Todi e il contemporaneo, certamente un dialogo che affonda le radici nel grande Novecento italiano ma non solo. La città umbra, tuttavia, è anche baluardo storico ed architettonico, oltre che artistico, della stagione medievale e rinascimentale italiana, diarchia, questa, che apre ad un connubio tanto intrigante quanto complesso. Todi, invero, vanta un patrimonio ricchissimo e che, negli ultimi anni, grazie ad una lungimiranza di concerto tra istituzioni ed intellghenzia cittadina, ha rimesso al centro il valore di tali innesti non più solo sui libri appannaggio delle biblioteche.

Un innesto che troverà compimento nel futuro Museo d’Arte Contemporenea, anticipato da una mostra progettuale, curata da Massimo Mattioli.
Nella Sala delle Pietre a Todi, ho progettato una mostra che raccoglie e presenta i progetti realizzati dallo Studio Biondini & Corradi su quello che sarà il nuovo Museo d’Arte Contemporanea. Il museo sarà ospitato dal Palazzo dei Priori, uno dei tre palazzi comunali che si affacciano su Piazza del Popolo, luogo individuato dall’Amministrazione Comunale, e si dislocherà al terzo piano del palazzo e nei 4 piani della straordinaria Torre dei Priori, che sarà ristrutturata dopo oltre ottanta anni di abbandono.
Afferma Massimo Mattioli, tuderte storico dell’arte, critico, vicedirettore di ArtsLife e curatore della mostra in corso sino al 15 maggio. Ancora a proposito di questa mostra dichiara che
Come tutti i progetti maturati in anni (qui una ventina di anni) di riflessioni, dubbi, propositi, illuminazioni, sono carichi di dedizione e dunque aspettative.

Proprio così: dopo molti anni di ricerche, indagini, riflessioni mirate è giunto il tempo che Todi abbia finalmente un Museo d’Arte Contemporanea. La mostra che appare quasi predittiva oltre che ragionata, presenta i progetti ed una serie di tavole che ripercorrono il recupero degli spazi e la loro predisposizione museale, oltre a un modello tridimensionale della nuova struttura, ideata dallo Studio Biondini & Corradi.
Un progetto che trova compimento dopo anni di riflessioni e ricerche, e che si innesta virtuosamente nelle scelte dell’Amministrazione Comunale, che da tempo ha individuato nell’attenzione e del sostegno all’arte contemporanea, come segno di continuità con un ricchissimo patrimonio ereditato dai secoli passati, una delle proprie linee guida. Mentre i lavori sono in procinto di partire, questa mostra ne presenta i progetti, per una struttura dotata dei più aggiornati standard museologici, nel pieno rispetto delle strutture preesistenti e del superamento delle barriere architettoniche. Punto di forza sarà il coinvolgimento della Torre dei Priori, adeguata alle funzioni espositive, e pronta a divenire anche un “belvedere” unico sul centro storico di Todi.
Ha dichiarato Antonino Ruggiano, il Sindaco della città, da sempre vicino alle tematiche di sviluppo culturale attraverso l’arte.
L’esposizione, oltre a delinerare il nuovo museo, che entro il 2022 vedrà la nascita ufficiale, omaggia l’artista Piero Dorazio, già strenuo sostenitore dell’idea di un museo d’arte contemporanea a Todi, cui va riconosciuto, ex post, un vero ruolo principe nelle dinamiche culturali della città, nella quale visse per più di un trentennio. Dorazio, tuttavia, può considerarsi figura fulcro e maestro di vita per Massimo Mattioli, quando, giovanissimo, decise di avvicinarsi agli studi sull’arte.
La nascita del Museo d’Arte Contemporanea di Todi – che probabilmente manterrà un forte legame con l’eredità filosofica di Dorazio – vede, più in generale, dunque, il compirsi di un ciclo di relazioni che, dal ‘900, ha visto la città tessere una trama con molti esponenti del panorama artistico. Dagli anni Settanta, infatti, si stabilì nella città umbra l’artista americana Beverly Pepper, scomparsa nel 2020 e alla quale, dal 2019 è dedicato un grande parco scultoreo filiazione di una relazione con l’Umbria viscerale. Poi, come anticipato, Todi divenne casa di Piero Dorazio, di artisti quali Nunzio, Gianni Dessì, Marco Tirelli, Piero Pizzi Cannella della Scuola Romana, mentre il tuderte Bruno Ceccobelli, lontano per anni, ha fatto ritorno nella città natia.
Todi, inoltre, è protagonista del Festival che porta il suo nome e che ha visto nomi come Boetti, Kounellis e Pomodoro curarne l’identità visuale ad esempio e non è mai mancata l’attenzione sull’arte ceramica, traghettata dalla tradizione antica sino ai giorni nostri. Giorni in cui persino una importante galleria milanese ha scelto di aprire una sede a Todi, la Galleria Giampaolo Abbondio che ha avviato la sua stagione con A promise of Immortality di Pablo Candiloro, di cui Segno vi aveva già scritto.
Un racconto di molte storie, una storia di molte visioni che, ancora una volta, vede Massimo Mattioli farsi tramite e collettore di queste energie – a sua cura, infatti è stata la mostra di Candiloro e sino al prossimo settembre, sarà aperta al pubblico ArTodi, grande antologica che narra e mostra la grande stagione tuderte, al Palazzo del Vignola, che Mattioli ha ideato come catalogo in presenza di un cinquantennio d’arte in città, con opere di di Piero Dorazio, Beverly Pepper, Nino Cordio, Nino Caruso, Brian O’Doherty, Giuseppe Spagnulo, Bruno Ceccobelli, Giuseppe Gallo, Gianni Dessì, Nunzio, Piero Pizzi Cannella, Marco Tirelli, Mauro Salvi, Ugo Levita, Michele Ciribifera, Marino Ficola, Antonella Zazzera, Antonio Buonfiglio, A&C Ceccobelli, Rolf Jacobsen, Michele Toppetti, Riccardo Murelli, Roberto Bernardi, Silvia Ranchicchio, Luca Leandri, Rita Miranda, Giorgio Crisafi, cui faranno da eco, talks e giornate di studio –

Lunga vita, dunque, agli sguardi che travalicano il tempo e le stagioni, grazie all’arte e a chi sa, sapientemente, creare dialoghi immaginifici.