Mathelda Balatresi, Visita-Nella città delle dame monumento equestre, 1988, olio su tela, 120x140 cm

Mathelda Balatresi/Veronica Bisesti.
Di fulmini, dame e altre storie

Pur non propriamente di Napoli, ma ivi trasferitasi all’inizio dell’adolescenza, dopo un’infanzia toscana, Mathelda Balatresi (Carcare, 1937) riveste un ruolo d’eccezione nel panorama dell’arte napoletana e campana dell’ultimo sessantennio. Al pari della recentemente scomparsa Rosa Panaro – collega e amica di una vita, malgrado la diversità di temperamento -, Balatresi emerge nella sua peculiare volontà di coniugare un linguaggio che fa i conti con alcune delle sollecitazioni più urgenti degli anni Sessanta-Settanta – le poetiche pop, le incursioni nella performance – ed i motivi del femminile e del femminismo. Se poi questi ultimi si manifestano in mille modi – da tutte le opere legate all’immaginario (anti)militarista, che tanto parlano ad una parte delle donne di oggi, che intende le proprie battaglie come mero pareggiamento delle posizioni apicali maschili, alle sculture di saette, quelle che Atena ruba a Zeus secondo il mito -, la contemporaneità del suo stile non è intaccata, anzi è ulteriormente messa in valore, nel momento in cui risale – come spesso avviene nell’arte italiana afferente alla costellazione pop ed oggettuale – alla tradizione, quella centroitaliana del disegno netto e polito e della prospettiva lineare.

Veronica Bisesti, Cartografia della città delle dame, 2022 , china su carta e collage, 125 x 85 cm

Capita nell’autunno della propria vita che un evento – magari un incontro – inatteso venga a risvegliarti tutta una serie di sogni e passioni mai veramente abbandonati, solo un po’ sopiti. Quel disincanto non tanto verso le nuove generazioni ma verso il mondo dell’arte contemporaneo in generale, ove non si scorgerebbe più quella voglia di relazione, di scambio, di ricerca all’insegna della gratuità di un tempo – e ciò a prescindere dalle varie fasce di età -, che Balatresi coltiva da tempo, è così andato incontro ad una felice smentita nel sodalizio con una artista come Veronica Bisesti (Napoli, 1991), di oltre mezzo secolo più giovane, ma portatrice di valori artistico-creativi e politico-culturali sui quale trovare un fecondo terreno di incontro, sui quali costruire una inedita sorellanza, suggellata finalmente dalla grande foto che le ritrae l’una accanto all’altra, brandendo ciascuna una saetta rossa, ove la più anziana sembra consegnare alla più giovane l’onore e l’onere della sua eredità.

Primo appuntamento di “Materia di Studios”, progetto che, curato da LET_Laboratorio di Esplorazioni Transdisciplinari – coordinato da Gennaro Carillo e Olga Scotto di Vettimo e composto da Anna Cuomo, Mario Francesco Simeone, Alessandra Troncone e Brunella Velardi -, riconosce il suo oggetto di indagine nello «studio d’artista, inteso sia come spazio d’archivio, luogo depositario di materiali eterogenei, memorie e vissuti, che come territorio privilegiato di incontro tra esperienze anche apparentemente distanti», esso è infatti l’esito di vari mesi di frequenti incontri tra le due artiste nella abitazione-studio di Balatresi, occasione di un confronto a tutto campo su arte, politica, storia, femminismo. Una esperienza che a quest’ultima deve aver ricordato i tempi in cui ogni sabato si riuniva con la filosofa Antonietta Casiello, con la storica dell’arte Bruna Sarno, e naturalmente con Rosa Panaro – il Gruppo XX – per progettare la mostra La donna ha la testa troppo piccola per l’intelletto, ma sufficiente per l’amore, “strappata” a Lucio Amelio non senza un po’ di destrezza (1977). Perché anche ora, come allora, si è cercato davvero di mettere al primo posto la lealtà e la ricchezza delle relazioni, quasi in uno spirito lonziano, senza l’ansia di arrivare subito ad un “prodotto”. 

Intorno al problema dell’identità femminile gira del resto tutta la ricerca più matura della Bisesti, che lo affronta attraverso uno studio metodico e impregiudicato lungo i meandri della storia – così diverso in fondo da quello che portò il Gruppo XX a riallacciarsi a fenomeni come le società matrilineari? -, rinverdendo la memoria di donne assolutamente eccezionali per i loro tempi, come la scrittrice Christine De Pizan (1364-1430), considerata una antesignana del femminismo tanto per la sua vita quanto per opere quali La città delle dame, ove si narra di una città felice, abitata da sole donne – regine, guerriere, poetesse, indovine, scienziate, martiri, sante – e posta sotto la guida di Ragione, Rettitudine e Giustizia. Ad essa attingono un po’ tutte le opere di Bisesti in mostra – le rocce lucenti disseminate lungo il percorso della mostra, materializzazione di quelle descritte da Pizan quali allegorie delle dame che brillano per virtù, ad esempio –, quando non alla figura stessa della scrittrice tardomedioevale, con la quale l’artista avanza una sorta di identificazione attraverso un collage che disloca la figura di Pizan, tratta da una miniatura dell’epoca, nel suo moderno studio napoletano.

Veronica Bisesti e Mathelda Balatresi, Veronica e Mathelda, 2022, stampa su carta cotone, 100 x 150 cm