Marta Roberti, Ciò che il mondo è questo è fuori dal mondo, © Ipercorpo 2023 | EXATR Ph Gianluca Camporesi

IPERCORPO 2023 | InPresenza

A Forlì si è appena conclusa la XIX Edizione di Ipercorpo, Festival Internazionale delle Arti dal Vivo, a cura di Città di Ebla, il cui tema, ‘InPresenza’, ha evidenziato quanto sia sempre più necessario un rapporto diretto tra opere, artisti e pubblico.
Segnonline era lì per voi.

Ipercorpo è un caleidoscopio di idee, visioni e percezioni emozionali che ha tratteggiato – ancora una volta – il perimetro di una Forlì settembrina, dove, dallo scorso maggio, il tempo sembra avere una leggibilità e una dilatazione differenti. InPresenza è il tema che ha caratterizzato la XIX Edizione del festival a cura di Città di Ebla. Cosa ha voluto significare ‘InPresenza‘? Una moltitudine di cose ma, certamente, anche una ricondivisione percettiva comune, qualcosa che sembra sempre più difficile, post Covid e, in special modo, dopo l’alluvione che lo scorso maggio si è abbattuto sulla Romagna. Tornare a esserci, tornare ad aprire, ora più che mai, il contatto dialogico tra opere, artisti, luoghi e pubblico è il leitmotiv che Città di Ebla e il direttore artistico Claudio Angelini, hanno definito come avamposto ideale e reale per Ipercorpo, nei rinnovati spazi di EXATR ed anche in Arena Forlivese e non solo.

AMACARIO, Francesco Careri / Stalker
© Ipercorpo 2023 | EXATR Ph Gianluca Camporesi

La diciannovesima edizione di Ipercorpo ha visto protagonisti diversi linguaggi e discipline, Teatro e Danza, Musica e Arte, latori di evidenze performATTIVE, da un punto di vista concettuale, in una indagine che avuto a che fare con un insieme di desiderata tali da portare all’attenzione del pubblico una profonda indagine di quel dialogo tra ‘noi e l’altro’ capace di includere anche ‘il tema della diversa abilità.

Claudio Angelini, direttore artistico di Ipercorpo, presentando l’edizione 2023 affermava:

Noi vogliamo continuare a difendere un avamposto che cura il rapporto vivo, fulminante e insostituibile fra artisti e pubblico. Che lascia spazi segreti, che non interroga con questionari di gradimento, che permette un tempo personale di sedimentazione, che rischia il fallimento come un ricercatore in laboratorio, libero da pressioni esterne. Vogliamo interessarci di ciascuno lasciando aree di silenzio, puntando su una libertà di presenza e su una costruzione condivisa dell’esperienza estetica. Non ci interessa intrattenere e nemmeno trattenere. Ci interessa creare una palestra di cittadinanza lontana dai luoghi di consumo. Ci interessa una presenza che contempla – nel suo attraversare il festival – anche un orizzonte di sparizione, cioè contempla un massimo rischio. L’arte che riconosciamo non cerca alcun consenso. Ci fa affondare i piedi nella condizione dell’umano. Benvenuti a Ipercorpo 2023. InPresenza.

Affermazione ampia cui fa eco quanto, poi, la sera di sabato 16 settembre, Angelini ha approfondito. È indubbia la capacità di Ipercorpo di ascoltare le necessità ed i bisogni non già e non solo del pubblico o degli artisti, ma anche quelli di una comunità variegata che deve, necessariamente, abbandonare un certo modo di intendere le occasioni di relazione come Ipercorpo. L’edizione 2023, peraltro, ha vissuto appieno quanto portato dall’alluvione di maggio che, a cinque giorni dalla data ufficiale di inaugurazione, ha annullato la manifestazione. “Se succedono cose così anche se sei illeso, non lo sei mai davvero.” Molte sono dunque le domande che alla soglia dei vent’anni di Ipercorpo l’intero gruppo curatoriale si è posto, con una certezza: “noi ci occupiamo da sempre di creare qualcosa di performativo che avvii il dialogo tra opere d’arte, spettacoli, concerti e pubblico.” E nonostante una stanchezza che a volte sfianca più la mente che il fisico, i dubbi che spesso accompagnano tali sviluppi, Angelini ha potuto tastare quanto calore e quanta energia Ipercorpo 2023, fin dai primi istanti, abbia generato. I meriti sono molti e condivisi, come per esempio con la nuova coproduzione con PinDoc, BRAVE di Paola Bianchi e Valentina Bravetti, che torna nella grande famiglia di Città di Ebla dal 2014, anno della sua malattia.

