KENE/Spazio un progetto di Mohamed Keita

Gli spazi ricchi di fascino del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli hanno ospitato dal 22 ottobre il progetto fotografico dell’artista ivoriano Mohamed Keita che prende il nome di: “KENE/Spazio”. Il progetto è promosso dalla Fondazione Pianoterra Onlus ed è a cura di Sara Alberani; inoltre, collabora al progetto Yogurt Magazine.

Un’esposizione speciale, che ha come caratteristica quella di essere itinerante ed è partita dal Centro Pecci di Prato, compiendo diverse tappe ed unendo varie città italiane, tra cui, prossimamente, anche Roma e Milano. 

KENE ha vinto la sezione italiana del contest fotografico “Focus Philantropy”, promosso in Italia da Assifero e Acri e coordinato a livello europeo dalla rete DAFNE. Tutto nasce dalla storia personale e dal viaggio di Mohamed Keita, fotografo ventiseienne, proveniente dalla Costa d’Avorio, che arriva nel 2010 a Roma come rifugiato politico. “Nasce così KENE (che in Mandingo significa Spazio), un viaggio che riporta Keita in Africa, in Mali, a Bamako, per creare uno spazio dove i ragazzi possano imparare la fotografia come punto di partenza verso l’educazione primaria e l’accrescimento culturale. Nell’estate 2017, grazie all’incontro con Fondazione Pianoterra, Keita coinvolge 10 ragazzi e avvia un laboratorio di fotografia nel quartiere di Kanadjikila, instaurando un rapporto alla pari con gli allievi. La fotografia si fa scambio, restituzione, ascolto, partecipazione, ma anche opportunità di lavoro: Kené è un luogo di didattica, di cooperazione, e conoscenza, un luogo operativo che forma i giovani del Mali grazie al potere della fotografia.”

Una dimensione che diventa occasione di riscatto che viene raccontata attraverso degli scatti fotografici, guardando il mondo da una diversa prospettiva o, come in questo caso, obiettivo. 

Percorrendo lo spazio espositivo è possibile osservare cinque fotografie di Keita – i cui scatti sono stati esposti nell’ambito della XIV edizione di FotoGrafia festival internazionale di Roma, a Londra, all’Istituto Italiano di Cultura, presso Palazzo Querini, nella mostra Rothko a Lampedusa, in occasione della 58° Biennale d’Arte di Venezia – e circa 50 immagini invece realizzate dai 16 giovani studenti in Mali. Una pratica artistica quella del giovane fotografo e del laboratorio da egli diretto che si pone come obiettivo quello di disvelare le relazioni sociali con uno sguardo a quello che avviene al di fuori dello studio dell’artista, uno spostamento dell’attenzione verso un’intensificazione dei rapporti umani, delle connessioni sociali e del senso di appartenenza, resi possibili attraverso l’attività artistica e creativa. Il filosofo e critico d’arte statunitense Boris Groys nel suo fondamentale testo Going Public mette in evidenza che: “si è ben disposti verso un’arte contemporanea che cerca di superare i confini del sistema dell’arte, a condizione che tale sconfinamento sia accompagnato dalla volontà di cambiare la situazione socio-politica e miri a rendere il mondo un luogo migliore: in altre parole: che sia motivato eticamente” Questa affermazione ben delinea il progetto di Keita di ripensare alla fotografia da un punto di vista collettivo, rendendo più consapevoli i giovani fotografi delle loro capacità creative, e fornendo loro gli strumenti di cui hanno bisogno per far uso delle loro abilità. 

Acquistando una delle opere in mostra sul sito http://www.studiokene.org, si potrà sostenere le attività laboratoriali che il gruppo di lavoro conduce, contribuendo allo anche allo sviluppo comunitario con interventi di risanamento idrico e azioni di promozione dei diritti e della salute delle donne. 

La mostra, inoltre, è accompagnata da un libro: “KENE – Mohamed Keita” ricchissimo di immagini che sottolineano il percorso di partecipazione e autonarrazione del progetto; il volume comprende anche testi di Sara Alberani, Alessia Bulgari, Marco Delogu, Mohamed Keita, Yves Lègal, Cristiana Perrella, Alessandro Triulzi, Dagmawi Yimer.