Giuseppe Patanè | MAGMA

Sino al 24 aprile, il Duomo di Monreale (PA) e il Museo Civico di Palazzo di Guglielmo II ospitano la personale di Giuseppe Patanè, Magma, a cura di Carlo Micheli.

Magma μάγμα – il titolo del progetto espositivo di Giuseppe Patanè, a cura di Carlo Micheli, nel Museo Civico di Monreale, non è lemma causale, bensì radicato profondamente in quella forza magmatica – per l’appunto – sicula che affonda in un passato ancestrale per rivelarsi, oggi, allegoria di un disperato e silente urlo, nell’ossimoro ontologico d’una complessità che astrae dal noto un quid maieutico d’estrema ri_conoscenza.

L’uomo è il più grande nemico dell’uomo.

Le parole dell’artista di Trinacria, Giuseppe Patanè, non lasciano scampo ad equivoci. Si fa necessario ripensare il modus vivendi di ognuno in relazione ad una coralità più ampia, in cui il concetto sovracitato di ri_conoscenza assume diarchico valore: riconoscenza ma anche riconoscibilità. Patanè, ‘demiurgo estroso e ribelle’ per citare Micheli, indaga il reale a partire dalla dimensione mnestica ed onirica, sino a trattare con mano la plasmabilità della materia, rendendola protagonista di una traslazione filosofica che, missando etica ed estetica secondo prodromi latori di pathos, ridefinisce i confini speculativi di un complesso sistema ideale che, tuttavia, attraverso l’allegoria incontra l’occhio e l’animo dell’astante in maniera sinestetica ed ipnotica.

Patanè, creatore instancabile, abitante di una fucina epifanica mai inerme, agisce per sintesi simbolica e per accrescimento concettuale, gemmando una concatenazione seriale del suo lavoro, una diramazione che, in accordo con il parallelo di natura, esige la rivelazione della dimensione spirituale. Sono l’occhio e l’anima a dialogare dando origine ad un abbecedario plurimo, attraversando ogni istante. Ecco, perciò, che nel Museo Civico di Monreale, quel che fu il Palazzo di Guglielmo II, Magma dipana un fil rouge che attraversa l’ultima produzione di Giuseppe Patanè, in cui pittura, scultura ed installazione ambientale si incontrano, accogliendo l’astante in una sorta di novella wunderkammer in cui tutto è allusione sia alla storia di una terra, quella di Sicilia, le cui radici si perdono nella mitologia e nel disfare quotidiano, sia alla storia dell’uomo – che è Storia dell’Arte – in grado, poi, di tradursi in universalizzazione di sperimentazioni che fanno di Patanè un odierno alchemico – nel flusso costante di sperimentazione che lo accompagna nella sua vita da designer e stilista – .

Giuseppe Patanè, ₵orrida, installation view

I sensi sono il punctum mediante cui la poetica di Giuseppe Patanè avanza e si concretizza, originandosi con una maieutica che l’artista sviluppa solo attraverso le sue mani, senza ausilio di strumenti altri. Nell’indagine del reale, l’artista mette a frutto l’impeto inconscio e, con la medesima forza, agisce con le proprie mani, plasmando la materia, destinandole una grammatica in grado di sopperire al sentimento. Contro ogni ingiustizia, contro ogni vessazione fa corrispondere un’epifania che riveste un precipuo ruolo come sottolineato dal curatore Carlo Micheli:

Il grande dono di Patanè consiste nel saper trasformare l’indignazione, il dolore, l’offesa in atti concreti di segno opporto, contrattaccando con estrema lucidità ed efficacia, utilizzando l’affilatissima arma dell’arte.

Nel sale del Palazzo di Guglielmo II, si svelano, in un percorso lineare eppure complesso, opere afferenti ai cicli Viscere, Vulcano Supremo, Laterizio Primo Modulo, Natura Uccisa e ₵orrida, nella cui multidimensionalità si stratifica la volontà di narrazione che Giuseppe Patanè affida alle proprie opere, ove alla sacralità laica si contrappone la divinità della natura e della vita. La pietra lavica, materiali ed oggetti di riuso, pittura data a piene mani, tappeti persiani trasformati in tele ex novo e mutate dagli effetti della terra, mattoni e tegole fusi per agglomerazione, legni invasi e uccisi da E-Supracid 20 e traslazione di ₵orrida in narrazione Orrida, sono gli elementi che perimetrano una nuova necessità interiore: la libertà umana, pensata come infinita e degna d’ogni profitto si rivela, agli occhi dell’artista, una mortifera costrizione, rinchiusa entro limiti che non hanno più ragion d’essere. Patanè tenta di mostrare una salvifica via di fuga che, non è, però, codardo abbandono, bensì svolta spirituale di volontà condivisa.

