Giuliano Cardella

Bozzetti definitivi: Giuliano Cardella

Dal Canova a Giuliano Cardella di strada ne corre: bianco e compassato il primo – parlo ovviamente delle opere, non di chi le realizza – inquieto e coloratissimo il secondo. Entrambi, però, hanno questo in comune: sono grandi nei bozzetti. Così grandi che, nel caso di Giuliano, la creazione non parte dai bozzetti ma si conclude con essi, veri e propri “bozzetti definitivi”. Ne abbiamo discusso con l’autore.

Che cosa significa per te esprimerti attraverso la pittura? Quando hai iniziato a farlo?

La passione per l’Arte ha sempre costituito, si può dire in maniera innata, un elemento della mia personalità. Sin da piccolo e poi attraverso gli studi ho portato avanti la mia ricerca artistica innanzitutto come forma di espressione della mia creatività e delle mie emozioni. Non credo dunque si possa identificare un momento temporale da cui ho iniziato a esprimermi attraverso l’Arte, ma che piuttosto si debba parlare di un processo continuo ed in costante evoluzione.

La pittura è comunque solo uno dei tuoi linguaggi. Pratichi anche la scultura e la fotografia. Quali differenze tra i diversi approcci?

Penso che, pur tra la molteplicità di tecniche che utilizzo, si possa riconoscere in tutte le mie Opere un linguaggio espressivo comune, in particolare attraverso l’utilizzo del segno. Ad esempio, le mie sculture e le Opere pittoriche sono spesso caratterizzate dalla stessa tipologia di segno, anche se la scultura mi offre la possibilità di lavorare in tre dimensioni e di utilizzare una più vasta gamma di materiali. Un discorso a parte merita credo la fotografia che utilizzo prevalentemente come elemento aggiuntivo e decontestualizzato di molte mie Opere che si inserisce (spesso sotto forma di frammento o ritaglio) nell’insieme dell’Opera stessa in armonia con il colore e il segno. Nel mio percorso mi è anche capitato di sperimentare la fotografia in quanto tale, anche se non utilizzo strumenti troppo sofisticati come uno studio fotografico o una macchina professionale: come sempre il mio interesse principale è l’espressione quanto più immediata possibile della mia emozione di fronte all’incontro con una persona o una situazione, e per questo utilizzo semplicemente il cellulare.

La maggior parte dei tuoi lavori sono dipinti informali, alcuni sono ‘oggetti trovati’. A quali artisti, più o meno vicini, guardi?

Mi sono ispirato nel mio percorso a vari artisti, in particolare quelli che prediligono l’utilizzo di materiali di recupero: se dovessi identificare un Artista in particolare farei senz’altro il nome di Robert Rauschenberg, in particolare per la modalità in cui, nei suoi “Combines”, egli riusciva ad incorporare nell’Opera elementi e oggetti dalla vita di tutti i giorni.

Un altro Artista che è stato per me importante, in particolare agli inizi del mio percorso, è stato Alberto Burri le cui Opere hanno ispirato le mie prime sculture: anche per questo non appena trasferito in Sicilia ho sentito il bisogno di visitare il suo “Cretto” compiendo quasi un laico pellegrinaggio ed avendo la possibilità di letteralmente “immergermi” in una sua Opera.

Esiste un rapporto tra i tuoi segni e la scrittura automatica?

Direi di no, in quanto durante la realizzazione delle mie Opere sono comunque pienamente cosciente e, anche se il quadro o la scultura nascono dalla la mia emozione profonda, sono anche frutto di studi e di ricerche (ad esempio quella sul pregrafismo) che hanno accompagnato tutto il mio percorso. Quindi, mentre nella scrittura automatica le parole non arrivano dal pensiero cosciente dello scrittore, nel mio caso il segno e l’Opera nel suo complesso sono comunque creati in maniera deliberata.

Scegli i colori sulla base di regole precise?

Credo che ogni Artista abbia una gamma di colori in qualche modo predominanti o preferiti: ad esempio nelle mie Opere spesso prevalgono il bianco ed il rosa. C’è da dire però che la scelta del colore è senz’altro influenzata dal mio stato d’animo e dalla mia emozione del momento in cui realizzo il quadro o la scultura. La scelta e l’utilizzo del colore fanno dunque ovviamente parte del processo di comunicazione di cui ho parlato prima e può certamente capitare che alcuni colori prevalgano in un determinato periodo per poi venire magari abbandonati per lungo tempo. 

