Kasper Sonne, Your Feelings Are Wrong, 2022 oil on linen, installation views courtesy the artist and Quartz Studio photo Beppe Giardino

Your Feelings Are Wrong

Fino al 14 gennaio Quartz Studio ospita Your Feelings Are Wrong la prima personale a Torino dell’artista danese Kasper Sonne (Copenaghen, 1974).

Your Feelings Are Wrong è la prima personale di Kasper Sonne a Torino. L’artista presenta tre grandi tele che fanno parte di una nuova serie di dipinti in cui ritorna allo stile figurativo dei suoi primi anni, dopo un lungo periodo di pittura astratta.

Nelle tele sono prorompenti in primo piano le figure di uomini atletici con i capelli chiari dallo sguardo malinconico. Possono essere considerate una sorta di autoritratto introspettivo dell’artista ed esprimono un forte stato psicologico combinato ad un’evidente fascinazione per gli elementi distruttivi presenti sia nell’essere umano che in natura. Spesso la violenza è una conseguenza dello spostamento, nel linguaggio psicoanalitico questo termine è utilizzato per definire il meccanismo di difesa della mente per cui un determinato ricordo troppo doloroso da affrontare viene proiettato, e di conseguenza sfogato, su qualcos’altro.

Nelle opere There’s Nothing You Can Do To Me That I Haven’t Already Done Myself (2021), Your Feelings Are Wrong (2021) e The Flag (2022), sono raffigurate tipologie distinte di lottatori. Nelle prime due tele si tratta di atleti sportivi posizionati all’interno di un ring, in piedi sopra un tappeto. Il loro viso è livido, lo sguardo è vacuo e riflette la pulsione di morte dell’uomo e la violenza della sua natura. Mentre nell’opera The Flag è rappresentata un’altra tipologia di combattente: un uomo trionfante con una bandiera alzata, probabilmente una memoria estrapolata dal passato dell’artista, quando andava alle manifestazioni con i genitori.

Le opere di Kasper Sonne, dipinte ad olio su tela di lino non preparata, sono il frutto di una personale relazione con la pittura dove le immagini sono bidimensionali e i dettagli sono minimi. Alcune delle grandi figure degli uomini dipinti hanno dei “pentimenti”, ripensamenti a vista che lasciano intravedere come le figure fossero inizialmente più grandi. I colori utilizzati sono pochi ma molto intensi e rimandano a quelli della transavanguardia italiana. Gli sfondi sono superfici di cromie contrapposte che ricordano i quadri di Mark Rohtko.

La mostra è un momento catartico per riflettere sull’importanza della solitudine e dell’accettazione del dolore. Il visitatore è costretto ad interfacciarsi con queste emozioni poiché lo spazio espositivo non lascia via di fuga.