“Porta Portese”, a cura di Gaia Bobò. Installation view at SPAZIOMENSA. Crediti fotografici Giorgio Benni

Porta Portese – un itinerario visivo tra metafore oggettuali e indagine percettiva

Fino al 18 dicembre è visibile presso lo spazio indipendente SPAZIOMENSA la mostra “Porta Portese”.

La mostra Porta Portese, a cura di Gaia Bobò presso l’artist-run space SPAZIOMENSA, richiama nel titolo un sapore di memorie e antichità, novità e bizzarrie, curiosità e occasioni a portata di mano, una coreografia di scambi e contrattazioni in un’avventura cittadina che si compone di tradizioni e incontri tra culture: il mercato di Porta Portese si impone come immaginario dall’inalterato fascino e al contempo come sistema e ordinamento esplorativo, pulsante, relazionale che attraversa, in un volgersi di vie, dimensioni temporali e geografiche lontane, scenari commisti di comunità in una miscellanea di idee, conoscenze, linguaggi dove convergono merci e persone.

Nella sua identità di luogo collettivo e colorito, amalgama percettivo di realtà e suggestioni che popolano la città, il dispositivo mercato viene trasposto in una progettualità espositiva che interroga e interpreta gli itinerari visivi, l’incidenza di un tessuto culturale e sociale, l’abbandono  ai ricordi e alle suggestioni,  l’istintività dello sguardo che coglie l’oggetto innescando l’incanto, l’immersione e l’esplorazione, il desiderio di possesso e il rituale della transazione.

In un tragitto moltiplicato, metaforico e determinato da una codifica spaziale collettiva in cui dominano le singole pratiche poetiche, nella veduta d’insieme che si svolge contemporaneamente nei singoli accenti, la mostra richiama via via lo sguardo e l’attenzione dello spettatore in una strategia visivo-narrativa suddivisa in tre sezioni che coinvolgono: artisti emergenti e affermati in ambito nazionale e internazionale con Tomaso Binga, Lucia Cristiani, Auriea Harvey, Jonas Lund, Giulia Mangoni, Meletios Meletiou, Diego Miguel Mirabella, Jacopo Rinaldi, Agnese Spolverini, The Cool Couple, Elo Vega, Alessandro Vizzini e Benyamin Zolfaghari; i linguaggi della grafica d’arte, dell’editoria, del libro d’artista con Alessia Armeni, Georges De Canino, Quentin Lefranc, Lucia Marcucci, Lamberto Pignotti e Sergio Sarra, in collaborazione con Emilio Prini, la Litografia Bulla, la Collezione Giuseppe Garrera e lo Studio Bibliografico Marini; il patrimonio materiale e immateriale dell’archivio e dell’archeologia dei media digitali con il progetto del collettivo artistico Gli Impresari, composto da  Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe e Rosario Sorbello, che coinvolge più di quaranta artisti.

L’opera TOS Terms of Service di Jonas Lund, posta all’ingresso della sala espositiva, disciplina regolamenti e tacite accettazioni intercorrenti tra esposizione e fruitore, in una evidenziazione ironica della pregnanza di convenzioni, consuetudini, ritualità, parzialità e dogmi che interferiscono e codificano la lettura di spazio e lavori esposti.

Diego Miguel Mirabella, in Paesaggio Mirabella, pone al centro della sua riflessione il confine tra tradizione, esperienza artigianale e pratica artistica autoriale, attraverso una insistita ripetizione del nome  lungo le linee decorative dell’oggetto, in un innesto estetico formale che situa poeticamente l’unione tra collettività ed esclusività artistica.

Tomaso Binga con l’opera OperaPoesia MATER-7 Giallo il ventre materno nella sua dimensione intima e personale è al contempo luogo originario che contraddistingue ogni individuo,  realtà che accoglie e ospita un universo incubativo oltre lo spazio ed il tempo, sospeso preludio e attesa che accomuna e ricompone un’unità.

In Untitled (Tears) di Agnese Spolverinil’elemento vegetale umanizzato in forma di ritratto è continuamente e invasivamente sottoposto a carezze consolatorie che ne evidenziano la delicatezza ed estraneità, la necessità di porsi come enigma distillato in una intimità tattile presentata in una cornice pragmatica che impatta ed esalta la centralità visuale del soggetto. 

Ventaglio di Alessia Armeni, nella sezione Printed Matter dedicata ai progetti editoriali, è oggetto strumentale riflessivo legato alla sfera percettivo cromatica, le cui gradazioni sono aperture di luce legate, rapportate e variate da un’assialità verbale confluente in codici esperienziali afferenti la natura della luce, stimolati e misurati nello sguardo.  

Lo storico laboratorio Litografia Bulla porta in esposizione il contatto, le relazioni, le sperimentazioni, lo scambio collaborativo con gli artisti attraverso le esperienze editoriali e la collezione di oggetti comuni, alcuni dei quali trovati da Romolo Bulla nel mercato di Porta Portese, mutati e trasformati dall’azione e dallo sguardo degli artisti. 

Il collettivo artistico Gli Impresari con l’opera installativa Il Lanternista indaganola materialità e oggettualità che rende esperibile la magia della proiezione in un caleidoscopio di immagini in dialogo con la storia dei dispositivi tecnici della trasmissione visuale ormai in disuso. La perdita d’uso e dunque la morte metaforica del mezzo viene interpretata su vetrini da quaranta artisti italiani e internazionali attraverso l’iconografia del trionfo della morte, proiettati da lanterne magiche ottocentesche.

La mostra Porta Portese, in una indagine riflessiva e spaziale tra oggettualità e simbolo, metafora percettiva e multimodale, materiale e immateriale, dà vita ad una meta-immagine culturale, sedimentale, che scopre e disvela un dispositivo di trasmissione visuale collettivo.