“C’è una felice coincidenza nel programma 2023” ci fa notare Angelini: “un intreccio di progetti che hanno a che vedere con il concetto di diversa abilità e questo ha un significato ben più ampio. È giusto che, come in altri ambiti, ci sia un movimento che comincia a parlare di artisti, danzatori e attori che hanno tutta la volontà di frequentare il palco nonostante le moltissime problematiche che non contemplano tale desiderio. Lo sappiamo bene, la società sta facendo qualcosa in tale direzione anche se, sappiamo altrettanto bene quanto questa linea di azione possa rivelare il pericolo di diventare una moda, possa correre il rischio di banalizzare queste fondamentali questioni…”

Ipercorpo, per filosofia e concetto evita tale rischio, dando vita ad uno scambio continuo, dialogico, alla pari, dove all’emozione fa ecco l’attitudine e la straordinarietà performativa degli artisti, proprio come negli spettacoli BRAVE già citato o GO FIGURE Excerpt del regista e coreografo israeliano Sharon Fridman; entrambi proposti al pubblico nella serata di sabato 16 settembre, hanno dato scaturigine ad un flusso di energia, bellezza, realtà e immaginifica trasformazione di grande valore. In tal senso, il grandiente di perfomance attuato dagli artisti s’è mutato in vettore funzionale per il riconoscimento, nuovo ed insusitato, del corpo quale elemento abitante lo spazio in maniera straordinaria e catalizzatore di nuova connettività con l’altro da sé, in una sorta di empatia tangibile ed inspiegabile.

Che forma ha, tuttavia il futuro? Appare naturale, fisiologico che un team curatoriale come quello di Città di Ebla si interroghi, edizione dopo edizione e guardi al tempo che verrà. “Quello che si fa ad Ipercorpo – che chiamiamo festival per convenzione – è costruire itinerari dentro situazioni dell’arte. Non è costruire un contenuto. Non è un contesto che può fare il punto sulle tendenze, termine abusato peraltro e, in un mondo che negli ultimi 20 anni, cioè da quando abbiamo iniziato, ha moltiplicato all’infinito la sua capacità evenemenziale – si fanno eventi di qualsiasi tipo e anche la politica inizia ad essere interessata, perché senza sguardo a lungo termine ciò restituisce molta più visibilità rispetto ad altro come sistemare strade, scuole, ospedali – Ipercorpo mette al centro un gruppo di curatori con specifiche competenze pronti a fare un passo successivo: creare degli itinerari, costruire millimetricamente un percorso che può iniziare ascoltando Davide Ferri per la sezione Arte e incontrare gli artisti, entrare in sala e assistere a spettacoli di danza, uscire da uno spazio e assistere a un concerto, entrare in rapporto con le installazioni. Creare un itinerario dovrebbe offrire la possibilità, in una serata ad Ipercorpo, di ‘perdersi’. Ed è la parola ‘itinerario’ che, ad oggi, mi fa recuperare energie e uscire dalle preoccupazioni di qualche settimana fa.”

La disamina di Claudio Angelini, avvenuta in una discussione informale organizzata dall’Ufficio Stampa Sara Zolla al centro dei rinnovati spazi di EXATR grazie a lavori portati avanti grazie a Città di Ebla, è continuata attraverso una analisi puntuale: “Qui noi abbiamo una caratteristica: il festival lo compongono sempre e solo persone che offrono delle possibiltà di sguardo, di ascolto in presenza in vari ambiti, qualcosa che non accade così di frequente. Ribadisco perciò che dobbiamo allontanarci completamente dalla costruizione di un contenitore; non siamo ciò che è comunemente definito festival ed è perciò che creare un itinerario, pensarne attorno all’arte dal vivo, generare sufficiente libertà soggettiva nel pubblico, risulterà fondamentale, anche nella ricerca della risposta che arriverà. Credo d’aver capito cosa proporre alla ‘mia famiglia’ – il direttivo composto da Davide Fabbri, Elisa Gandini e Davide Ferri, ndr – In fondo Ipercorpo è come un oggetto che va portato precisamente laddove vuole essere e questo è ormai chiarissimo per me.”

E noi di Segno non potevamo poi che interagire, anche quest’anno, con Davide Ferri, curatore della Sezione Arte di Ipercorpo. Presentarsi all’appuntamento è l’emblematico tema scelto per ciò Ferri ha così definito:

Una proposta di incontro cadenzato con le opere, per tappe, che solo nell’ultima giornata di Ipercorpo si compone in un’unica mostra. In ognuna delle tre giornate, infatti, il pubblico è chiamato a fare esperienza dei lavori presentati, accompagnato dalle parole degli artisti che li hanno realizzati.

