Alessio Cerfeda
Alessio Cerfeda, Tavola fredda, courtesy linea

Alessio Cerfeda. Tavola fredda

L’opera del tempo nel suo processo di alterazione perennemente in atto su materia, identità e percezione implica l’esperienza inevitabile della perdita e dello smarrimento. La consapevolezza di tale trasformazione e le sue conseguenze sul corpo e sulla memoria non affrancano dal perduto, ma, al contrario, rinsaldano un legame solido con quell’insieme di immagini scomparse e ipotizzate che generano, a loro volta, un bisogno viscerale di renderle manifeste. Così mediata e tradotta in una rappresentazione sensibile, l’esperienza diventa occasione ingannevole di osservazione e indagine oggettiva del ricordo, immagine illusoriamente imparziale del vissuto.

Perdita, colpa, memoria e ipotesi scandiscono la ricerca dell’artista pugliese Alessio Cerfeda (Gallipoli, 1986) le cui opere si propongono come espressioni paradigmatiche, resoconti di vicende più complesse, capitoli di una narrazione intima che pure diviene allegoria dell’esperienza umana e delle sue molteplici possibilità. Nel medesimo percorso di indagine si inserisce Tavola fredda, personale a cura di Alice Caracciolo e Marco Vitale, allestita presso gli spazi di Linea e visitabile fino al 3 giugno 2023. 

La necessità manifesta di sperimentare con materie e materiali differenti risponde al desiderio di definire un linguaggio atto a concretizzare il paradosso di narrare l’incomunicabilità di una prospettiva soggettiva ed esclusiva, restituendone contraddizioni, inquietudini e meraviglia; si determina, così, una corrispondenza tra la concretezza degli elementi e l’inconsistenza del pensiero e del ricordo attraverso un racconto indefinito e allusivo. La materia inerte, foggiata e assemblata a suggerire profili familiari eppure ambigui, diventa emanazione di vita vissuta, ipotizzata e fraintesa, dunque, strumento di rappresentazione sensibile di identità e relazioni. 

Nelle opere di Alessio Cerfeda i materiali scultorei più tradizionali coesistono con elementi edibili in un rapporto organico capace di narrare la natura del corpo e la sua matericità, e suggerirne il dolore e il mutamento inarrestabile, nonché il decadimento. La fragilità e la deperibilità degli elementi biologici utilizzati e la deformità delle figure diventano  caratteri rappresentativi non solo del divenire continuo proprio di ogni corpo, ma anche della trasformazione di memoria e pensiero, capaci di generare chimere indefinite e indicibili, interpretazioni ingannevoli del trascorso a partire da poche coordinate residuali.

La materia è plasmata ad accogliere e restituire l’immagine di scelte, dunque esclusioni, errori, rimorsi a partire dalla condizione esclusiva dell’artista, divenendo depositaria della comune esperienza di privazione e sconfitta. Il lavoro scultoreo di Cerfeda genera, così, simulacri del passato, tracce di corpi e ipotesi narrative attraverso una rappresentazione che in sé accoglie il bizzarro, la nostalgia e una certa tensione tragica e commovente a preservare.

Alessio Cerfeda Tavola fredda
a cura di Alice Caracciolo e Marco Vitale
Fino al 3 giugno 2023
Linea, via D’Annunzio 77, Lecce
Orari: da lunedì a giovedì 16:00 – 19:30; venerdì/sabato su appuntamento
Mail: direzione@lineaproject.com
Telefono: 3292740837