La fascinazione alchemica nell’arte di Francesco Filippelli

Dal 7 al 28 gennaio 2023, la galleria d’arte “Spazio 57” presenta lo scenario di un efficace racconto di connessioni esistenti tra la chimica e l’arte grazie all’esposizione “Frammenti di Temporama Alchemico” di Francesco Filippelli. L’artista, laureato in chimica, affianca la professione di pittore a quella di docente di matematica e scienze.

Francesco Filippelli considera la pittura  il medium prediletto in cui canalizzare le ricerche scientifiche per dare “materia” alla sua voce interiore: “Temporama – spiega l’artista – nasce da un’analogia con il termine ‘panorama’, infatti, come affacciandosi a contemplare un panorama è possibile cogliere un’ampia porzione di spazio, considerando il tempo come una dimensione è possibile affacciarsi mentalmente su una linea che si estende dall’origine dell’Universo fino alla sua remota fine, e in cui noi, nel presente, occupiamo solo un punto infinitamente piccolo. In questa visione un periodo (‘frammento’ appunto di temporama) non è visto necessariamente nel suo svolgersi univoco ma può essere osservato come un tutt’uno, in cui ogni momento è parte di un unicuum percettivo”. 

La chimica si fa oggetto di riflessione artistica riguardo ai confini – spesso illusori – dello spazio e del tempo. I suoi ritratti cambiano come flussi dinamici in periodi frammezzati dalle leggi universali, intercalare sfaccettato di un istante, guardando oltre il visibile. La mostra di Filippelli, curata da Irene Prokulevych, rappresenta come afferma lo stesso artista: “un passo che, in pittura, non era mai stato compiuto prima d’ora: abbattere il muro dell’atemporalità”. 

La trasformazione spirituale dei dipinti è data da un processo alchemico, di metamorfosi del supporto statico che mette in moto un riverbero di pittura quale rifrazione caleidoscopica esistenziale dove la figura si compone e ricompone nei pigmenti. “Frammenti di Temporama Alchemico” riavvolge l’immobilità atemporale in una relazione antitetica del mutamento per cui i ritratti non riproducono un pleonastico soggetto  – sempre apprezzato – dell’arte figurativa, bensì un vettore mediante cui disfarsi dell’effimera rappresentazione della permanenza umana “bloccata” in un involucro bidimensionale. E dunque, una realtà intrappolata che si tramuta reagendo sotto agli occhi sorpresi del fruitore, la bellezza canonica si ribalta in una visione rivoluzionaria dell’arte. Filippelli si lascia guidare dall’alchimia – antesignana della chimica –   per l’alterazione simbolica delle sue opere inedite, ascrivibili a una tecnica di innovazione pittorica per cui i  materiali che costituiscono l’opera d’arte sono in continuo contatto con l’ambiente esterno e quindi con le condizioni termodinamiche. 

I suoi lavori, nell’incessante mutazione, evocano una potente carica di mistero e di magia, raggiungendo vette di suggestioni subliminali accompagnate da profonde rivelazioni ontologiche. Quello di Filippelli è un percorso esplorativo che richiama l’attenzione del pubblico sull’interazione arte-scienza, parti non divisibili ma imprescindibili in una dimensione esoterica intesa come spazio (luogo) e come tempo (durata), due modalità apparentemente dissimili  per comprendere e immaginare il mondo.

Francesco Filippelli