Marta Roberti, CIÒ CHE IL MONDO È QUESTO È FUORI DAL MONDO
© Ipercorpo 2023 | EXATR Ph Gianluca Camporesi

Le mostre, o meglio, gli artisti chiamati ad Ipercorpo 2023 si sono inseriti nel tema dell’essere InPresenza, una riflessione che qui si è affrontata dal Covid naturalmente e che ha continuato ad essere elemento di discussione e progettazione, soprattutto in una Forlì che ha subito il dramma dell’alluvione. Una ricerca riflessa nel titolo del progetto Arte, che Ferri ha mediato dal libro di John Berger, e rimanda all’essere “corpo, presenza di fronte all’opera, offrendo l’ulteriore possibilità di indagare questo filo conduttore che stiamo qui sviluppando da molto tempo, anche per come è strutturato il festival. La Sezione Arte è, infatti, una partitura che tocca e fa risuonare punti diversi dello spazio di Ipercorpo, si svolge (in ogni giornata) verso sera, all’imbrunire, nella forma di appuntamento tra corpo dell’opera e corpo dello spettatore.” Ciò che è avvenuto, perciò, è stata una sorta di armonica diffusione di prospettive che ha proposto un intenso appuntamento del pubblico con le opere e gli artisti. “Interessava moltissimo riflettere su questi 20 minuti di intensità, ogni sera, a partire da un ipotetico incontro tra corpo dell’opera e corpo dello spettatore, tra spazio energetico e spazio di pertinenza e dialogo tra tali elementi. Quest’anno poi, si è trattato di un qui e ora, un vero appuntamento con opere che abitano in qualche modo lo spazio.”

Davide Ferri, infatti, così sintentizzava nella presentazione di Ipercorpo la presenza degli artisti in programma:

Victor Fotso Nyie presenta una serie di teste che non sono ritratti ma volti che derivano dall’assemblaggio di elementi eterogenei, il cui dialogo nello spazio dell’Arena Forlivese disegna una specie di campo energetico della scultura; i lavori di Matteo Fato affrontano lo spettatore come i soggetti rappresentati (tigri nel momento che precede un attacco) trasformando i dipinti in “immagini in agguato”; le installazioni di Marta Roberti rappresentano la soglia in cui il buio diventa immagine, fragile e vibratile, di figure di animali che appaiono tra elementi vegetali; l’opera di Francesco Bendini, che si dispiega sul pavimento, è composta di piccoli agglomerati di porcellana, bocconi di argilla cruda masticata e cotta, resti di corpo.

Ciò che è certamente emerso nelle giornate di Ipercorpo 2023 è, senza dubbio, la concentricità di elementi in grado di dialogare, tra di essi, con lo spazio e con gli spettatori, secondo linguaggi differenti che la Sezione Arte ha in un certo qual modo sviscerato, anche a partire dai lavori ospitati. Se perciò Victor Fotso Nyie ha posto la presenza secondo la liaison tra una arcaica potenza apotropaica e la forza dell’elemento specchiante – agendo da elemento di sempiterna presenza – il secondo artista ‘in mostra’ Matteo Fato, ha generato presenza attraverso tre opere con protagonista una tigre molto particolare, pitture su carta che nascono ex post da alcune incisioni. Davide Ferri così racconta il lavoro scelto da Fato e presentato al pubblico nella seconda serata del festival “Questi lavori, solo apparentemente eccentrici, di Fato, mi hanno attirato per un particolare tipico di certa pittura: quando si osserva una immagine non si smette mai, al contempo, di provare quella libidine della pennellata, quello spessore, quel movimento che chiama ad avvicinarsi ma il soggetto mette in agguato; perciò questo doppio movimento del quadro che reclama una distanza ma reclama anche una vicinanza interessava molto all’interno dell’intera ricerca di questa edizione di Ipercorpo.”