Lo sguardo privilegiato dell’artista accompagna le nostre obnubilate coscienze nell’indagine del nostro tempo, accorrendo da un passato impossibile da trarre in salvo ma voltandosi verso un futuro ancora in grado di poter esser salvato – come dimostrano le due opere contro la guerra, realizzate poche ore prima dell’opening della mostra

Giuseppe Patanè, ₵orrida, installation view

Non è praticabile, purtroppo, in questa sede, poterci soffermare su ogni opera che Magma propone al pubblico, mentre, certamente, prima di lasciare il Museo Civico di Monreale, sarà bene ricordare dell’opera performativa che Patanè ha realizzato con il pubblico nella sera dell’opening; un ‘libro delle firme’ del tutto peculiare, contraddistinto da una sorta di ‘tappeto’ su cui, poste delle carte ‘stropicciate’ ed ipnotiche, ogni passo d’entrata del pubblico in Magma ha significato il lascito di una traccia, di un passaggio unico ma non univoco, in dialogo serrato con la poetica dell’artista catanese.

Costeggiando il Palazzo, si entra nel Duomo di Monreale, in cui il bagliore dell’oro e la vastità del concetto di mediterraneità avvolge e affascina in maniera inenarrabile. Attraversando le navate, si giunge nella Cappella di San Benedetto, dove la grande installazione Athanor di Giuseppe Patanèomaggio a Dante – trova monumentale collocazione dopo aver viaggiato tra Ravenna, Parma, Venezia, Sant’Ambrogio in Milano ed Acireale.

Athanor, evocante l’alchemica fornace ove il fuoco è imperituro, vivificante e purificatore, è un’opera in grado di suggellare la tangenza del viaggio dantesco dall’Inferno al Paradiso con il tragitto catartico umano. L’opera, in memoria dei grandi teleri, dispone su 6 metri d’altezza il percorso del Poeta e abbraccia le paure e le dobolezze dell’animo umano, stravolge le dinamiche del già noto – come sempre accade nelle opere di Giuseppe Patanè – dando origine ad una rilettura della Comedia a partire dalla visione paradisiaca per scendere, poi, nelle viscere infernali, ove, però, un barlume di azzurra speme vivifica il dramma della tragedia perpetua e invita alla rinascita.

Perché senza perdono non esiste luce, il perdono è un dovere dell’uomo, una necessità per ricongiungersi alla luce.

Suggerisce Carmen Bellalba nel testo il catalogo di mostra che accompagna Athanor e che, nella visione onirica e contemporanea del messaggio dell’Alighieri, permette a Giuseppe Patanè di riportare al centro della discussione artistica il valore fondante di una estetica che abbia nell’etica il punto di ritorno di un nuovo modo di vedere, interpretare e comprendere il mondo.

Magma ed Athanor non sono soltano i titoli di due itinerari artistici, sono l’imago mentis di un nuovo e necessario sentire, ancorato alle profondità della terra e teso all’infinito celeste, anche laddove appare invisibile.

Giuseppe Patanè, Verbum, 2014

GIUSEPPE PATANÈ. Magma
Monreale (PA), Piazza Guglielmo II
Duomo di Monreale
26 marzo – 8 aprile 2022
Palazzo Guglielmo II – Museo Civico di Monreale
26 marzo – 24 aprile 2022
Duomo di Monreale: lunedì-sabato, 9.00 – 12.45; 14.30 – 16.30; mercoledì, 9.00 – 12.45
domenica, 14.30 – 16.30
Museo civico: tutti i giorni, 9.00-13.00; 15.30-18.30
Ingresso libero
Informazioni: tel. 329.2105453 e CLP Pubbliche Relazioni

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.