezza umana si rintraccia anche nell’opera di Luca Monterastelli (1983, Italia). Le opere di June Crespo (1982, Spagna), Anna Maria Maiolino (1942, Italia/Brasile), Esther Kläs (1981, Germania/Spagna), si inseriscono, invece, in un dialogo tra materia e corpo. Bronwyn Katz (1993, Sud Africa) e Dominique White (1933, Regno Unito/Francia) fanno uso di materiali comuni e di recupero capaci di rilasciare nel presente una memoria traumatica del passato.

Mario Cresci (1942, Italia), Paolo Gioli (1942-2022, Italia), Luca Maria Patella (1934, Italia), attraverso la sperimentazione fotografica e filmica, entrano nel vivo dell’indagine di “immagine mutevole”, il secondo filone narrativo. Nelle opere dei tre artisti, l’immagine con i suoi cambiamenti diviene protagonista, al di là dei suoi messaggi e significati. Così, come accade nelle opere di Massimo Grimaldi (1974, Italia) ed Elisa Sighicelli (1968, Italia), che sperimentano oggi in digitale la mutazioni delle immagini. La nuova commissione di Oliver Laric (1981, Austria/Germania) tra il passato del supporto e il presente digitale dell’immagine è posta in relazione con le opere di Tala Madani (1981, Iran/Stati Uniti) e Mario Schifano (1934-1998, Italia).

Il corpo umano con identità e rappresentazioni differenti, nel flusso del suo continuo cambiamento è protagonista del terzo percorso narrativo, “il corpo dischiuso”, interpretato dagli artisti Francis Alÿs (1959, Belgio/Messico), Frida Orupabo (1986, Norvegia), Paloma Varga Weisz (1966, Germania), He Xiangyu (1986, Cina/Germania), Marisa Merz (1926-2019, Italia) e Pietro Roccasalva (1970, Italia).

“L’architettura interiore”, quarto ed ultimo filone, si compone di opere che entrano in dialogo profondo con Palazzo Ardinghelli, in cui l’immagine è capace di muoversi al pari dell’architettura nello spazio, come accade per l’opera di Hana Miletić (1982, Croazia/Belgio), Stefano Arienti (1961, Italia) e Benni Bosetto (1987, Italia). Spazio nello spazio in dialogo tra simulazione e realtà, invece, per le grandi fotografie di Thomas Demand (1964, Germania/Stati Uniti) che occupano la Sala della Voliera le cui pareti sono allestite con una carta da parati realizzata in digitale o come per le opere di Dan Vo (1975, Vietnam/Germania) allestite su di una struttura in legno posta in relazione con il camino monumentale del museo. 

Sugli obiettivi di “Afterimage” Alessandro Rabottini, co-curatore della mostra, afferma: “La mostra è anche un omaggio al contesto che la ospita, un contesto che è tanto spaziale quanto umano, nel desiderio di porre in dialogo tra loro opere che provengono da tempi e luoghi differenti ma che qui possono attivare inediti significati e, speriamo, nuove riflessioni”.

Afterimage
a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Alessandro Rabottini
Dal 2 luglio 2022 al 19 febbraio 2023
MAXXI L’Aquila | Piazza Santa Maria Paganica 15, L’Aquila
maxxilaquila@fondazionemaxxi.it
www.maxxilaquila.art