Francesco Ciotola, A Momentary Lapse, a cura di Raffaele Loffredo, Quito, Museo Centro de Arte Contemporáneo

A Momentary Lapse. Francesco Ciotola

La visione sofisticata dei siti archeologici di Pompei, Ercolano e Oplontis, icone di passato culturale, diventa soggetto della videoinstallazione dell’artista napoletano Francesco Ciotola, in una esposizione site specific, a cura di Raffaele Loffredo, nel museo del contemporaneo di Quito, capitale dell’Ecuador, ideale ponte spaziotemporale.

A Momentary Lapse, il titolo scelto per la presentazione presso il Museo di Arte Contemporanea di Quito – sostiene l’artista – rappresenta un intervallo, che allude all’azzeramento di una data situazione, un “locus” dal quale è possibile ripartire. Abbiamo scelto di presentare questo lavoro a Quito poiché riteniamo che il carattere di un luogo dipenda molto dalla terra in cui si trova. Vivere in una terra vulcanica accomuna le sue genti; Quito come Napoli è una terra vulcanica, le due città sono così fortemente legate da un elemento naturale caratterizzante il paesaggio e la sua cultura.”

Nelle parole di Francesco Ciotola, artista, fotografo, video artista e curatore napoletano, ideatore del progetto editoriale Ottica Contemporanea, è racchiuso il significato più intrinseco e magmatico, oserei dire, di A Momentary Lapse, la videoinstallazione site specific a cura di Raffaele Loffredo per il Museo Centro de Arte Contemporáneo di Quito, capitale ecuadoreña. Napoli e la terra vesuviana e Quito unite non da un fil rouge, bensì da un profondo ed invisibile filo lavico che negli abissi del globo si innerva verso superfici tanto lontane ed apparentemente diverse, unite, tuttavia, grazie all’Arte ed alla Cultura.

È così che A Momentary Lapse rimanda sino a Quito l’imago urbis, identitaria ma ideale, dei siti archeologici di Pompei, Ercolano e Oplontis, veri emblemi di un universo a noi caro ma ancora in parte non svelato, il cui fascino, oggi come negli anni dei primi ritrovamenti settecenteschi, genera una vibrante e perturbante seduzione – e come non pensare alla Gradiva di W. Jensen riportata da Freud – in grado di tradursi in icona estetica, architettonica, urbana e sociale di matrice universale anche per chi, quei luoghi non ha mai avuto modo e fortuna di visitarli, di calpestarne la fatidica e terribile meraviglia. L’intenzione della personale di Francesco Ciotola è, come spesso accade nella sua ricerca visuale, quella di ribaltare le griglie di separazione tra passato e presente, lasciando agire l’immagine della pietra che da secoli è all’ombra del Vesuvio, protetta dalla cenere e dalla lava della furia vulcanica del 79 d.C.

In tal modo, ogni frame video dell’opera di Ciotola assume una valenza di ripensamento poiché l’eruzione vesuviana “può essere considerata una distruzione per il passato ed un’opportunità per il presente, in particolare per l’importanza della conoscenza della storia e per il suo utilizzo oggi” si legge nel testo di Raffaele Loffredo che continua, illustrando dettagli del progetto: “Una parte di rilievo nell’esposizione è data anche al Vesuvio, quale Creator/Sterminator; un elemento naturale che ha distrutto questi luoghi, congelandoli in un dato tempo, ma che in egual misura è stato il mezzo che gli ha permesso di elevarsi a simbolo di un possibile rinascimento culturale contemporaneo” .  Attraverso questa sorta di trasposizione, Quito incontra Pompei, Oplontis ed Ercolano e viceversa, le profondità terrestri si missano in superficie mediante il varco offerto dall’azione umana, determinando la rappresentazione formale di nuovi vettori culturali, secondo cui passato e presente si interpolano fino a diventare tutt’uno, in una sorta di superfetazione che la trama estetica di Ciotola acuisce e sublima. Una poetica filosofica, storica ed antropologica che è comune denominatore della ricerca di Ciotola che, come in altri noti progetti, tesse una narrazione ampliata mediante il valore di ossimoro della sequenza video, affonda le proprie radici in una inconscia stratificazione che si moltiplica, in foggia di continuum, fenomenico e concettuale, derivante dall’incontro dell’artista con la visione dei siti archeologici nella loro vetusta e laica sacralità.

A Momentary Lapse, grazie agli scatti ed ai frames video, genera una drammaturgia emblematica, un’immaginifica descrizione che cerca, e trova, in quell’inferno post apocalittico dell’eruzione vesuviana, ciò che è ancora fascino. Un immaginario nuovo, odierna riscoperta, come se Ciotola, con il proprio obiettivo, togliesse antica cenere dai luoghi fotografati e ripresi, ribadendo, però, una tensione linguistica che è modus operandi ma anche cognitivo che chiede ed affida alla macchina da presa, alla fotocamera, il compito di catturare ed eternare – ancora e ancora – l’accattivante e straniante bellezza dell’effimero. All’inafferrabile furore del Vesuvio e di Quito, la cui forza vulcanica minaccia e protegge al contempo, l’artista pone come contraltare una prospettiva inattesa e sorprendente, una fantasmagoria in cui v’è racchiusa la meraviglia della vita, la straordinarietà del suo ciclo, intuibile attraversamento che sovrasta ognuno di noi, definendo, nell’opera, una sorta di messa in scena che rimanda alla grande tradizione teatrale classica e napoletana e che afferma, allo stesso tempo, una sequenza che accomuna percezione e comprensione, valore profetico dell’arte e ruolo spurio della fotografica quale medium e linguaggio in grado di perpetrare ontologie che, della contraddizione, hanno fatto il proprio quid. A Momentary Lapse, come evinto dal titolo, va oltre l’eterna durata delegando alla Storia il ruolo cardine di magistra vitae nel solco imperituro del binomio ‘discontinuità-tradizione’, mentre in scena avanza la straordinarietà intellettuale del confronto, del parallelo lirico tra dettaglio e sua rivelazione, tra verità inconscia ed apparizione, nella stupente realtà del virtuale. È qui o a Quito che tutto accade? Non importa, purché accada.

Francesco Ciotola 
A Momentaey Lapse
Museo di Arte Contemporanea di Quito
Dal 24 aprile 2021

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.