Lo sciacallaggio è una brutta storia

Antonello Tolve affronta il tema dello sciacallaggio ai tempi del Corona Virus. Dall’affermazione di Ai Weiwei sui social ad Abisso di Fauci Editori prossimamente nelle librerie.

Accanto al poco elegante e vergognoso sketch lanciato da Groland Le Zapoï – programma satirico  in onda sulla pay tv francese Canal+ – dove un pizzaiolo italiano sputacchia del catarro verdastro sulla fantomatica pizza “Corona” dopo averla appena sfornata (satira o voglia di minare la buona reputazione della gastronomia italiana?), forse la cosa più stupida banale scontata ignobile è stata postata dal furbetto Ai Weiwei sul suo profilo Instagram per cavalcare come sempre l’onda della moda e sperare magari in qualche grosso grasso like. «Coronavirus is like pasta, the chinese invented it but the italians will spread it all over the world» (il coronavirus è come la pasta, i cinesi l’hanno inventata ma gli italiani la diffonderanno in tutto il mondo) ha raggiunto in tre giorni 37,3mila like e 4.241 commenti: tra questi il meritatissimo Grandissima testa di cazzo, artista da salotto, buffone!

Davvero non si capisce perché Ai Weiwei sia stato così poco educato, e proprio con un luogo che gli ha aperto calorosamente le porte. L’Italia con questo pseudo artistuncolo da strapazzo è stata sempre accogliente: si è angustiata quando (era il 3 aprile 2011) è stato arrestato dalla polizia della Repubblica Popolare Cinese (l’artista «è indagato per reati economici» fece sapere il 7 aprile la portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei precisando che «il suo arresto non ha nulla a che vedere con la questione dei diritti umani o della libertà di espressione e la comunità internazionale non ha alcun diritto di interferire in questioni interne»), lo ha ospitato e a Firenze difeso quando ha ancorato alle finestre di Palazzo Strozzi ventidue grandi gommoni di salvataggio arancioni giocando con la morte degli altri, di recente è stato anche chiamato – italiani brava gente, dall’uscita del film nelle sale (1964), è un appellativo che non ci toglie nessuno – a firmare la regia della Turandot la cui messa in scena all’Opera di Roma è stata sospesa causa Coronavirus. 

A parte la mancanza di tatto e la grande arroganza mostrata da Ai Weiwei – sempre pronto a puntare l’indice verso qualcuno ma mai verso se stesso – che negli ultimi anni si è impegnato in imprese “umanitarie” (qualcuno forse ricorda ancora i 14mila giubbotti sulle colonne della Konzerthaus di Berlino e la photo ridicola del gala Cinema per la pace, quando ha fatto indossare a tutti la metallic emergency blanket per comporre un disgustoso selfie collettivo) legate a uno squisito tornaconto personale, si è certi che anche questo momento d’emergenza che vede l’Italia come “la peste” sarà spazzato via: e forse nel rialzare la testa – stare sotto i riflettori del mondo perché un’epidemia pericolosa e passeggera ha scatenato un effetto panico già largamente analizzato da Virilio in alcune sue memorabili riflessioni, non vuol dire diventare lo zimbello di quanti sono stati scaltri nel lavare i loro panni sporchi in casa – l’Intelligencija italiana dovrà fare i conti con quello che ha in casa, interrogarsi sulla sua condotta interna, magari accantonando l’eccesso di esterofilia e di servilismo che ha caratterizzato l’ultimo ventennio.

Mentre le preoccupazioni aumentano, non mancano le vendite di Eyes of Darkness l’apocalittico romanzetto pubblicato da Dean Koontz (all’epoca con lo pseudonimo Leigh Nichols) nel 1981 dove – cambiati debitamente (misteriosamente nel 1989, guai a pensare che sia cambio recente!) i nemici russi con i cinesi e il nome di un virus planetario da Gorki-400 a Wuhan-400 – una catastrofica epidemia si abbatte sull’umanità. «In around 2020 a severe pneumonia-like illness will spread throughout the globe, attacking the lungs and the bronchial tubes and resisting all known treatments. Almost more baffling than the illness itself will be the fact that it will suddenly vanish as quickly as it arrived, attack again ten years later, and then disappear completely», si legge in una delle pagine che oggi allarmano tutti e che allarmeranno maggiormente anche gli italiani dal prossimo 13 marzo perché Fanucci Editori sta per lanciarlo nelle nostre librerie con il titolo Abisso. (Qualcuno dovrebbe spiegare a qualcun altro che lo sciacallaggio è una brutta storia perché la gente sta morendo, perché esiste un rispetto, una dignità, una deontologia anche negli affari). «They call the stuff “Wuhan-400” because it was developed at their RDNA labs outside of the city of Wuhan, and it was the four-hundredyh viable strain of man-made microorganisms created at that research center», si scorge in un’altra pagina sottolineata a dovere per invogliare il consumatore educato a comprare. Peccato che nessuno legga più le Operette morali di Leopardi, Altre voci, altre stanze di Truman Capote o L’uomo senza qualità di Musil.