Shafei Xia, Welcome to my show, installation view, Courtesy P420, Bologna

P4202: the onlife exhibition. Welcome to my show di Shafei Xia

La P420 presenta la sua project room virtuale, denominata P4202 nuovo spazio di ricerca e sperimentazione.

Onlife è il neologismo coniato dal filosofo italiano, docente ad Oxford, Luciano Floridi e, come Egli stesso afferma, il significato di tale lemma è racchiuso nel concetto secondo cui “la nuova esistenza nella quale la barriera fra reale e virtuale è caduta, non c’è più differenza fra “online” e “offline”, ma c’è appunto una “onlife”: la nostra esistenza, che è ibrida come l’habitat delle mangrovie”. Ed a tale ibridazione che Fabrizio Padovani e Alessandro Pasotti, direttori della galleria bolognese P420 debbono essersi ispirati per l’ideazione del loro nuovo spazio progettuale, P4202, ovvero un non luogo sospeso tra il virtuale ed il reale, una sorta di immaginifico limbo fruitivo che, sapientemente, missa il codex architettonico del secondo Cinquecento bolognese con la volontà di indagare la scena emergente dell’arte contemporanea.

È così che P4202 ha aperto al pubblico onlife  il suo nuovo project space il 1 dicembre, con la prima personale dell’artista cinese Shafei Xia, Welcome to my show, composta da otto nuove opere che potremmo definire site specific ma che trovano nel reale una tangibile corrispondenza e si avvalgono, inoltre, di un video che accompagna la visione concettuale dell’artista. L’intera mostra gioca, molto seriamente, sull’altalena della diarchia e del corto circuito, ad iniziare dalla sua collocazione, una stanza surreale, costruita ad hoc ma modellata secondo i prodromi della realtà aumentata, su stanze decorate alla maniera felsinea – che qualcuno saprà riconoscere – ma resa all’occhio dello spettatore tramite una nuova concezione dello spazio, ovvero con il minimo impatto della resa tecnologica, atto dunque ad accogliere le opere di Shafei Xia ma tale da favorire un dialogo corale affatto astraente.

Nella volontà di generare un scombussolamento più profondo e complesso rispetto a quanto abbiamo assistito nel corso del 2020, la galleria P420 ha scelto di avviare un proprio percorso parallelo mediante il quale, alla white cube di Via Azzo Gardino 9 si accosta la nuova project room virtuale. Il plurimo corto circuito avviene nello scoprimento di P4202, allorquando, allo spazio dal carattere onirico e votato ad una certa ricerca su artisti e linguaggi degli anni Sessanta e Settanta nell’ambito del Concettuale e del Minimale della galleria, si avvicenda il virtual space che, al contrario, si rivolge ad architetture passate per promuovere la ricerca emergente e giovane, decontestualizzando, in un certo qual modo, l’attualità, ossia rendendola priva di barriere e preconcetti.

Virtuale e reale appaiono e scompaiono nella loro definizione canonica per offrire al pubblico la percezione dell’esservi, di partecipare alla mostra on life, per dirla con le parole del filosofo Floridi. Le opere, in tal maniera, attivano una conversazione con lo spazio, come accade in una galleria ‘calpestabile’ e, di volta in volta, la sala della P4202 accoglierà nuovi artisti e progetti. In tale intermediazione – intesa come inter media – le opere di Shafei Xia producono un secondo stravolgimento ideale, poiché esse descrivono, per azione e disegno narrativo, scene di genere e di interni, tra cui la dolls house che racchiude un intero mondo sublimato, in parte frutto di un racconto interiore, autobiografico nel senso epifanico ed ontologico del termine.

I visitatori, perciò, d’un tratto non si interrogheranno più sulla specificità dei luoghi ma, come lettori attenti, sapranno cogliere il valore delle pareti che abbracciano e lasciano emergere la valenza delle opere, come fossero pagine di un libro, e ciò potrà accadere in qualsiasi momento del giorno, da ogni dove e con qualunque device. Tuttavia, giunge un’eco a rasserenare i fruitori: nonostante la migrazione nell’etere e la costruzione di uno scrigno precipuo, le opere, poi, sono visibili nella sede della galleria.

Ciononostante, dal 1 dicembre Welcome to my show di Shafei Xia, accompagnato da un contributo critico di Maura Pozzati, apre, a sua volta, ad un’altra dimensione, in una sequenza esplorativa di matrice inconscia che sa traslarsi sulla carta da sandalo – qui per la prima volta intelaiata dal’artista e non lasciata libera – dando vita ad un universo allegorico, in cui simboli ed emblemi empiono lo spazio della composizione sì da diventarne poesia visiva, segno e traccia d’un racconto che giunge dalle profondità dell’animo e che, con una sagace ironia – come si evince anche dal video di cui s’è accennato – riesce a restituire al nostro sguardo una empatica tensione, ove percezione e rimandi mnemonici soggettivi aprono varchi altrimenti inenarrabili.

Nelle scene che Shafei Xia ha dipinto con acquerello, tornano in auge elementi della tradizione e della figurazione dell’arte estremo orientale, grammatica resa attuale dall’artista, nella sua volontà di fondere e missare – dunque, ancora una volta, ibridare – idiomi e codici differenti, tali da fondersi secondo differenze e afferenze. Ogni singola opera reca con sé una molteplicità di significati e significanti, nella cui commistione si incontrano erotismo e raffinato sarcasmo, irriverenza narcisista e amore per l’amore, quest’ultimo, di volta in volta latore di forme nuove che si intersecano con quelle che l’artista attribuisce a sé, in un mélange fra la ricerca nipponica Shunga e gli orientalismi tanto cari ai francesi dell’Ottocento. Icone dell’Est dialogano con una visione che s’avvia dal nostro Ovest per giungere non ad un compromesso, bensì ad uno scambio dei ruoli attoriali e della messa in scena. Costruzione visiva e semantica affidata al seme della sorpresa, quella che, da un inaspettato angolo dell’opera si burla della realtà, assumendo, per alcuni istanti, le parti della frattura, quel ciclico corto che, nell’intera progettazione della P4202, pare tornare in modo illusionistico. E nell’illusoria presentazione del nudo impertinente, Shafei Xia si prende gioco anche dei benpensanti, scuotendo obnubilati sguardi e ponendo loro dinanzi alla spoliazione di qualsivoglia amena volgarità.

Arte di frattura, dunque, quella di Shafei Xia che si propone come svelamento di una verità altera, scompaginante l’ovvio, il già noto, la noia del pregiudizio e il tedio di quanto già schematizzato dall’avanzare della vita di una giovane trentenne. L’arte, nel suo caso, ha favorito un processo di ricodificazione esistenziale, entro il quale Ella ha generato un vortice che raggiunge il medesimo climax descritto dai felini che animano le sue opere, nel corso di una mise en abyme vibrante, nell’alveo di una infinita curiosità della vita, del mondo, della continua ricerca di nuove sfide.

Sfida che ben s’accompagna alla scommessa intrapresa dal project space della P420, ove nulla è lasciato al caso e gli squarci aperti sul reale si affacciano su un imperituro e sincopato ritmo di visioni e tensioni, dove nulla potrebbe apparire ciò che sembra e tutto, invero, è esattamente come appare. O forse no? In fondo è uno ‘show’ onlife e il benvenuto è affidato a Shafei Xia.

Shafei Xia

Shafei Xia
Welcome to my show
Bologna, P4202 \ Project Room
http://www.p420.it/shafei-xia
1 dicembre 2020 – 16 gennaio 2021

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.