Penso che il cambiamento faccia parte della naturale evoluzione di un Artista, come di qualsiasi persona, e guardando indietro devo senz’altro constatare come non solo l’uso del colore, ma anche il segno si siano via via modificati.

Come si è evoluto il tuo stile dai tuoi esordi sino alle ultime prove?

Sono cambiate le tecniche che utilizzo per esprimere e comunicare la mia emozione: dai collage e de-collage, alle sculture assemblate con materiali di recupero, ai lavori su tela e carta ed alle più recenti Opere in ceramica. Ho anche realizzato grandi installazioni in ambienti urbani, come l’Installazione “White Sky” realizzata a Brescia e poi riproposta a Catania ed a Palermo in occasione dell’ultimo Festino di Santa Rosalia.

Mi piace comunicare con lo Spettatore ed introdurlo nel mio mondo interiore utilizzando un linguaggio che, pur nella pluralità delle tecniche e dei materiali, mantiene la sua coerenza e primordiale immediatezza. 

Dipingi – correggimi se sbaglio – sempre alla prima. Quando capisci che un’opera è finita?

Non sbagli, certamente: ho la profonda convinzione che la parte più interessante di qualsiasi Opera d’Arte sia il bozzetto, in quanto rappresenta l’attimo più creativo ed istintivo di un Artista, dove si rispecchiano la sua anima e la sua emozione. È proprio su questo momento creativo che mi sono sempre focalizzato, per cui si può dire che le mie Opere siano “bozzetti definitivi” e siano tutte naturalmente “Opere uniche” in quanto frutto di un momento e di un’emozione per loro natura irripetibili.

Per quanto riguarda il “sapersi fermare”, questo è senz’altro un elemento fondamentale per qualsiasi Artista informale e credo di poter dire che se attraverso il mio percorso ho “imparato” o “maturato” qualcosa, questa è proprio la capacità di potermi fermare nel momento in cui (magari dopo qualche ripensamento o stratificazione, che mi piace siano a loro modo visibili nell’Opera) capisco che la mia emozione è propriamente rappresentata.

Che cosa pensi della pittura italiana di oggi?

Più che della pittura italiana in generale vorrei parlare della realtà siciliana in cui vivo e opero, in particolare Catania e Noto, dove collaboro con due Gallerie. Devo dire che in questi ultimi anni ho notato in queste realtà un aumento dell’interesse verso l’Arte Contemporanea ed in particolare l’Informale: credo sia un fatto molto positivo e che sia importante che anche in Sicilia siano valorizzate forme artistiche che si discostano dai tradizionali canoni estetici e da rappresentazioni stereotipate, ma che non per questo sono portatrici di minor valore e significato.

A cosa ti stai dedicando, a cosa ti dedicherai?

Ho alcuni progetti in cantiere: alcuni si realizzeranno a breve (come la Mostra Personale “Il Mio Sentire” che inaugurerò a Catania il 13 Gennaio ed un’altra Personale che sto organizzando a Potenza in collaborazione con la Galleria Memoli Arte Contemporanea), mentre altri si concretizzeranno nei prossimi mesi in collaborazione con realtà del territorio siciliano e non solo, come le Gallerie siciliane Spazionoto (Noto), Carta Bianca (Catania), Galleria Vecchio (Randazzo) e la Galleria Fletcher Art di Nottingham. A maggio parteciperò a una Collettiva, a cura di Aldo Premoli, al Museo Civico di Noto: “Flora fauna e cemento”. Nel frattempo sono anche impegnato in un progetto di volontariato nella zona di San Cristoforo a Catania, nell’ambito del quale realizzo laboratori di Arte per i bambini del quartiere. Certamente, come dicevo, l’Arte è parte integrante e imprescindibile della mia vita e continuerò a dedicarmici con la stessa passione e lo stesso obiettivo di trasmettere la mia autentica emozione, indipendentemente dalle esigenze del mercato e da qualsiasi condizionamento.