Stefano Reolon – INCANTOCORPO

Con la mostra “Incantocorpo” a cura di Barbara Codogno presso la Galleria Cavour di Padova, i nudi di Reolon riportano in vita l’antica passione per l’anatomia umana dei corpi fluttuanti nel cielo del “Giudizio Universale”di Michelangelo, ad esempio, trasportandoli nella contemporaneità.

Il corpo umano è un soggetto privilegiato nell’arte, tanto da dedicargli una materia scolastica specifica allo scopo di studiarlo dettagliatamente sui libri e dal vivo. La sua riproduzione ed interpretazione anatomica permette all’artista di ottenere un risultato realistico, dove più si è attenti e minuziosi, più sembra di stare davanti ad uno specchio. Il corpo umano è stato oggetto di lavori che negli anni sono diventati famosi a livello internazionale, in pittura e in scultura, diversamente dalle preferenze del giorno d’oggi, orientate maggiormente nell’espressione dell’interiorità o di un sentimento comune che tende a rifiutare il classico genere dei ritratti.

Ed è proprio per questo motivo che l’opera di Stefano Reolon sconvolge e strania lo spettatore.

Con la mostra “Incantocorpo” a cura di Barbara Codogno presso la Galleria Cavour di Padova, i nudi di Reolon riportano in vita l’antica passione per l’anatomia umana dei corpi fluttuanti nel cielo del “Giudizio Universale”di Michelangelo, ad esempio, trasportandoli nella contemporaneità. Le figure, infatti, si impongono prepotentemente agli occhi di chi guarda, nonostante l’indifferenza dei volti talvolta dormienti, talvolta in prossimità di svegliarsi, in bilico tra il sonno e la veglia. Questa particolare attitudine implica dunque il concetto di risveglio, o la speranza di destarsi dalla situazione attuale, riflettendo anche sulla condizione umana odierna. Ciò è inoltre enfatizzato dall’effettivo fuoriuscire delle sagome dallo spazio concessole, strabordando dalla tela, senza alcun timore quasi.

Oltre ai soggetti classici, l’artista affianca all’uso di materiali ad uso commerciale (come lo scoatch, le stampe…) la primaria tecnica dell’ottenere i colori per dipingere artigianalmente, utilizzando materie prime organiche come facevano gli artisti del passato. 

Le tele, dunque, sono il risultato di un collage ben architettato, dove nulla è lasciato al caso, ma dove tutto ha la possibilità di poter mutare, senza preoccuparsi di cos’è giusto o cos’è sbagliato, bensì nell’ottica in cui l’apparente errore può essere corretto, ma deve lasciar traccia, perché parte integrante del percorso. In queste circostanze, Reolon sembra riprendere la generazione cubista assieme a quella futurista, apportando una sorta di dinamismo immobile ai corpi rappresentati, che sembra dar loro la possibilità di muoversi effettivamente davanti ai nostri occhi. L’aspetto mutevole si può inoltre cogliere da un lato attraverso la rappresentazione senza mezze misure di tutte le fasce d’età, dalla più tenera infanzia alla più vissuta vecchiaia, dall’altro attraverso l’accostamento di genere in cui diventa, a volte, difficile distinguere dove finisce il corpo di una figura femminile e dove inizia quello maschile, ad esempio. 

In questo apparente caos di carne umana è possibile intravedere storie che questi corpi portano con sé, metaforicamente rappresentate grazie all’uso di fotografie (sempre realizzate dall’artista) stampate su quei tasselli dipinti che vanno a comporre le figure. L’insieme di tutti questi aspetti crea un’atmosfera carica che urla un inno alla vita. Bisogna solo aspettare che l’essere umano si svegli.

Galleria civica Cavour
P.zza Camillo Benso Conte di Cavour, 35122 – Padova
Stefano Reolon – INCANTOCORPO
dal 25 luglio al 13 settembre 2020
info: giovedì e venerdì: 16-19; sabato e domenica: 10 – 12 /16 -19