Entro il solco di tale linea dal fascino perturbante, si è poi giunti a scoprire l’opera di Marta Roberti. L’artista ha generato un alveo di presenza quale atto d’esplorazione, tanto grafico – e magniloquente – quanto ideale, delineando attraverso un uso spurio del disegno, lo studio della relazione tra umani ed animali, laddove l’osservazione speculare tra i due mondi diventa continua ed affascinante epifania.
“Questo lavoro è emblematico di alcuni aspetti della poetica di Marta” suggerisce il curatore, “innanzitutto il materiale, la superificie: il lavoro di Marta si concentra sul disegno che avviene all’insegna della componibilità, della trasformazione e dell’ambizione di essere un tutt’uno con lo spazio nel quale l’opera si colloca. Interessante è dunque il supporto – fogli di carta carbone che agiscono per cancellatura, nella traslazione da negativo a positivo, ndr – e il modo del supporto di stare nello spazio. Poi sicuramente l’altro aspetto è il soggetto. Marta ha fondamentalmente due soggetti: l’autoritratto e l’animale, inteso come essere, presenza che esiste al di là delle nostre geometrie spaziali, al di là delle nostre stanze, appare laddove non ci aspettiamo, come affermava anche Felice Cimatti, in un testo sul lavoro dell’artista che racconta di come gli animalisemplicemente appaiono, al di là di come viviamo il mondo.

L’incursione di Segno ad Ipercorpo 2023 si è focalizzata sulla giornata del 16 settembre, con il favore di due guide d’eccezione come Claudio Angelini e Davide Ferri, ma naturalmente, il festival – che dir si voglia – ha continuato a generare percorsi nelle ore e nella giornata successive. Per concludere la Sezione Arte, il 17 settembre è stata la volta di Francesco Bendini con un’opera dispiegata in terra, composta da una moltitudine di piccoli agglomerati di porcellana, le sue Cingomma, “bocconi di argilla cruda masticata e cotta, resti di corpo. La pratica artistica di Francesco Bendini comprende scultura, atti performativi e video. Le opere e le azioni che accompagnano la sua ricerca contengono sempre una forte ironia e anche sarcasmo, che, a seconda del caso, danno un’aria concettuale al lavoro. Vengono inoltre inclusi elementi autobiografici o intimisti, ma relativizzati e messi in prospettiva da spunti che derivano dalla sociologia o dalla storia, da processi macchinici oppure organici. Carnevalesco e quotidiano, naturale e culturale, sacro e profano sono le tematiche contrapposte che l’artista indaga costantemente.”

La presenza si è poi attuata attraverso un nuovo uno spostamento verso Palazzo Romagnoli, sede della Collezione Verzocchi di Forlì – raccolta di dipinti di maestri del ‘900 – dove si è parlato di arte e lavoro con gli artisti Silvia Camporesi, Matteo Fatoe Franco Guerzoni, invitati a condurre una visita guidata speciale, di cui saranno presto pubblicati tre video per Città di Ebla.

In una sola sera sarebbe stato impossibile scoprire tutta la stupente programmazione di Ipercorpo e questo focus non intende essere una summa completa, come tentò d’esser lo scorso anno tuttavia, rimandiamo al sito di Città di Ebla dove scoprire tutto ciò che è accaduto.
La XIX edizione, in ogni caso, rimanda in qualche maniera alle emozioni del 2022 e già apre la strada a ciò che nel suo prossimo ventesimo anno declinerà.

Fulcro di Ipercorpo, come già accennato è stato in particolare lo spazio EXATR, che anche quest’anno ha riunito attorno a sé non già e non solo una sorta di archeologia urbana ma anche una nuova stratificazione di interventi e visioni che interagiscono tanto con lo spazio quanto con la visione di Forlì intesa quale crogiuolo di reinterpretazione del già noto – basti pensare al progetto di Spazi Indecisi IN LOCO, Il Museo diffuso dell’abbandono. – L’insieme di correlazioni che Ipercorpo genera determina una fenomenologia intrinseca nell’alveo delle volontà tesa all’esperienza che origina virtuosi circoli di pensiero, cui si aggiungono le voci ‘forestiere’ che giungono da altrove, come quelle degli artisti coinvolti dal festival, in un dialogo attivo tra luoghi, pubblico e artisti e ad esempio, le opere di Francesco Careri / Stalker, AMACARIO, le installazioni sonore e video, l’opera di Flavio Favelli, ECSTASY ne sono un ulteriore prova tangibile e attraversabile, o meglio, attivabile.

Appare indubbia una cosa: la mappa degli itinerari possibili, immaginifici, in cui perdersi per ritrovarsi idealizzata da Claudio Angelini sarà certamente la sfida ventura e siamo certi che il pubblico di questo settembre 2023 non attende altro che diventare parte attiva e perfomativa di un nuovo modo di essere, di presenziare, di guardare a quello che è l’ipercorpo cui ognuno appartiene, afferisce, brama.

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.